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L’arte per potenziare il business

By News No Comments

Creare connessioni efficaci tra operatori culturali e imprese

Sappiamo già quanto sia importante il sostegno privato per gli enti culturali, ma oggi è sempre più chiaro come anche per le piccole e medie imprese, l’arte e la cultura possano rappresentare una soluzione efficace per comunicare con i propri clienti e prospect.

Creare connessioni efficaci tra operatori culturali e imprese è parte del nostro lavoro.

Occupandoci di fund raising per teatri e festival musicali da oltre 10 anni, abbiamo avuto la possibilità di entrare in contatto con molte aziende e questo ci ha dato lo spunto per trasformare le sponsorizzazioni in vere e proprie esperienze culturali.

Il nostro modus operandi, infatti, non si è mai limitato alla semplice ricerca di fondi privati per le istituzioni culturali ma punta a creare delle sinergie che leghino l’impresa all’ente in modo da stabilire un rapporto più duraturo e la creazione di un nuovo pubblico per entrambi.

 

L’arte per potenziare il business

Nel mondo contemporaneo, l’arte non è più confinata alle gallerie, ai musei o ai teatri ma ha trovato una nuova casa nelle imprese, diventando una potente alleata nel miglioramento delle performance aziendali e nella creazione di esperienze uniche e autentiche per clienti e dipendenti. L’organizzazione di eventi culturali per le aziende rappresenta una strategia innovativa per rafforzare il brand, stimolare la creatività e migliorare la reputazione aziendale.

Nell’era dell’Economia dell’Esperienza, infatti, i consumatori cercano autenticità e significato. L’arte permette alle aziende di esprimere la propria identità in modo unico e di creare esperienze memorabili che vadano oltre il semplice prodotto. Investire in eventi culturali significa offrire ai clienti e ai dipendenti esperienze che toccano la sfera emotiva, rafforzando il legame con il brand.

 

Vantaggi per le aziende

1. Innovazione e creatività: gli eventi culturali stimolano la creatività all’interno dell’azienda, portando a soluzioni innovative e miglioramenti nei processi produttivi.

2. Miglioramento dell’immagine e posizionamento del brand: sponsorizzare o organizzare eventi culturali migliora la percezione dell’azienda, rafforzando la sua reputazione come promotrice di cultura e arte.

3. Coinvolgimento degli stakeholder: eventi culturali coinvolgono dipendenti, clienti e partner, creando un senso di comunità e rafforzando le relazioni.

4. Responsabilità sociale d’impresa (CSR): investire in arte e cultura contribuisce alla CSR, dimostrando l’impegno dell’azienda verso il benessere sociale e culturale.

Co-progettare: un nuovo legame tra arte e impresa, oltre le sponsorizzazioni e il mecenatismo

Quando si parla del rapporto tra arte ed impresa, tradizionalmente si tende a considerare questo rapporto o in termini di benevolenza e mecenatismo, con comportamenti di tipo filantropico, o legato alla sponsorizzazione, in cui la cultura rappresenta un forte leva per il marketing e la promozione dell’impresa. Questa distinzione appare riduttiva poiché non esaurisce le molteplici motivazioni che possono spingere un’impresa a interagire con artisti o organizzazioni culturali e il ruolo che ciascun attore gioca all’interno della relazione stessa.

Una volta che la sinergia tra i soggetti coinvolti è stata stabilita, una volta che obiettivi e valori sono stati allineati, arte e impresa devono lavorare insieme al fine di co-creare risultati che riflettano questi valori ed obiettivi.

L’instaurarsi di relazioni durature, sia con l’attore culturale che con le comunità nelle quali sono inserite è particolarmente importante nel caso di piccole e medie imprese, per le quali un solido rapporto con il territorio è fondamentale in quanto strettamente correlato alla produzione.

In questo modo si evita anche il rischio di avere “programmi filantropici” non organizzati e senza obiettivi specifici da raggiungere. La tendenza, infatti, è spesso quella di investire un po’ qua e un po’ là senza una precisa logica e senza un piano coerente di gestione degli investimenti e questo sortisce l’effetto contrario nel pubblico, che non è in grado di cogliere quali possano essere i benefit per la comunità e guarda con diffidenza ad interventi di questo genere.

Strategie di implementazione

Per massimizzare i benefici degli eventi culturali, quindi, le aziende devono adottare una strategia ben definita:

Selezione degli eventi: scegliere eventi che rispecchino i valori aziendali e coinvolgano un pubblico diversificato.

Collaborazione con artisti e organizzazioni culturali: stabilire partnership con artisti e organizzazioni per co-creare eventi significativi.

Comunicazione effettiva: promuovere gli eventi attraverso una comunicazione mirata, coinvolgendo media, influencer e stakeholder.

Alcune idee che possiamo realizzare insieme?

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ArtBonus: Guida completa ai benefici fiscali per la cultura in Italia

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Cos’è l’Art Bonus?

L’Art Bonus è un’iniziativa governativa che favorisce gli investimenti privati nel patrimonio culturale, offrendo incentivi fiscali a coloro che decidono di contribuire al sostegno del patrimonio culturale, incluse le attività teatrali.

Se vuoi approfondire il tema leggi il nostro post blog qui

Quali enti possono beneficiare di Art Bonus?

  • Pubbliche amministrazioni, ovvero il Ministero della cultura – MiC (in tutte le articolazioni), le Regioni, i Comuni, le Province, le Città Metropolitane e le altre Amministrazioni dello Stato;
  • Fondazioni lirico sinfoniche, Teatri di tradizione, Istituzioni concertistico-orchestrali, Teatri nazionali, Teatri di rilevante interesse culturale, i Festival, le Imprese e i Centri di produzione teatrale e di danza ed i Circuiti di distribuzione, i complessi strumentali, le società concertistiche e corali, i circhi e gli spettacoli viaggianti.
  • Istituti e luoghi della cultura di appartenenza pubblica (art. 101 codice BB.CC. e del Paesaggio ovvero i Musei, le biblioteche, gli archivi, le aree e parchi archeologici e i complessi monumentali)
  • Soggetti Concessionari / Affidatari di beni culturali pubblici.

Se fai parte di una di queste realtà culturali e vuoi scoprire di più su Art Bonus possiamo ideare insieme la strategia migliore per coinvolgere aziende e privati!
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Art Bonus: chi può usufruire dei benefici fiscali?

Il credito d’imposta è accessibile a tutti i soggetti, indipendentemente dalla natura giuridica, che effettuano erogazioni liberali per la cultura e lo spettacolo tramite Art Bonus.

Il vantaggio fiscale dell’Art Bonus: cosa devi sapere

Il credito d’imposta spetta nella misura del 65% delle erogazioni liberali effettuate.

In base alla categoria del donatore (soggetto privato o di impresa), sono previsti limiti massimi differenti per la fruizione del credito d’imposta.

Nello specifico:

• per le persone fisiche ed enti che non svolgono attività commerciale (dipendenti, pensionati, professionisti), il credito d’imposta è riconosciuto nel limite del 15% del reddito imponibile;

• per i soggetti titolari di reddito d’impresa (società e ditte individuali) ed enti non commerciali che esercitano anche attività commerciale il credito d’imposta è invece riconosciuto nel limite del 5 per mille dei ricavi annui.

Il credito d’imposta maturato deve essere ripartito in tre quote annuali di pari importo.

Le modalità di fruizione sono differenti a seconda della categoria del donatore.
Facciamo due esempi.

Per le aziende

Un’azienda che nel 2023 ha presentato ricavi di impresa (non reddito) pari a 20 milioni di Euro potrà detrarre un massimo di credito di imposta di 100.000 euro (il 5 per mille dei suoi ricavi) e potrà sostenere erogazioni liberali agevolabili fino a una spesa di 153.846 euro (100.000/65%).
Il bonus fiscale di 100.000 euro sarà da scontare in tre rate annue, da utilizzare in compensazione a partire dal 1° giorno del periodo di imposta successivo a quello di effettuazione delle erogazioni liberali.

Per le persone fisiche

Il credito d’imposta massimo maturato da una persona fisica che nel 2023 ha presentato un reddito imponibile pari a 100.000 euro, è pari a 100.000*15%=15.000 euro e quindi le erogazioni liberali agevolabili sarebbero al massimo pari a 15.000/65%=23.077 euro.
Anche in questo caso il bonus fiscale, pari ad Euro 15.000, sarà da scontare in tre rate annue di pari importo direttamente dall’Irpef a partire dalla dichiarazione dell’anno di riferimento di effettuazione delle erogazioni liberali.

