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Uscreen: una web tv per la cultura

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VOD e web tv: teatro e opera on-demand ai tempi del Covid

Alla fine è successo: una nuova stretta alle norme, in seguito al DPCM del 24 ottobre 2020, ha decretato la chiusura di teatri e sale da concerto in Italia. Di nuovo.

Cosa faranno le compagnie e i festival che si stavano preparando a tornare in scena? Probabilmente, quello che hanno fatto durante il lockdown: una nuova migrazione sui canali digitali.

La scorsa primavera, nei mesi più critici dell’emergenza da Covid-19, molte realtà del mondo operistico hanno deciso di “trasferirsi” momentaneamente online. Un recente studio di Opera Europa afferma che mentre solo il 48% dei teatri d’opera è riuscito a realizzare spettacoli live dall’inizio della pandemia, il 93% si è impegnato a organizzare eventi online per un pubblico digitale, per offrire “sollievo artistico” a chi era costretto in casa.

Dirette social e streaming

Le dirette social si sono rivelate uno strumento di successo. Anche noi, con il festival Donizetti Opera e la Fondazione Teatro Donizetti, abbiamo imboccato questa via. L’evento di punta è stato il Gran Gala sul sofà: una sorta di varietà, condotto dal direttore artistico Francesco Micheli e dal direttore musicale Riccardo Frizza, dove le esibizioni di cantanti “amici” del festival si sono alternate a interviste e contenuti inediti. La partecipazione è stata calorosa: 43mila minuti totali (più di 30 giorni!) di visualizzazioni su Facebook e YouTube, per un totale di 40mila persone raggiunte durante la diretta visibile contemporaneamente su entrambi i canali social.

Ma le dirette social non sono state l’unico strumento adottato dai teatri d’opera: dall’inizio della pandemia sono sorte molte web tv, su modello di realtà già esistenti come la piattaforma Opera Vision (creata proprio da Opera Europa).

Il fenomeno delle web tv dedicate all'opera

Strano? Ma no: prima o poi, probabilmente, sarebbe accaduto comunque. Era solo questione di tempo prima che anche i teatri d’opera decidessero di affidare al web i loro contenuti video; alcuni lo avevano già fatto.

Triste? Nemmeno: rendere disponibili online alcune produzioni “storiche” non significa certo disincentivare la presenza live un appassionato non baratterà mai l’esperienza del teatro con quella dello streaming, potendo scegliere – ma, semmai, catalogare un vasto archivio di bellezza rimasto inaccessibile per troppo tempo.

Qualche esempio.

Durante il lockdown il Met ha lanciato “Nightly Met Opera Streams”, rendendo disponibili in streaming le grandi produzioni degli ultimi 14 anni. L’Opera Reale Svedese di Stoccolma ha aperto il proprio canale digitale, Operanplay.se; la Royal Opera House di Londra ha offerto un mese di prova gratuito su Marquee TV, servizio di streaming internazionale dedicato alle arti dello spettacolo.

Chi aveva già una web tv ha ampliato il proprio programma creando eventi speciali (proprio come ha fatto Opera Vision, che ha organizzato una rassegna di opere mozartiane fra marzo e aprile) o rendendo alcuni contenuti disponibili gratuitamente per un periodo limitato, come la Digital Concert Hall della Berliner Philharmoniker.

In Italia il Teatro Massimo di Palermo ha offerto un ricco palinsesto di opere e concerti annunciando il programma giorno per giorno, mentre i principali teatri dell’Emilia-Romagna (la Fondazione Lirico-Sinfonica del Teatro Comunale di Bologna, i teatri di tradizione di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Ferrara e Ravenna e il Teatro Amintore Galli di Rimini) hanno recentemente creato il portale OperaStreaming che trasmetterà in diretta alcune delle loro produzioni.

