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Altro che calcio! Boom d’incassi nelle statistiche dei teatri italiani

By 3 Maggio 2018Febbraio 14th, 2020News
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Le statistiche dei teatri italiani parlano chiaro: è il teatro lo spettacolo più in crescita. (Con buona pace del calcio che, in ogni caso, va a gonfie vele come sempre). Gli incassi del settore teatrale sono cresciuti notevolmente negli ultimi due anni, lo dicono tutte le statistiche italiane.

A partire da queste:

  • L’annuario dello Spettacolo della SIAE (pubblicato nel 2017, attualmente il più recente);
  • La ricerca dell’Osservatorio Findomestic/Doxa sui consumi culturali nel 2017;
  • Lo studio “Musei del futuro” condotto da Fondazione Symbola e Unioncamere fra il 2016 e il 2017.

Attorno al 2011 gli italiani hanno iniziato a tagliare le spese destinate alla cultura. Teatro, cinema, musei: tutti questi settori sono rimasti in crisi per anni, registrando numeri sempre più bassi per incassi e numero d’ingressi.

Ma, stando alle ultime statistiche, i teatri italiani sono tornati in auge a partire dal 2015. La SIAE ci dice che questo trend si è consolidato nell’anno seguente, per poi rimanere stabilmente positivo. Conferma i dati l’Osservatorio Findomestic, che ci dà una sorpresa in più: i post millennials – o, se vogliamo, i giovanissimi – frequentano rassegne e musei più dei quarantenni. Un dato che fa ben sperare gli imprenditori della cultura, che da sempre cercano di estendere il loro bacino d’utenza alle fasce di pubblico più giovani.

Le indagini ci dicono che, soprattutto nel caso degli spettacoli teatrali, domanda e offerta sono cresciute di pari passo.

Per il secondo anno consecutivo – dichiara il presidente Filippo Sugar in apertura all’Annuario della SIAE – il settore dello spettacolo è in crescita, con performance migliori rispetto ad altri comparti dell’economia del Paese. Gli italiani hanno deciso di destinare una quota sempre più alta del loro reddito ai consumi culturali e i nostri organizzatori sono riusciti a predisporre un’offerta adeguata alle attese.

Vediamo, nello specifico, cosa ci dicono le statistiche dei teatri raccolte da SIAE e Findomestic.

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Ingressi, spettatori, teatro: statistiche della SIAE

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Nell’indagine della SIAE leggiamo che il calcio gode sempre di ottima salute: è, attualmente, il secondo spettacolo più seguito in Italia dopo il grande schermo (112 milioni di persone paganti nel 2016 contro le 114 del cinema). La crescita rispetto all’anno precedente, però, è pari allo 0: il settore sportivo rimane costante, senza migliorare né peggiorare.

La vera sorpresa del 2016 sta nel teatro. Statistiche aggiornate, infatti, ci dicono che il numero di ingressi è salito del 4,2%. Incassi record per le commedie musicali: rispetto al 2015 la spesa al botteghino è salita del 78%, trainata da grandi produzioni come Notre Dame de Paris. Ma anche gli altri generi hanno visto un notevole aumento di incassi: +11% per teatro di prosa e varietà, +6% per il balletto e +5% per la lirica.

Gli spettatori a teatro, quindi, sono decisamente in aumento. Le statistiche pubblicate da SIAE non confrontano soltanto i diversi tipi di intrattenimento, ma anche la distribuzione degli eventi culturali nelle città italiane. Ne emergono due parametri molto interessanti: la capacità dei Comuni di offrire un’adeguata proposta culturale, da un lato; la risposta del pubblico, dall’altro. Il Sole 24 Ore ha recentemente pubblicato un’infografica che racchiude, sempre partendo dai dati SIAE, i seguenti parametri.

  • La classifica degli incassi identifica la spesa media al botteghino per abitante. Le città in cui si spende di più per la cultura sono:

    1. Verona (182€);
    2. Rimini (152€);
    3. Milano (108€);
    4. Ravenna (102€);
    5. Firenze (85€).

 

  • La classifica degli ingressi espone il numero medio di presenze per ogni evento. Ecco le classifiche degli spettatori (relative a teatro, cinema ed eventi culturali) e, quindi, delle città in cui si assiste di più agli spettacoli:

    1. Verona (144);
    2. Crotone (113);
    3. Rimini (91);
    4. Bologna (90);
    5. Ravenna (89).

 

  • La classifica dell’offerta ordina le città in base al numero di spettacoli offerti ogni 1000 abitanti. È quella che ci regala il vero colpo di scena, scalzando Verona e Ravenna dalla top 5:

    1. Gorizia (145);
    2. Rimini (133);
    3. Trieste (132);
    4. Fermo (130);
    5. Ascoli (129).

La sorpresa dei millennials: il pubblico della cultura è sempre più giovane (ma non per il teatro)

Le statistiche degli spettatori rivelano che il target degli eventi culturali, almeno in alcuni settori, si è abbassato d’età. Partiamo dai dati raccolti dall’Osservatorio Findomestic su mostre e musei.

I meno virtuosi in assoluto sono i quarantenni: il 71% degli italiani tra i 40 e i 44 anni non ha visitato neppure una mostra nell’ultimo anno. Molto più assidui sono gli over 60 (più del 53% ha preso parte a mostre e vernissage); ma la sorpresa più grande, di sicuro, l’ha fatta la generazione dei post-millennials. Più del 66% dei 18-24enni, infatti, ha partecipato ad almeno una mostra nel corso dell’anno. Di questi, un buon 10% ha visitato più di 10 diverse collezioni.

Questi dati riguardano principalmente le mostre d’arte. Indagini come quella di Fondazione Symbola ci dicono che, nonostante il livello medio di digitalizzazione sia ancora basso, i manager dei musei hanno iniziato ad approcciarsi al web marketing e ai social media. Questi strumenti non sono ancora sfruttati al massimo delle loro potenzialità, ma sicuramente stanno riuscendo nell’intento di raggiungere e coinvolgere i più giovani.

Non è lo stesso per i teatri, purtroppo: qui, nonostante l’aumento di spettatori, l’età media è ancora piuttosto alta. E la causa probabilmente risiede anche in un uso meno consapevole del web marketing. Ecco le statistiche dei teatri italiani secondo l’Osservatorio Findomestic.

La fascia d’età compresa fra i 55 e i 65 anni detiene il record: il 44% ha partecipato ad almeno uno spettacolo teatrale, lo scorso anno, e un buon 5% degli ultrasessantenni ha assistito a più di dieci esibizioni. Un terzo degli over 60 ha preso parte a un concerto di musica classica o a uno spettacolo di Opera lirica (la media nazionale è considerevolmente più bassa: 20%). I giovani, d’altro canto, preferiscono i concerti pop e rock: dal 52% della fascia d’età fra i 25 e i 29 anni, si scende al 30% circa degli over 55.

A questo punto la domanda, per chi si occupa di teatro, sorge spontanea: abbassare il target si può? La risposta è, ovviamente, sì. Il teatro ha tutte le potenzialità per essere apprezzato dai più giovani. Ma per arrivare a loro bisogna spostarsi dove i giovani s’informano, si divertono e trascorrono il tempo libero. Cioè online.

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