Come presentare il credito di imposta?

Tutti i soggetti beneficiari delle erogazioni liberali, sono tenuti a creare la propria pagina dedicata al progetto che intendono sostenere con Art Bonus sul portale artbonus.gov.it.
Questo, insieme al sito istituzionale dell’ente, andrà aggiornato mensilmente con le erogazioni ricevute e il loro utilizzo.

Quando l’ente avrà aggiornato il portale con le erogazioni ricevute, il mecenate potrà inserirle a sua volta e scaricare un’autodichiarazione con tutti i dati della liberalità.

Per beneficiare del credito d’imposta è sufficiente per il mecenate conservare copia del documento che certifica l’erogazione in denaro con la causale di versamento che identifica oggetto/ente beneficiario.

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Guida all’Art Bonus in Italia: incentivi per il patrimonio culturale e coinvolgimento del settore privato

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Art Bonus in Italia: incentivi per il patrimonio culturale

Negli ultimi anni, l’Italia ha introdotto diverse iniziative per promuovere la conservazione e la valorizzazione del suo ricco patrimonio culturale. Tra queste, spicca l’Art Bonus, un’iniziativa governativa volta a incentivare la partecipazione privata nel finanziamento di progetti culturali, e che ha prodotto un impatto significativo sul marketing teatrale e sulla vendita di spettacoli teatrali. Ma cos’è esattamente l’Art Bonus e come funziona?

Cos’è l’Art Bonus?

L’Art Bonus è un’iniziativa istituita nel 2014 con l’obiettivo di incentivare le donazioni private a sostegno della cultura. Consente ai cittadini e alle imprese di destinare una parte delle loro tasse a progetti culturali, ottenendo in cambio vantaggi fiscali significativi.

Come funziona?

Le donazioni effettuate tramite l’Art Bonus sono detraibili o deducibili dall’imposta sul reddito delle persone fisiche o dall’imposta sul reddito delle società. Le donazioni possono essere fatte a sostegno di una vasta gamma di progetti culturali, tra cui il restauro e la conservazione di beni culturali, la promozione di attività culturali e artistiche, e molto altro ancora.

Quali interventi puoi sostenere?

Se l’oggetto della donazione è un Bene Culturale pubblico, l’Art Bonus si applica soltanto alle donazioni in denaro destinate a interventi di restauro, protezione e manutenzione. Nel caso in cui la donazione sia destinata ai soggetti concessionari o affidatari di beni culturali pubblici, l’Art Bonus si applica solo se la donazione è indirizzata a interventi di manutenzione, protezione e restauro di un bene pubblico.

Se la donazione è destinata a Istituti e Luoghi della cultura di appartenenza pubblica come musei, biblioteche, archivi, parchi e aree archeologiche, complessi monumentali, alle fondazioni lirico-sinfoniche e ai Teatri di tradizione, nonché alle Istituzioni concertistico-orchestrali, ai Teatri nazionali, ai Teatri di rilevante interesse culturale, ai Festival, alle imprese e ai centri di produzione teatrale e di danza, così come ai circuiti di distribuzione, ai complessi strumentali, alle società concertistiche e corali, ai circhi e agli spettacoli viaggianti, l’Art Bonus si applica solo alle erogazioni liberali destinate a interventi di sostegno.

Se la donazione è destinata a Enti o Istituzioni pubbliche che operano senza fini di lucro e si dedicano esclusivamente all’ambito dello spettacolo (come, ad esempio, Teatri Comunali), l’Art Bonus si applica solo nel caso in cui la donazione sia finalizzata alla realizzazione di nuove strutture, al restauro o al potenziamento di quelle già esistenti.

Vantaggi fiscali per le donazioni culturali

Una delle principali attrattive dell’Art Bonus sono i vantaggi fiscali offerti alle donazioni. Le persone fisiche possono beneficiare di una detrazione fiscale fino al 65% dell’importo donato, fino a un massimo di 30.000 euro annui. Le imprese, d’altra parte, possono dedurre le donazioni fino al 65% del proprio reddito imponibile o dell’Irap, con un limite massimo del 10% del reddito imponibile. Questo sistema di incentivi fiscali rende le donazioni con Art Bonus estremamente convenienti e attraenti per coloro che desiderano sostenere l’arte e la cultura.

Benefici per la cultura e la società

L’Art Bonus ha avuto un impatto significativo sulla cultura italiana, consentendo il finanziamento di progetti culturali altrimenti difficilmente realizzabili. Grazie a questa iniziativa, molti siti storici, musei, teatri e altre istituzioni culturali hanno potuto essere restaurati, ampliati e resi accessibili a un pubblico più ampio. Inoltre, l’Art Bonus ha contribuito a promuovere il coinvolgimento del settore privato nel sostegno alla cultura, creando un legame più stretto tra imprese, cittadini e patrimonio culturale.

A cosa si ispira la formula di Art Bonus?

Art Bonus prende spunto dal mecenatismo. Il mecenatismo ha radici antiche, risalenti all’antica Roma e Grecia, ma il suo apice è stato nel Rinascimento. Qui, mecenati come i Medici a Firenze o i Borgia a Roma, hanno sostenuto artisti come Michelangelo, Leonardo da Vinci e Raffaello, consentendo loro di creare opere iconiche. Nel Rinascimento il mecenatismo non era solo un atto di generosità, ma un modo per dimostrare potere e prestigio.

Il modello di mecenatismo al quale si fa riferimento con Art Bonus è di spunto anglosassone. 
Il mecenatismo anglosassone nel Novecento ha visto un’evoluzione significativa, passando da un modello tradizionale di mecenatismo aristocratico a un sostegno più diffuso proveniente da individui, fondazioni e aziende. Nel corso del secolo, il mecenatismo è diventato sempre più importante per finanziare le arti, la cultura e la ricerca in paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito.

Nonostante le radici profonde in cui affonda il mecenatismo in Italia, però, nel Novecento questa forma di sostegno alla cultura si è andata mano a mano perdendo, sostituita dalle forme di finanziamento pubblico.

Promuovere il coinvolgimento dei privati e delle aziende nella cultura

L’introduzione dell’Art Bonus ha permesso di tornare a coinvolgere i sostenitori privati secondo il modello anglosassone, pur mantenendo centrale il supporto da parte delle istituzioni.
Le imprese possono ora beneficiare di vantaggi fiscali significativi per le donazioni a progetti culturali, incentivando così un maggiore coinvolgimento nel finanziamento e nella promozione della cultura. Questo ha creato un legame più stretto tra imprese, cittadini e patrimonio culturale italiano, garantendo nel contempo la conservazione e la valorizzazione del ricco patrimonio culturale del paese.

Perché donare con Art Bonus

Le donazioni con Art Bonus non solo favoriscono direttamente le istituzioni culturali e artistiche, ma hanno anche un impatto positivo sulla comunità e sulla società nel suo complesso. Sostenere la cultura significa promuovere la creatività, la diversità culturale e l’inclusione sociale. Inoltre, il sostegno finanziario alle attività culturali può contribuire alla creazione di posti di lavoro nel settore artistico e culturale, stimolare il turismo culturale e migliorare la qualità della vita nelle comunità locali.

Perché scegliere Art Bonus

In conclusione, l’Art Bonus rappresenta un importante strumento per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale italiano. Attraverso l’incoraggiamento delle donazioni private e il sostegno del settore privato, questa iniziativa ha contribuito a sostenere numerosi progetti culturali, garantendo nel contempo vantaggi fiscali significativi ai donatori. Continuare a promuovere e potenziare l’Art Bonus è essenziale per preservare la ricchezza culturale del nostro paese e promuovere lo sviluppo sostenibile del settore culturale.

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futuro-digitale- settore-artistico-culturale

Il futuro digitale del settore artistico-culturale

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Liberamente tratto da https://www.ftstrategies.com/en-gb/insights/the-digital-future-of-the-arts-and-culture-sector/

Adattarsi ai cambiamenti

L’industria artistica e culturale sta attraversando ora più che mai profondi cambiamenti. Il periodo pandemico ha solo accelerato i tempi, obbligando molte realtà a misurarsi con il Web ed a passare da esperienze fisiche a digitali.

Ecco 5 case history interessanti di realtà che hanno modificato il loro modo di lavorare, ben oltre le restrizioni legate alla pandemia.