Proprio in questi giorni l‘ANFOLS, Associazione Nazionale Fondazioni Lirico Sinfoniche, lancia il progetto Aperti, nonostante tutto, sorta di palinsesto nazionale che coinvolgerà le 12 Fondazioni Liriche aderenti attraverso i canali digitali di ciascuna di loro. È nell’ambito di questa iniziativa che debutterà la web tv dell’Arena di Verona, il cui streaming sarà ripreso anche dall’ANSA.

Sembra che un po’ ovunque si sia venuta a creare quella realtà auspicata mesi fa da Dario Franceschini, ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, che è stata accolta dall’opinione pubblica con un misto di entusiasmo e perplessità. Stiamo parlando del “Netflix della cultura”: che ci piaccia o no, è esattamente ciò che si sta verificando in tutto il mondo.

Uscreen: la nostra esperienza con il festival Donizetti Opera e il Festival della Valle d'Itria

Nella primavera del 2020, quando l’immediato futuro dei teatri era ancora incerto, abbiamo lanciato la web tv del Festival della Valle d’Itria, la prima web tv italiana dedicata all’opera. Gli spettacoli in scena divenivano così fruibili gratuitamente in diretta o on-demand.
Al suo primo lancio la web tv del Festival della Valle d’Itria ha totalizzato 800 iscrizioni provenienti da 28 Paesi (fra cui Giappone, Brasile, Australia, Israele, Messico e Filippine) e generato 3mila visualizzazione uniche di contenuti.

Il successo della web tv ci ha incoraggiato a crearne una anche per il festival Donizetti Opera di Bergamo, nonostante l’edizione 2020 fosse confermata.

Pochissimi giorni fa (nel momento in cui scriviamo) il DPCM del 24 ottobre ha congelato tutto, a meno di un mese dalla prima e – ironia della sorte – proprio nel giorno del World Opera Day. La partecipazione del pubblico alle prime date del festival, al momento, è sospesa.

Cosa si fa in questi casi?

Si va in scena comunque… come si può. Nel nostro caso, online.

Così alcuni dei titoli in cartellone andranno in onda sulla nuova web tv del festival. Gli utenti potranno iscriversi e accedere alle registrazioni in HD degli spettacoli, accanto ad altri contenuti come la Donizetti Revolution di Francesco Micheli.

Perché Uscreen?

Quando abbiamo deciso di creare una web tv per i nostri clienti ci siamo posti diversi problemi. L’esperienza già maturata da Cultura e Digitale nella gestione delle web tv e dello streaming per la cultura ci ha permesso di avere fin da subito un’idea molto chiara di ciò che cercavamo: serviva una piattaforma che innanzitutto prevedesse un sistema di pricing modulabile e, in aggiunta, che offrisse prestazioni di alto livello e il massimo della sicurezza.

Abbiamo scelto Uscreen, una piattaforma di distribuzione di video on-demand che permette di creare e personalizzare la propria web tv. Mentre la maggior parte dei servizi offre, ad esempio, la sola vendita di contenuti digitali – ma non la possibilità di scaricarli per la visualizzazione offline –, Uscreen risponde alle esigenze di tutto ciò che riguarda il mercato digitale, colmando il gap fra i creatori di contenuti e lo spettatore finale. Oggi Cultura e Digitale distribuisce Uscreen in Italia, partecipando al suo programma di affiliate.

Ecco alcuni dei vantaggi che abbiamo riscontrato, sia per il digital creator che per l’utente:

  • possibilità di caricare video (ma anche documenti, immagini,PDF, presentazioni, webinar) sia con un normale upload che in modalità bulk o addirittura attraverso il caricamento web, connettendosi tramite FTP, Dropbox, Google Drive, YouTube, Vimeo etc;
  • possibilità di lanciare dirette live streaming;
  • possibilità per l’utente di usufruire dei contenuti su qualsiasi dispositivo, dallo smartphone (Android e iOS) al tablet, dal computer alla smart tv;
  • canale e vetrina personalizzabili: si possono usare i template forniti dalla piattaforma anche senza competenze di coding (ma chi le ha può customizzare completamente l’aspetto del digital storefront tramite il pannello dell’amministratore);
  • possibilità di tracciare la propria audience;
  • diverse modalità di fruizione da mettere a disposizione dell’utente, dal noleggio all’acquisto una tantum di un contenuto fino all’iscrizione in abbonamento;
  • possibilità di creare coupon e promozioni;
  • acquisti in-app;
  • possibilità per l’utente di effettuare il download sul dispositivo locale per accedere ai contenuti anche offline;
  • possibilità per l’utente di riprendere la visione di un video tornando al punto in cui si era interrotto;
  • possibilità per l’utente di riprodurre l’audio in background anche quando lo smartphone è bloccato;
  • supporto 24/7 per il digital creator;
  • uso di un CDN globale, che permette uno streaming sicuro senza buffering da qualsiasi parte del mondo;
  • uso di un DRM di proprietà e di strumenti di crittografia, che assicurano la massima sicurezza: il digital creator rimane l’unico detentore dei propri materiali, che sono protetti da copyright;
  • video in alta risoluzione (1080p, 1920×1080 px);
  • hosting video HD veloce incluso nella piattaforma.

Al momento Uscreen è usato da più di 11mila creatori e 2,3 milioni di utenti in 195 Paesi.

Le domande che tutti ci stiamo facendo su opera e web tv

Lo streaming rischia di soppiantare il teatro, mettendolo ancora di più in crisi?

Quando si parla di “Netflix della cultura” lo si fa generalmente con un’accezione negativa. Non tutti sanno, però, che i colossi dell’intrattenimento online – che durante i mesi di lockdown non hanno osservato un calo di fatturato – non sono rimasti con le mani in mano.

Molte grandi piattaforme si sono adoperate per aiutare economicamente i settori artistici in difficoltà. E Netflix (proprio lui!) ha donato cento milioni di dollari come supporto d’emergenza alle figure professionali dell’industria televisiva e cinematografica rimaste improvvisamente senza lavoro, come elettricisti, truccatori e montatori. Di questa donazione ha beneficiato anche il cinema italiano, che può attingere a un fondo di un milione di euro.

In più, nessun vero appassionato di teatro potrebbe mai pensare di rinunciare volutamente all’opera dal vivo in cambio di uno schermo e due casse acustiche. Ma fintantoché le web tv sono l’unico strumento dei teatri per andare avanti, per raccogliere il frutto del lavoro di mesi e per far lavorare (e pagare) gli artisti… allora non si tratta di impoverire i teatri, ma di aiutarli. Non di soppiantarli, ma di traghettarli al di là di un’emergenza, magari avvicinando anche un nuovo pubblico.

Il fenomeno delle web tv dedicate all’opera e al teatro si esaurirà con la fine della pandemia?

Probabilmente no. Semmai, tornerà a fare quello che ha sempre fatto: non sostituire l’esperienza dal vivo, ma muoversi parallelamente ad essa per fare da archivio, contenitore e memoria storica. In fondo, quando Rai 5 trasmette la registrazione di un’opera che abbiamo già apprezzato a teatro, la rivediamo sempre con piacere e nessuno grida all’orrore. Perché con un servizio on demand dovrebbe essere diverso?

Ha senso l’opera senza teatro e il teatro senza pubblico?

Per noi no. L’esperienza musicale a teatro è legata a doppio filo all’acustica del luogo, agli applausi del pubblico, a un bis richiesto e concesso; insomma, al “qui e ora”. Il teatro è esperienza condivisa.

Ma il teatro, in questo momento, ha bisogno di noi: pagare un piccolo prezzo per assistere a un’opera in streaming può fare la differenza per molti lavoratori dello spettacolo.

Non da ultimo siamo anche noi ad avere bisogno del teatro, di stringerci attorno al teatro, di socializzare grazie al teatro. Una community virtuale, quantomeno nell’immediato, non è di poco valore: scrivere all’amico melomane per commentare l’opera appena vista online può significare ancora qualcosa. Almeno per il momento.