1) Come la Opera North ha creato nuovi introiti grazie a un coro virtuale

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L’Opera North é una compagnia d’opera nazionale con sede a Leeds nel Regno Unito. Ben radicata nel Nord England, ha un profondo respiro internazionale, con lo scopo di diffondere l’opera e la musica per intrattenere, coinvolgere, sfidare e ispirare. Come per molte altre organizzazioni, la pandemia ha comportato una serie di sfide: mantenere il contatto col pubblico, continuare a fare musica, restare a galla economicamente.

L’idea di un coro virtuale è venuta dal lavoro SING ON, una serie di laboratori di canto originariamente organizzati in presenza per gli ultra cinquantaenni della zona di Leeds. Con l’arrivo del lockdown, il gruppo ha deciso di sperimentare delle sessioni virtuali, offrendo questa opportunità anche a un pubblico più ampio.

Il coro virtuale, noto come “Dal divano al coro” è diventato uno spazio in cui tutti possono imparare a cantare le arie dei cori d’opera via Zoom. L’Opera North ha voluto rendere il coro accessibile a tutti, così, invece di imporre un costo alle sessioni, ha preferito sperimentare il modello del “paghi ciò che senti”. Nel tempo, l’Opera North ha attuato un approccio data-driven per ottimizzare la scelta, compreso l’uso di A/B testing per diversi messaggi sul sito e definendo il momento più adatto per inviare mail per migliorare i tassi di apertura e click.

Il programma dell’Opera North ha avuto un enorme successo, con 5.000 prenotazioni da tutto il mondo, il 48% dei quali da nuovi contatti.

2) Come la Galleria dell’Ermitage ha aumentato il coinvolgimento grazie al suo gemello digitale nel Metaverso

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Il Museo Statale Ermitage a San Pietroburgo è il museo d’arte più grande al mondo per spazi espositivi. Fondato nel 1764, può sembrare sorprendente che sia un competitor per esperimenti pionieristici nel metaverso e con gli NFTs. Ma Dmitry Ozerkov, a capo del dipartimento di arte contemporanea, crede che tutti i musei a breve creeranno delle loro copie digitali nel metaverso.

Nella primavera del 2021 il mondo dell’arte tradizionale è stato sconvolto quando Christie’s ha battuto all’asta l’opera di Beeple “Everydays: The First 5000 Days” per la cifra record di 69 milioni di dollari. L’Ermitage ha colto al balzo l’opportunità di sfruttare il crescente interesse nelle tecnologie web3 e a settembre dello stesso anno ha lanciato il suo primo esperimento NFT: cinque riproduzioni digitali dei principali capolavori sono state rilasciate come NFTs. La vendita ha prodotto circa 450.000 dollari.

Nel novembre 2021 l’Ermitage ha aperto le sue porte virtuali alla prima mostra digitale: “The ethereal aether”. È stato allestito un museo gemello sulla base del concetto di metaverso.

All’interno di questo spazio virtuale sono stati esposti 38 NFTs con cui i visitatori potevano anche interagire. In un’intervista Ozerkov ha spiegato che: “in un museo reale non puoi toccare niente, viceversa in questo spazio virtuale si può fare di tutto, giocare con le opere d’arte, renderle interattive, aggiungere dati”.

Questa mostra è stata il primo passo per la creazione del “Celestial Hermitage”. Secondo la galleria, questo è il nuovo museo nella noosfera virtuale, che in futuro sarà trasformato nel ramo digitale dell’attuale museo.

Mentre il metaverso e gli NFT potrebbero non essere il giusto approccio per qualsiasi tipo di organizzazione, il settore culturale è spesso pioniere per emergere nelle future tecnologie. L’Ermitage fornisce in questo senso un grande esempio del tipo di riconoscimento che è possibile ottenere quando si adotta un approccio aperto e sperimentale.

3) Il Black Country Living Museum ha raggiunto un nuovo pubblico diventando il museo più seguito su Tik Tok

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Il Black Country Living Museum di Birmingham (UK) è un museo all’aria aperta esteso per più di 10 ettari che ricostruisce uno dei primi paesaggi industriali inglesi. Come molte istituzioni culturali, è stato fortemente colpito dal lockdown, passando da 350.000 a 90.000 visitatori con una perdita di 5,5 milioni di sterline. La maggior parte dei 270 dipendenti è stata messa in aspettativa e i soli volontari avevano difficoltà a portare avanti il lavoro. Ciò significa che molti degli attori che di solito interpretavano personaggi storici erano stati lasciati senza ruolo.

La manager del BCLM Abbey Bird ha visto il potenziale di tradurre molte di queste capacità in dominio online, perciò il BCLM è diventato il primo museo inglese a unirsi a Tik Tok.

Per adattarsi alla piattaforma, è stato testato anche del contenuto più divertente, come ad esempio il video di un farmacista vittoriano che balla allegramente una canzone di Lana del Rey lungo una strada di ciottoli.

Il canale Tik Tok del museo ha raggiunto 30 milioni di persone in tutto il mondo e attualmente ha 1.3 milioni di followers. La maggior parte dei follower è under 30 e molti di loro non avevano mai interagito con un museo sui social media. E ora che le porte del museo sono di nuovo aperte, c’è stato un aumento dei giovani visitatori. Questo prova quanto sia importante per tutte le organizzazioni sperimentare nuovi canali di comunicazione.

4) Come i portali digitali come Digital Theatre e NT stanno consolidando il ruolo degli abbonamenti digitali nel mondo del teatro

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Non c’è nulla di particolarmente innovativo nell’offrire performance via streaming (il New York Met Opera ad esempio ha lanciato il suo servizio on demand già nel 2012), ma la pandemia ha fatto crescere il pubblico di questo tipo di contenuti e vediamo così un aumento degli abbonamenti digitali.

Durante il lockdown del 2020, il National Theatre ha offerto streaming gratuiti visualizzabili su Youtube ed entro l’anno ciò si è trasformato in una nuova piattaforma streaming: il National Theatre a casa. Sono disponibili contenuti in diretta o d’archivio, con la possibilità di avere abbonamenti mensili o annuali. Esistono anche pacchetti speciali come la National Theatre Digital+ Membership che include l’abbonamento base con eventi esclusivi, notizie e prenotazioni prioritarie.

Servizi come il Digital Theatre Plus è invece specificamente pensato per istituzioni educative e offre una collezione di più di mille film, musical, musica classica, opera, ecc. Sono inoltre disponibili risorse per insegnanti e studenti come riassunti delle trame, biografie dei personaggi, analisi linguistica, contesto storico.

5) Come il noto locale londinese Koko ha reinventato il suo modello di business con un nuova tipologia di membership

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Il disastro ha colpito il locale musicale Koko pochi mesi prima della pandemia, con un incendio che ha danneggiato il tetto nel gennaio 2020. In quel momento era già ben avviato un lavoro di trasformazione del locale londinese in una meta musicale e di ospitalità di primo livello.

Nonostante la battuta d’arresto, il Koko ha riaperto i battenti nello scorso aprile: la profonda ristrutturazione ha portato 16 nuovi spazi, inclusi una terrazza panoramica e ristorante, uno studio di registrazione, una libreria, cucina a vista. Oltre a ciò, il locale sta guardando oltre le possibilità fisiche, integrando funzionalità live streaming altamente specializzate.

Stanno emergendo anche nuovi dettagli sull’innovativa offerta di membership che cercherà di creare una community creativa sia nel mondo fisico che in quello digitale. Questo evidenzia il grande potenziale del modello di business della membership sia in presenza che online. Il Koko ci offre un grande esempio di un’organizzazione che ha intuito il potenziale di questa realtà ibrida prima ancora delle restrizioni dovute alla Covid-19, riuscendo a costruire una relazione più profonda col proprio pubblico sia attraverso il mondo fisico che digitale.

Vuoi scoprire come portare la tua realtà nel digital 3.0 o creare una web tv?

Scrivi a info@culturaedigitale per una consulenza gratuita.

Articolo liberamente tratto da https://www.ftstrategies.com/en-gb/insights/the-digital-future-of-the-arts-and-culture-sector/

Podcast per la cultura

By News No Comments

International podcast day: perché ha senso festeggiarlo?

Il 30 settembre è l’International podcast day.
Sì d’accordo, ormai c’è una giornata per tutto. Ma perché oggi ha senso parlare di podcast in Italia?

Nel nostro Paese gli ascoltatori abituali di podcast sono in continua crescita: nel 2021 ha raggiunto il 28% degli “Internet users”.

Di certo non si tratta di un fenomeno nuovo per il resto del mondo: basti pensare che la parola “podcasting” fu eletta parola dell’anno dal dizionario statunitense New Oxford già nel 2005.
È però negli ultimi anni che è esplosa la “podcast-mania”, con un forte incremento nel periodo del primo lockdown, che non si è più arrestato, a testimonianza del fatto che l’ascolto di podcast si è presto trasformato in un’abitudine consolidata per gli italiani.

Chi sono gli ascoltatori di podcast?

Il 68% degli ascoltatori di podcast rientra nella fascia d’età tra i 18 e i 34 anni.

Si tratta, però, di un fenomeno che sembra destinato a crescere. Giusto per fornire un altro dato, oltre il 55% degli over 55 ascolta podcast abitualmente.
Inoltre il 39% degli italiani dice di non conoscere ancora questo tipo di servizio ma potrebbe esserne interessato.*

*dati della ricerca United States of Podcast di Nielsen e Audible presentata a Milano a novembre 2020, riportata da Askanews

Perché si ascoltano i podcast?

La prima motivazione che spinge un utente ad ascoltare podcast è la voglia di informarsi e approfondire un tema quando e dove vuole.

Ma non solo: l’ascolto di podcast può rappresentare anche un momento di relax o di crescita personale con la scoperta di nuovi contenuti.

Basta dare un’occhiata ai maggiori siti di podcast per averne una conferma: tra i più ascoltati troviamo programmi di mindfulness, approfondimenti su fatti storici o attualità e intrattenimento.
Quest’ultimo è l’aspetto più interessante per noi di Cultura e digitale.

Come si può fare intrattenimento culturale con i podcast?

Al momento in Italia si stanno percorrendo due strade:

  1. progetti collaterali di artisti o programmi con un forte successo in altre piattaforme (Tv, radio, social network, etc.) che propongono contenuti extra rispetto a quelli che si possono trovare nei loro canali “ufficiali”. In questo caso il podcast non vive di vita propria ma diventa un contenuto aggiuntivo, una “bonus track” del progetto principale;
  2. creazione di contenuti originali in un format forse più simile a quello dell’audiolibro che di un vero e proprio podcast.

Perché sfruttare la “podcast-mania” per la promozione di un teatro o di un altro soggetto culturale?

Chi lavora nella cultura conosce bene la scarsità di mezzi (tecnici ed economici) che si hanno a disposizione per proporre delle soluzioni promozionali al posso coi tempi.
La maggior parte delle energie, infatti, deve essere spesa per la produzione dell’esperienza artistica e chi, come noi, si occupa di marketing e promozione, deve ingegnarsi per comunicare in modo efficace con pochi mezzi.

I podcast possono essere una buona soluzione per diversi motivi:

  • il costo di realizzazione è molto contenuto. Non servono set, luci, costumi o trucchi. Basta un microfono o addirittura un telefono, a seconda del taglio editoriale che si vuole dare al racconto;
  • la durata media di ogni sessione è di 25 minuti. I contenuti, quindi, devono essere brevi e questo permette a chi si occupa dell’editing di distribuire gli argomenti su più “puntate”, in modo da avere un periodo di promozione più lungo, senza dover continuamente crearne di nuovi;
  • i contenuti sono spesso già a disposizione del teatro: basti pensare alle audiointroduzioni degli spettacoli realizzate per i non vedenti che possono essere riadattate;
  • il podcast ci permette di fare sia degli approfondimenti sull’evento culturale che vogliamo promuovere (in questo caso seguiremo la linea del progetto collaterale) che di creare nuovi contenuti ad hoc. In questo senso alcuni teatri in Italia si stanno già muovendo ideando dei veri e propri spettacoli senza scena. Format che si avvicinano più agli audiolibri, come dicevamo già, ma d’altronde sono le stesse piattaforme di podcasting a non delineare una netta distinzione tra le due cose, permettendoci di integrarle.

A cosa stare attenti quando si fanno podcast per la cultura?

Come abbiamo visto, per quanto si tratti di un mercato in continua espansione sia in termini di numeri che di ampliamento del target, al momento i consumatori di podcast hanno tra i 18 e i 34 anni.

Quando ci approcciamo a qualsiasi piattaforma dobbiamo sempre chiederci se troveremo lì il nostro target e, se la risposta è no, la domanda successiva dovrà essere “sono in grado di parlare il linguaggio di quella piattaforma per intercettare nuovo pubblico?”.

Perché per fare podcast non basta avere un argomento e parlarne ma bisogna farlo rispettando le regole editoriali di quel format, soprattutto se si vuole coinvolgere utenti che non fanno parte del nostro target ma che rispettano in pieno quello della piattaforma in cui andiamo a creare contenuti.

Sarebbe come usare TikTok senza seguire i trend e usarli secondo il proprio stile comunicativo.
Insomma, anche quando pensiamo di fare un podcast, prima di avviare il registratore dobbiamo chiederci: sembrerò un boomer?
Se la risposta è no allora premi play!

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Organizzare eventi a pagamento e dirette streaming su Facebook

Organizzare eventi a pagamento e dirette streaming su Facebook

By News No Comments

Eventi a pagamento su Facebook: come funzionano?

La pandemia non ha trasformato solo il mondo offline ma anche quello online.
Nascono nuovi social (primo fra tutti Club House) e ne crescono altri che sembravano relegati a una nicchia di utenti (pensiamo a Pinterest o Twitch).
I grandi colossi si adeguano ai tempi, passando da luogo di promozione degli eventi a vero e proprio palcoscenico.
Facebook, per esempio, da qualche mese permette di realizzare dirette streaming a pagamento (Paid Online Events).

In Italia, tranne nella breve parentesi estiva, lo spettacolo dal vivo è fermo da oltre un anno. Abbiamo già visto in questo post come il mondo della cultura sia stato capace di guardare alla pandemia come a un’opportunità per aprirsi al digital. 

Per generare entrate con gli stream, però, finora l’unica strada era quella delle webTv: crearne una propria e promuoverla attraverso i canali classici, sia online che offline.

Eventi a pagamento su youTube

Anche YouTube permette di creare contenuti a pagamento, direte voi. E avete ragione… ma YouTube ha delle regole molto rigide.
Innanzitutto non tutti i canali YouTube possono realizzare contenuti a pagamento.
Quali canali sono abilitati? Quelli che rientrano nel programma partner per la monetizzazione.
Come si diventa partner di YouTube? Con oltre 4000 ore di visualizzazione pubbliche valide negli ultimi 12 mesi e almeno 1000 iscritti al canale.

Proprio perché, come dicevamo, molti luoghi della cultura hanno scoperto il digital nel periodo pandemico, non è detto che i loro canali superino questi numeri e che, quindi, siano in grado di monetizzare il proprio video su YouTube.

Facciamo un’ulteriore precisazione sul termine monetizzare: YouTube lo usa sia nel caso in cui il video contenga contenuti pubblicitari che, quindi, generano un’entrata al canale, sia nel caso di noleggio o vendita di un video.
Tecnicamente, infatti, un’altra differenza con la stessa funzione di Facebook è che YouTube permette il noleggio o la vendita del contenuto: non si parla quindi di pagamento del biglietto assistere a uno spettacolo.
È una differenza che potrebbe sembrare solo sostanziale o tecnica (on demand vs streaming) ma importante da sottolineare nel mondo della cultura.

Quali sono, quindi, i vantaggi che offre Facebook nell’organizzazione di eventi a pagamento?

Facebook organizzazione eventi a pagamento
  1. tutte le pagine possono pubblicare video a pagamento: basta solamente rispettare i termini per la monetizzazione di cui parleremo più approfonditamente;
  2. è tutto in una sola piattaforma: puoi creare, promuovere, vendere biglietti e organizzare il tuo evento in un unico posto;
  3. fino al 30/06/2021 i creator trattengono il 100% dei ricavi e gli organizzatori non pagano nessuna commissione (meno le imposte applicabili), a eccezione dei gaming creator.

Dobbiamo, però, prestare attenzione a due cose:

  1. le modalità di versamento sul conto da parte di Facebook: riceverai i pagamenti una volta al mese dopo aver superato il saldo minimo di 100 dollari. Se alla fine del mese è inferiore a 100 dollari, il saldo accumulato sarà conservato per il mese successivo finché non raggiungerà la soglia minima per il pagamento;
  2. l’inserimento di contenuti protetti da SIAE senza averne i diritti può portare alla rimozione del contenuto e al rimborso automatico degli utenti.
    L’accordo siglato da SIAE con YouTube e Facebook, infatti, permette lo streaming di eventi e l’utilizzo di contenuti musicali sulle proprie pagine solo nel caso in cui questi siano gratuiti e senza introiti a titolo di contributo, sovvenzione, sponsorizzazione o pubblicità.

Come si organizzano eventi a pagamento su Facebook?

Promozione eventi Facebook

Accedi a questo link, seleziona la pagina che vuoi usare, accetta le condizioni d’uso e, se non l’hai già fatto, configura un account per i pagamenti.
Una volta completati i passaggi la Pagina potrebbe essere sottoposta a una procedura di revisione per assicurarsi che soddisfi le normative sulla monetizzazione per i partner. Se la Pagina non soddisfa le normative riceverai una notifica tramite e-mail.

Facebook permette comunque di creare eventi a pagamento senza aver completato la configurazione dell’account, che può essere finalizzata successivamente, entro 6 mesi dall’inizio della configurazione. Superato il limite di tempo massimo perderai i tuoi guadagni.

Ora sei pronto a organizzare eventi a pagamento su Facebook… procediamo!

Eventi a pagamento su Facebook

L’interfaccia di creazione è molto simile a quella di un classico evento:

  • inserisci il titolo, la data, il luogo, la descrizione e la categoria;
  • scegli il modo in cui le persone possono partecipare al tuo evento. Puoi programmarlo con Facebook Live (in questo modo il video resterà disponibile anche dopo la fine della diretta per gli utenti che hanno acquistato il biglietto) o aggiungere un link a una piattaforma esterna (in questo caso il video non sarà più disponibile dopo la fine della diretta);
  • scegli un prezzo: ti troverai di fronte a un menù a discesa. Non puoi indicare tu il prezzo ma sceglierne uno tra quelli elencati (non è possibile creare più fasce di prezzo). Non potrai modificarlo dopo la pubblicazione;
  • in questa fase, se vuoi, puoi impostare un limite di capacità dell’evento: può essere una buona soluzione in caso di eventi interattivi in cui un bacino d’utenza illimitato può essere difficile da gestire;
  • scegli un’immagine di copertina dell’evento e finalizza le impostazioni (aggiungi co-organizzatori, mostra la lista degli invitati, scegli chi può pubblicare contenuti all’interno dell’evento e, se lo ritieni opportuno, abilita la possibilità di ricevere domande su Messanger);
  • salva e procedi alla pubblicazione.

Due cose da sapere prima di promuovere il tuo evento a pagamento su Facebook

  • Puoi trasmettere eventi in diretta o pre-registrati: in quest’ultimo caso Facebook raccomanda di segnalarlo nella descrizione;
  • in caso di modifica di data, ora o descrizione dell’evento dopo la sua pubblicazione, i partecipanti iscritti potranno richiedere un rimborso.

Adesso puoi iniziare con la promozione del tuo evento a pagamento su Facebook!
Oltre alle classiche forme di promozione sia organiche che a pagamento, hai la possibilità di creare contenuti rivolti solo a chi ha già acquistato il biglietto, accrescendo quindi il suo interesse e dandogli ulteriori motivi per condividere l’evento con la sua cerchia di amici.

Ricorda che puoi fare delle prove di diretta per verificare la tua connessione e preparare al meglio il tuo evento, cliccando su Publish as a test broadcast anziché su Go Live nelle impostazioni di Facebook Live Producer.

Gli eventi a pagamento su Facebook sono adatti a tutti i contenuti?

Ti consigliamo questa nuova funzionalità di Facebook per monetizzare webinar, interviste, corsi o eventi teatrali che prevedano pochi contributi musicali al loro interno.
E allora la Cavalleria rusticana al Teatro San Carlo di Napoli? Quello è stato il primo grande esempio di Paid Online Events in Italia ma è stato realizzato con la partnership di Facebook.

Se il rischio che il video venga bloccato a causa della presenza di contenuti tutelati, nel caso di eventi gratuiti ci espone solo a un disservizio nei confronti degli utenti, in questo caso comporta anche una perdita economica.
Vi raccomandiamo, comunque, di contattare sempre i mandatari SIAE della vostra zona per avere maggiori informazioni sull’eventuale necessità di una Licenza.

“Stanze italiane”, un museo virtuale per l’Italia nel mondo

By News No Comments

“Stanze italiane” è l’ultimo progetto a cui abbiamo collaborato: un nuovo museo virtuale per l’Istituto Italiano di Cultura di New York, con contenuti multimediali pensati per veicolare la cultura italiana nel mondo. Ecco come è stato creato

Un nuovo museo digitale ispirato all'Umanesimo italiano

Un nuovo museo digitale ha aperto i battenti: sono nate le “Stanze Italiane”!

Negli ultimi mesi abbiamo collaborato a un per l’Istituto Italiano di Cultura di New York. L’idea – dell’italianista Fabio Finotti, il nuovo direttore della sede statunitense – era quella di creare uno spazio virtuale, digitale, ma ispirato alla cultura tipicamente italiana e umanista delle “stanze”.

In che senso “stanze”?

La parola “stanza” deriva dal latino stans stantis, “stare”, “star fermo”. Ma le stanze sono anche le strofe di una poesia. E da una strofa all’altra noi ci muoviamo, per comprenderne appieno il senso, così come nelle nostre case (specialmente in lockdown) ci spostiamo da una stanza a quella attigua. La stessa cosa accade nei musei, digitali o fisici che siano.

“Stanze italiane” è dunque un museo virtuale vero e proprio, costituito da diverse stanze tematiche.

Internet è un paesaggio che non dobbiamo utilizzare come un semplice magazzino o un deposito nel quale scaricare alla rinfusa dei contenuti. È, invece, uno spazio che va disegnato con il gusto e lo stile italiano, costruendo edifici virtuali che abbiano la stessa eleganza e fruibilità di quelli reali. […] In questo spazio – articolato e accogliente come una casa – gli amanti della cultura italiana potranno trovare ciò che cercano: memoria e innovazione, dialoghi e approfondimenti che intrecciano passato e futuro. – Fabio Finotti

L'Istituto Italiano di Cultura di New York

Gli 82 Istituti Italiani di Cultura (IIC) nel mondo sono organi del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI). Il loro scopo è promuovere all’estero l’immagine dell’Italia e la sua cultura umanistica e scientifica: per far questo collaborano con le principali istituzioni culturali del paese in cui operano. Fra le loro attività, l’organizzazione di corsi di lingua e cultura italiana, la gestione di archivi e biblioteche e la promozione del dialogo fra gli operatori culturali italiani e stranieri. 

L’Istituto Italiano di Cultura di New York è stato istituito nel 1961 e ha sede al 686 di Park Avenue, in una palazzina neo-georgiana del 1919 progettata dagli architetti W.A. Delano & C.H. Aldrich e collegata al Consolato Italiano da una terrazza. La biblioteca  dell’Istituto, dedicata a Lorenzo Da Ponte, è attualmente costituita da più di trentamila volumi.

L’esigenza di costruire un vero e proprio museo digitale nasce dalla volontà di portare la cultura italiana negli Stati Uniti e nel mondo e, contemporaneamente, di portare gli Stati Uniti e il mondo in Italia, “riunendo” virtualmente nella stessa stanza (per l’appunto!) chi ha radici italiane e chi ha, semplicemente, una grande passione per la nostra cultura. «Le Stanze italiane – ha dichiarato Fabio Finotti – permetteranno di sperimentare la ricchezza e la bellezza della nostra ospitalità».

Come funzionano i musei virtuali (e come è stato realizzato questo)

Il museo virtuale dell’Istituto Italiano di Cultura di New York sarà composto da dieci stanze tematiche (ma la natura stessa del progetto apre ad ampliamenti futuri).

E cosa conterranno queste “stanze”?

Contenuti multimediali come animazioni, video, interviste, immagini realizzati appositamente, alcuni in anteprima mondiale; tutto raccontato visivamente con uno storytelling digitale che permette la navigazione di immagini ad alta risoluzione, trasformate in mappe dei contenuti testuali e audiovisivi di ciascuna stanza.

Graficamente, l’iconografia del sito è costruita attraverso alcune immagini simbolo dell’Italia e del suo rapporto con la Grande Mela, rese disponibili da musei, fondazioni, istituzioni e collezioni private. Fra queste la Galleria nazionale delle Marche, Casa Leopardi, la Fondazione Renzo Piano, il MART di Trento e Rovereto. Come in ogni museo digitale che si rispetti non può mancare la musica: nelle Stanza Italiane il commento sonoro è affidato a brani appartenenti a ogni genere e a ogni epoca musicale, legati ai diversi temi delle Stanze e accomunati da un legame con l’Italia.

Tutte le stanze del sono state create con una piattaforma multidisciplinare specializzata nel racconto interattivo, scelta già da alcuni grandi musei virtuali come quelli creati dal Van Gogh Museum e dal Rijksmuseum di Amsterdam e dal Museum of Natural History di Stoccolma. Il sistema operativo permette di connettersi con il pubblico in modo coinvolgente attraverso:

  • Immagini zoomabili ad alta risoluzione (fino a 150.000 pixel di larghezza e altezza utilizzando la minore banda possibile, con un conseguente caricamento delle immagini molto rapido e con prestazioni elevate).
  • Sistema basato su cloud: le immagini caricate su server sono facilmente accessibili in tutto il mondo con una performance di alto livello; tutti i contenuti sono resi disponibili da un content delivery network che garantisce un’esperienza fluida, poiché sfrutta la scalabilità automatica del server evitando il sovraccarico.
  • Marcatori e contenuti personalizzabili, che permettono di rendere interattive le immagini associandole a testi, annotazioni, istruzioni, audio o video a scelta..
  • Audio ambientale, per rendere ancor più “immersiva”.
  • CSS personalizzabile, per una customizzazione completa del museo online.
  • Embed Html: il museo digitale è accessibile da tutti i moderni browser mobili e desktop e i contenuti creati sono incorporabili nel proprio sito web, indipendentemente dal content management system.
  • Immagini zoomabili e interattive a 360° supportate dal sistema, per esperienze interattive e dal carattere “immersivo”.

Le stanze del museo online e quelle in prossima apertura

Uno degli angoli della Stanza di Dante, dedicato alla mostra “Dante ipermoderno”

Le “Stanze italiane” che verranno aperte nei primi mesi sono dieci. Sono già visitabili le prime tre:

Atrio
Dedicata all’Istituto, alla sua storia, al rapporto con New York. Contiene una serie di immagini storiche dell’edificio georgiano di New York che ospita l’Istituto dagli anni Sessanta del Novecento.

Stanza di Dante
Dedicata al Sommo Poeta, aperta in onore del Dantedì 2021 (il 25 marzo, data d’inizio del viaggio ultraterreno del Sommo Poeta attraverso l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso). La “Stanza di Dante” svelerà una serie di tesori come “Dante ‘prezioso’ 1321-2021”, una spilla in oro, smalto e brillanti disegnata dall’artista Mimmo Paladino e realizzata dal designer Cleto Munari, nuovo oggetto creato per le celebrazioni di quest’anno e mostrato qui in anteprima. Oltre alle immagini del gioiello, ci saranno un’intervista agli autori moderata da Alba Cappellieri (direttrice del Museo del gioiello di Vicenza e docente del Politecnico di Milano), testi di approfondimento, immagini dei bozzetti. Altro contenuto della “Stanza di Dante” è una video conversazione di Fabio Finotti con Giorgio Bacci, docente di Storia dell’Arte Contemporanea dell’Università di Firenze e curatore della mostra “Dante Ipermoderno. Illustrazioni dantesche nel mondo 1983-2021”, che da aprile comincerà un tour espositivo presso alcuni istituti Italiani di Cultura, come quelli di Mosca e Londra. Terzo pannello di questa “Stanza” è una video conversazione del direttore Finotti con Leonardo Frigo, giovane artista italiano residente a Londra che descrive la sua ultima creazione “Dante Alighieri Inferno” dedicata alla prima Cantica della Commedia: 33 violini e un violoncello interamente decorati da disegni ad inchiostro che illustrano i singoli Canti.

Stoà
il portico, luogo d’incontro, passaggio e sguardo dall’interno verso l’esterno e viceversa, ispirato al “portego” che collegava tutte le stanzedelle case veneziane. A inaugurarla un video intitolato Per riveder le stelle – Una serata tra musiche e poesie, abbassando le luci, realizzato in collaborazione con il Teatro Rossetti di Trieste diretto da Paolo Valerio in occasione dell’iniziativa di Rai Radio2 “M’illumino di meno”. Prossimamente sarà disponibile una conversazione dedicata alla “Musica migrante” con Luca D’Ambrosio (blogger di musicletter.it), Umberto Marin (fondatore di Time for Africa) e alcuni musicisti, come Kora Hero, che hanno saputo intrecciare la tradizione musicale dei loro paesi di origine con le suggestioni di quella italiana e europea. Nell’Atrio saranno presto visibili documenti audiovisivi raccolti grazie alla collaborazione con RAI Italia.

Prossimamente saranno aperte:

Galleria
Per conoscere personaggi e opere dell’arte italiana o legata all’Italia, con conversazioni dedicate a opere iconiche della contemporaneità con la storica dell’arte Laura Mattioli in collaborazione con il CIMA. Center for Italian Modern Art di New York. E ancora, gli incontri con artisti come Ezio Gribaudo curato da Victoria Surliuga (docente di Italian Studies presso la Texas Tech University di Lubbock)

Auditorium
Uno spazio per il cinema, i concerti musicali, la televisione e tutte le forme di produzione audiovisiva fino a internet.

Caminetto
Per i dialoghi più intimi su personaggi e libri che uniscono le due sponde dell’Oceano.

Biblioteca
Per celebrare i tesori della lingua italiana.

Officina del design
Dedicata al made in Italy.

Children’s Corner
Uno spazio progettato per i più piccoli.

Horti
Per non dimenticare l’invenzione del paesaggio italiano.

Il progetto prevede un futuro ampliamento con altre Stanze come la “Cucina”, il “Guardaroba”, il “Garage”, la “Palestra” e la “Soffitta”.

Visita le Stanze Italiane

La nostra intervista per Forbes France

By News

Il nostro 2020 era iniziato così: con un’intervista su Forbes France! L’intervista fa parte di un dossier intitolato “Web e digital marketing: i migliori professionisti in Italia”. A un anno di distanza pubblichiamo l’articolo completo tradotto in italiano (qui l’originale).

Cultura e Digitale, un'agenzia di marketing digitale fuori dal comune

Diamo volto e anima a Cultura e Digitale.

Cultura e Digitale esiste per fornire al settore italiano dei beni culturali una nuova consapevolezza nei settori della vendita e del fundraising – e quindi, inevitabilmente, del web.

Non a caso nasce da una storica dell’arte, Sara Francia, con una tesi premiata dal Maxxi sull’arte concettuale del secondo ‘900, che oggi si occupa di SEO: uno degli aspetti più tecnici del web, all’apparenza il più distante dalla sensibilità artistica. Tuttavia a ben guardare c’è un senso a tutto questo. Per rispondere alle domande che i ogni giorno ciascuno di noi fa a Google è necessario conoscere a fondo la tecnica ma soprattutto il contenuto. È una questione semiotica. Qui Cultura e Digitale fa la differenza: analisi semantica del significato per elaborare la strategia e proprietà tecnica per posizionare il significante.

Al fianco di Sara c’è un team di under40 tutto al femminile, fatta eccezione per l’altro fondatore, Andrea Compagnucci, che da un decennio si occupa di sviluppo commerciale e fundraising in campo operistico, con oltre 5 milioni di euro fra sponsorizzazioni e donazioni raccolte in carriera. Oggi Andrea è fra l’altro Head of Marketing e fundraising all’Arena di Verona.

Il target a cui si rivolge Cultura e Digitale è un piccolo oceano blu italiano in cui cerca di portare la filosofia di un marketing digitale per i beni culturali, al momento molto più avanzata nei paesi anglosassoni. Il focus di Cultura e Digitale sono fondazioni e teatri d’opera oltre a università, musei, festival multidisciplinari. Fra i clienti alcuni scelgono di avere tutti i servizi offerti come fanno la Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo o lo Sferisterio di Macerata, mentre altri chiedono di curare solo determinati aspetti, come La Toscanini di Parma o il Festival della Valle d’Itria.

Poi c’è l’altro mare nel quale nuotiamo più raramente, ma con grande divertimento: l’organizzazione di eventi. Sono i casi in cui, spesso partendo da un progetto di sponsorizzazione nasce un evento privato nel quale iniettiamo il know-how artistico che ci differenzia da qualunque altra agenzia del settore. In quei casi succede la magia: incentive che diventano esplosioni di creatività, anniversari aziendali con spettacoli per migliaia di ospiti, inaugurazioni con stabilimenti produttivi trasformati in gallerie d’arte.

Ci potremo dire davvero soddisfatti quando riusciremo a portare allo stesso livello di competenza e consapevolezza la capacità di vendita delle aziende nel settore culturale e la sensibilità culturale nel settore privato.

La parola chiave di Cultura e Digitale?

Interdisciplinare. La cosa più importante, nel pensiero laterale che adottiamo per i nostri progetti, è proprio quella di mescolare i saperi e le metodologie. Da una parte applichiamo al mondo della comunicazione la tecnica verticale imparata nella macchina teatrale, dove ciascuno ha un ruolo preciso ma ogni scelta concorre a un risultato visibile per lo spettatore: in Cultura e Digitale c’è uno specialista per ogni azione marketing, fundraising, eventi, SEO, advertising, analytics. Ma ciò che si vede alla fine è un prodotto coerente con il brand. Dall’altra portiamo nel settore culturale obiettivi economici e risultati verificabili, come sempre ci è richiesto dai clienti corporate.

In entrambi i casi c’è ancora molta strada da fare: serve più consapevolezza nei decisori d’acquisto. Come può sentire la necessità di un servizio come il nostro chi non conosce l’importanza di una pianificazione online o il percorso d’acquisto del proprio cliente all’interno dell’e-commerce? Sa che il 90% dei teatri italiani lascia il suo e-commerce in mani esterne e non possiede i dati degli acquirenti? Parlo anche dei grandissimi. E sa che quasi nessuno saprebbe misurare il ROI delle proprie campagne online?

Le faccio un esempio: in Francia l’Opéra de Paris ha 49500 ricerche mensili, in Italia 1300. L’Arena di Verona in Italia ha 60500 ricerche mensili ma in Francia solo 590. Crede che si tenga sempre conto di questo dato per strutturare una campagna? Sa che operadeparis.fr ha 28000 parole chiave posizionate in Francia mentre teatroallascala.org ne ha 14000 in Italia? La metà. Eppure il brand internazionale del Paese che possiede la stragrande maggioranza del repertorio è il secondo, no?

Una cosa che mi fa impazzire di ogni cliente, sia culturale sia corporate, è la vanità di molte azioni di comunicazione. Oggi, ad esempio, tutti ci chiedono Instagram o TikTok fino a quando non facciamo veder loro, dati alla mano, che le conversioni per il nostro settore provengono da Facebook perché è lì che si trova attualmente il nostro pubblico. Facebook non è cool, non fa notizia? Ok, ma se parliamo di risultati commerciali è lì che investo per vendere.

Cultura digitale ad hoc.

Nel progettare un piano di marketing o un evento c’è sempre una radice comune: quella dei valori del brand e dei desideri del consumatore-spettatore. Il problema non è mai tecnico, al centro c’è il linguaggio con cui rappresentiamo il problema. Fra i migliori progetti recenti di Cultura e Digitale segnalerei il rebranding della Fondazione Arturo Toscanini di Parma o lo start-up del festival Kum diretto da Massimo Recalcati, l’allievo prediletto di Jacques Lacan.

Cultura e Digitale: quando, come, perché?

Quando? Quando non cerchi un’agenzia per toglierti un pensiero ma per crearti un problema. Noi siamo dei facilitatori. Tuttavia, quando arriviamo, poniamo delle sfide. Non iniziamo mai dal servizio. Elaboriamo prima un’analisi che il cliente paga – altrimenti non ne percepisce il valore – e che rilasciamo anche nel caso in cui il progetto non prosegua perché magari troppo ambizioso. Solo dopo l’analisi elaboriamo un preventivo all’interno del piano di marketing complessivo e decidiamo insieme se andare avanti. Abbiamo adottato questa metodologia perché non è serio vendere servizi a listino: ogni caso ha problemi diversi.

Fatta l’analisi e approvato il piano – marketing, eventi o web – si sviluppa una timeline d’azione misurabile. Per l’esecuzione del lavoro abbiamo vari strumenti dedicati alla gestione del workflow e al controllo dei risultati.

Perché scegliere Cultura e Digitale in una frase?

Non è possibile affidare un progetto di marketing culturale a un’agenzia che non si è mai occupata di questo settore, così come sconsiglierei Cultura e Digitale a qualcuno che ha bisogno di un progetto nel settore dei magazzini automatici o delle valvole. Rispetto a un cliente internazionale, invece, ritengo che possiamo essere molto competitivi anche fuori dall’Italia, soprattutto se si parla di teatro e musei. Insieme alla Francia offriamo il più grande patrimonio artistico del mondo; noi, in particolare, siamo gli inventori del teatro “all’italiana” e poi del melodramma. A chi farebbe aprire una pizzeria anche se fossimo a Londra? A un inglese o a un napoletano?

Come a teatro, ma online: la Web TV del festival Donizetti Opera 2020

By News No Comments
Ovvero: come abbiamo portato in scena una rassegna operistica in pieno lockdown grazie al live streaming

 

È successo davvero e possiamo testimoniarlo: un festival d’opera può sopravvivere (e, anzi, godere di ottima salute) anche se “trapiantato” online. Vi raccontiamo la nostra esperienza con la Web TV del festival Donizetti Opera.

Lo scorso 24 settembre annunciavamo sui social che il festival Donizetti Opera di Bergamo, previsto per fine novembre, confermava il programma dell’edizione 2020. Con qualche modifica dovuta alle ultime norme di contenimento del Covid-19, ma comunque in presenza, e per di più nel Teatro Donizetti finalmente restaurato.

Esattamente un mese dopo, il 24 ottobre, veniva pubblicato un nuovo DPCM: i teatri avrebbero chiuso un’altra volta i battenti. La prima era fissata per appena tre settimane dopo.

Il team di Cultura e Digitale stava già lavorando a una Web TV per il festival, perciò la decisione è stata naturale: il festival sarebbe andato in scena, ma in streaming.

Com’è andata ce lo hanno detto i numeri (e ve lo racconteremo nelle prossime righe).

Il festival Donizetti Opera 2020 fra streaming e talk show

Belisario – © Gianfranco Rota

Il programma diffuso il 24 settembre è rimasto sostanzialmente invariato, con tre titoli di Gaetano Donizetti: Marino Faliero, Le nozze in villa e Belisario. Ciascuna opera è stata trasmessa in live streaming nelle serate delle rispettive prime (il 20, 21 e 22 novembre) ed è tuttora disponibile per la visione on demand. A queste opere si è aggiunto il concerto GaetAMO Bergamo, presentato da Cristina Parodi e dal direttore artistico Francesco Micheli.

Tutto qui?

I contenuti speciali

Nell’ottica di arricchire il palinsesto – perché ormai di palinsesto si stava parlando – sono stati creati nuovi contenuti. Abbiamo ampliato la rubrica video #ParlaConGaetano (che aveva finora sempre viaggiato sui canali social) e Francesco Micheli ha registrato una speciale edizione del format divulgativo Donizetti Revolution, solitamente live, stavolta fruibile in streaming. Più legato al tema delicato della pandemia il contenuto speciale Dal dolore alla rinascita, che ha completato l’offerta della Web TV.

E quindi: come abbiamo trasferito tutto questo online? Come si restituisce in streaming l’emozione dell’opera dal vivo? Come si “costruisce”, all’atto pratico, una Web TV?

Vediamolo insieme.

Qualche dettaglio tecnico per gli appassionati di regia e streaming

Anche per il Donizetti Opera ci siamo affidati alla piattaforma Uscreen, già utilizzata per il Festival della Valle d’Itria, di cui abbiamo parlato più ampiamente in questo articolo.

Le riprese sono state eseguite da RAI (per Marino Faliero, andato in onda contemporaneamente anche su Rai5 e su Rai Radio 3) e Dynamic Opera and Classical Music (Belisario e Le nozze in villa).

Quando si registra un’opera la modalità non è la stessa di quando si gira un film. La ripresa avviene in un solo take: l’opera va in scena dall’inizio alla fine, con intervalli e cambi di scena, proprio come se ci fosse il pubblico in sala. Ovviamente ciò non vuol dire che la ripresa sia fissa: il risultato sarà comunque un montaggio di primi piani e inquadrature d’insieme.

In streaming funzionano poco le regie tradizionali, c’è bisogno di soluzioni più cinematografiche: su questo c’è molto da lavorare. Ci troviamo davanti a un territorio nuovo, tutto da esplorare.

– Andrea Compagnucci nell’intervista dell’8 gennaio 2021 per il Corriere della Sera

Dal momento che in sala non c’era pubblico tutte le scenografie sono state allestite in platea, mentre l’orchestra è stata sistemata sul palcoscenico.

 Nelle serate di live streaming il service ha trasmesso contemporaneamente due diverse regie video: su un canale della Web TV andava in onda la registrazione dell’opera integrale, su un altro il talk show “Citofonare Gaetano” (di cui parleremo più avanti), che veniva trasmesso in diretta con periodiche pause per mostrare le scene salienti dello spettacolo.

Un altro aspetto in comune con un normale messa in scena a teatro è la presenza dei direttori di scena che dettano i tempi. In questo caso i direttori erano collegati con la regia e con i presentatori di “Citofonare Gaetano”, che avvertivano quando si avvicinava una scena dell’opera che sarebbe stata trasmessa in onda.

"Citofonare Gaetano": un talk show in diretta per ricreare l'atmosfera del foyer

Diego Passoni, Cristina Bugatty, Francesco Micheli e Alberto Mattioli – © Gianfranco Rota

La domanda che ci siamo posti, quando ci siamo trovati ad organizzare un festival interamente online, è stata: come si fa a restituire la dimensione sociale di una serata a teatro?

Un aspetto che in molti faticano ancora ad accettare, ma che noi abbiamo lottato per affermare, è che la Web TV non è un arido contenitore di video: è a tutti gli effetti un ambiente di aggregazione e come tale deve essere impostato. Non si tratta soltanto di assistere a uno spettacolo, ma di applaudire, fischiare, commentare. La missione era ricreare l’atmosfera tipica del teatro, quando si attende con ansia l’intervallo per incontrarsi nel foyer e scambiarsi le prime impressioni.

Per restituire quanto più calore possibile alle dirette streaming, nelle serate delle prime, abbiamo scelto due strumenti. Il primo è stato l’uso della live chat di Uscreen, con una stanza dedicata a ciascuna opera in onda. Gli utenti hanno così avuto la possibilità di esternare opinioni e informazioni, commentando insieme ciò che vedevano in diretta, proprio come se condividessero una grande platea. La partecipazione è stata entusiastica, con oltre 800 interventi soltanto durante la prima di Marino Faliero.

E poi c’è stato “Citofonare Gaetano“, il talk show in diretta dove a fare gli onori di casa era il Francesco Micheli. Con lui il giornalista Alberto Mattioli, dramaturg del festival Donizetti Opera, e due presentatori d’eccezione come Diego Passoni e Cristina Bugatty.

Il compito dei presentatori non si limitava a commentare l’opera in scena e svelarne le curiosità. C’è stato spazio per piccole performance, giochi in diretta e persino spuntini a tema: baccalà alla veneziana per Marino Faliero, cucina mediorientale per Belisario e una sontuosa torta nuziale per Le nozze in villa. La social media manager presente nello studio proponeva ai presentatori i commenti più interessanti della live chat come spunto di conversazione.

Non sono mancati gli ospiti, alcuni in carne e ossa, altri da remoto. Per Marino Faliero il cantante Michele Pertusi si è collegato dai camerini; durante la trasmissione delle Nozze in villa lo studio ha ospitato Elio e Rocco Tanica, mentre il direttore Enrico Melozzi si è collegato in videochiamata (i tre, in veste di compositori contemporanei, hanno eseguito il “rammendo” di un brano della partitura andato perduto).

Certamente è mancato l’odore del teatro, la sensazione al tatto del velluto delle poltrone, l’emozione delle luci che si abbassano in sala. Tutto il resto, in qualche modo, c’era.

I numeri del festival Donizetti Opera 2020

Marino Faliero – © Gianfranco Rota

Solitamente, quando si tratta di tirare le somme alla fine di un festival operistico, contiamo le presenze fisiche e il numero di biglietti venduti.

Ma quest’anno gli spettacoli del Donizetti Opera sono andati in scena in un teatro vuoto, per una platea virtuale e “diffusa”. I dati sono perciò molto diversi – e molto più interessanti – da quelli a cui siamo abituati.

Il festival ha totalizzato più di 11mila presenze. Questo, almeno, è il numero che ci restituiscono le statistiche di Uscreen: se si pensa che ad ogni abbonamento o biglietto corrispondono in media due persone che guardano dallo stesso terminale, le presenze reali sono, molto probabilmente, doppie. Le presenze a Bergamo nel 2019 erano state 10.293.

3.000 gli iscritti, di cui 2.200 abbonati a tutti i contenuti video, e 83 i giornalisti accreditati.

In totale, nel momento in cui scriviamo, la Web TV del Donizetti Opera ha raggiunto 82.874 minuti di visualizzazione (pari a 1.381 ore e a circa 58 giorni). Il record lo conquista la serata del 22 novembre, la prima de Le nozze in villa, con più di 9.000 minuti di visualizzazione. A queste presenze vanno aggiunte quelle su Rai5 (dove è andato in onda Marino Faliero la sera del 20 novembre) e Rai Play.

Le nozze in villa – © Gianfranco Rota

Se nel 2019 gli spettatori provenivano sì da 33 diversi Paesi, ma in ampia percentuale dalla Germania (o comunque dall’Europa), quest’anno il numero dei Paesi di provenienza è salito a 41, con presenze da USA, Giappone, Russia, Puerto Rico, Bolivia, Hong Kong, Paraguay, Israele, Australia, Sud Africa e Nicaragua. Fra gli spettatori anche qualche nome illustre: il caso più emblematico è stato il tenore Plácido Domingo, che ha acquistato un biglietto per Belisario (dove avrebbe dovuto ricoprire il ruolo principale) e inviato i suoi complimenti ai cantanti in scena.

Molti di coloro che avevano già acquistato un biglietto o un abbonamento hanno aderito alla campagna #iorinuncioalrimborso, donando al festival la cifra spesa e diventando così ufficialmente donors.

Va detto che molti abbonati hanno preferito convertire i propri titoli d’acquisto non in nuovo abbonamento alla Web TV, ma in un voucher per il 2021 (sperando in un’edizione in presenza). Certamente non è facile abituarsi all’idea di un teatro completamente diversa. D’altra parte, però, la dimensione digitale di questo Donizetti Opera 2020 ha avuto il merito di avvicinare un nuovo pubblico, prima distante per motivi geografici, sociali o generazionali. Quello che era nato come un problema si è trasformato in opportunità.

Per concludere: una riflessione sugli spettatori paganti

© Gianfranco Rota

Il tema forse più caldo del teatro in live streaming è quello del prezzo dei titoli.

Giusto: quanto costava un biglietto per il Donizetti Opera 2020?

L’abbonamento 59 euro, una sola opera 30 euro, il concerto di gala 20 euro. Nonostante i costi minori rispetto a un normale biglietto teatrale e nonostante con un solo abbonamento un’intera famiglia potesse assistere agli spettacoli, in molti hanno gridato alla follia.

Non siamo pienamente d’accordo.

Se consideriamo che il Metropolitan di New York per un titolo di Rossini con Juan Diego Florez chiedeva 6 dollari o il San Carlo di Napoli meno di due euro per il recital di Jonas Kaufmann, il risultato è stato qualcosa di clamoroso, e ci ha fatto capire varie questioni, oltre al fatto che quando offri qualcosa di unico e di qualitativamente alto non puoi farlo gratis.

– Andrea Compagnucci nell’intervista dell’8 gennaio 2021 per il Corriere della Sera

Se è così importante che i lavoratori dello spettacolo possano rimanere tali,
se non vogliamo svalutare la cultura in un momento storico così delicato,
se andare in scena ha un costo anche all’interno di un teatro vuoto,
allora davvero riteniamo giusto pagare poco o nulla per una performance di valore?

Lasciamo questa domanda come spunto di riflessione.