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La nostra intervista per Forbes France

By News

Il nostro 2020 era iniziato così: con un’intervista su Forbes France! L’intervista fa parte di un dossier intitolato “Web e digital marketing: i migliori professionisti in Italia”. A un anno di distanza pubblichiamo l’articolo completo tradotto in italiano (qui l’originale).

Cultura e Digitale, un'agenzia di marketing digitale fuori dal comune

Diamo volto e anima a Cultura e Digitale.

Cultura e Digitale esiste per fornire al settore italiano dei beni culturali una nuova consapevolezza nei settori della vendita e del fundraising – e quindi, inevitabilmente, del web.

Non a caso nasce da una storica dell’arte, Sara Francia, con una tesi premiata dal Maxxi sull’arte concettuale del secondo ‘900, che oggi si occupa di SEO: uno degli aspetti più tecnici del web, all’apparenza il più distante dalla sensibilità artistica. Tuttavia a ben guardare c’è un senso a tutto questo. Per rispondere alle domande che i ogni giorno ciascuno di noi fa a Google è necessario conoscere a fondo la tecnica ma soprattutto il contenuto. È una questione semiotica. Qui Cultura e Digitale fa la differenza: analisi semantica del significato per elaborare la strategia e proprietà tecnica per posizionare il significante.

Al fianco di Sara c’è un team di under40 tutto al femminile, fatta eccezione per l’altro fondatore, Andrea Compagnucci, che da un decennio si occupa di sviluppo commerciale e fundraising in campo operistico, con oltre 5 milioni di euro fra sponsorizzazioni e donazioni raccolte in carriera. Oggi Andrea è fra l’altro Head of Marketing e fundraising all’Arena di Verona.

Il target a cui si rivolge Cultura e Digitale è un piccolo oceano blu italiano in cui cerca di portare la filosofia di un marketing digitale per i beni culturali, al momento molto più avanzata nei paesi anglosassoni. Il focus di Cultura e Digitale sono fondazioni e teatri d’opera oltre a università, musei, festival multidisciplinari. Fra i clienti alcuni scelgono di avere tutti i servizi offerti come fanno la Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo o lo Sferisterio di Macerata, mentre altri chiedono di curare solo determinati aspetti, come La Toscanini di Parma o il Festival della Valle d’Itria.

Poi c’è l’altro mare nel quale nuotiamo più raramente, ma con grande divertimento: l’organizzazione di eventi. Sono i casi in cui, spesso partendo da un progetto di sponsorizzazione nasce un evento privato nel quale iniettiamo il know-how artistico che ci differenzia da qualunque altra agenzia del settore. In quei casi succede la magia: incentive che diventano esplosioni di creatività, anniversari aziendali con spettacoli per migliaia di ospiti, inaugurazioni con stabilimenti produttivi trasformati in gallerie d’arte.

Ci potremo dire davvero soddisfatti quando riusciremo a portare allo stesso livello di competenza e consapevolezza la capacità di vendita delle aziende nel settore culturale e la sensibilità culturale nel settore privato.

La parola chiave di Cultura e Digitale?

Interdisciplinare. La cosa più importante, nel pensiero laterale che adottiamo per i nostri progetti, è proprio quella di mescolare i saperi e le metodologie. Da una parte applichiamo al mondo della comunicazione la tecnica verticale imparata nella macchina teatrale, dove ciascuno ha un ruolo preciso ma ogni scelta concorre a un risultato visibile per lo spettatore: in Cultura e Digitale c’è uno specialista per ogni azione marketing, fundraising, eventi, SEO, advertising, analytics. Ma ciò che si vede alla fine è un prodotto coerente con il brand. Dall’altra portiamo nel settore culturale obiettivi economici e risultati verificabili, come sempre ci è richiesto dai clienti corporate.

In entrambi i casi c’è ancora molta strada da fare: serve più consapevolezza nei decisori d’acquisto. Come può sentire la necessità di un servizio come il nostro chi non conosce l’importanza di una pianificazione online o il percorso d’acquisto del proprio cliente all’interno dell’e-commerce? Sa che il 90% dei teatri italiani lascia il suo e-commerce in mani esterne e non possiede i dati degli acquirenti? Parlo anche dei grandissimi. E sa che quasi nessuno saprebbe misurare il ROI delle proprie campagne online?

Le faccio un esempio: in Francia l’Opéra de Paris ha 49500 ricerche mensili, in Italia 1300. L’Arena di Verona in Italia ha 60500 ricerche mensili ma in Francia solo 590. Crede che si tenga sempre conto di questo dato per strutturare una campagna? Sa che operadeparis.fr ha 28000 parole chiave posizionate in Francia mentre teatroallascala.org ne ha 14000 in Italia? La metà. Eppure il brand internazionale del Paese che possiede la stragrande maggioranza del repertorio è il secondo, no?

Una cosa che mi fa impazzire di ogni cliente, sia culturale sia corporate, è la vanità di molte azioni di comunicazione. Oggi, ad esempio, tutti ci chiedono Instagram o TikTok fino a quando non facciamo veder loro, dati alla mano, che le conversioni per il nostro settore provengono da Facebook perché è lì che si trova attualmente il nostro pubblico. Facebook non è cool, non fa notizia? Ok, ma se parliamo di risultati commerciali è lì che investo per vendere.

Cultura digitale ad hoc.

Nel progettare un piano di marketing o un evento c’è sempre una radice comune: quella dei valori del brand e dei desideri del consumatore-spettatore. Il problema non è mai tecnico, al centro c’è il linguaggio con cui rappresentiamo il problema. Fra i migliori progetti recenti di Cultura e Digitale segnalerei il rebranding della Fondazione Arturo Toscanini di Parma o lo start-up del festival Kum diretto da Massimo Recalcati, l’allievo prediletto di Jacques Lacan.

Cultura e Digitale: quando, come, perché?

Quando? Quando non cerchi un’agenzia per toglierti un pensiero ma per crearti un problema. Noi siamo dei facilitatori. Tuttavia, quando arriviamo, poniamo delle sfide. Non iniziamo mai dal servizio. Elaboriamo prima un’analisi che il cliente paga – altrimenti non ne percepisce il valore – e che rilasciamo anche nel caso in cui il progetto non prosegua perché magari troppo ambizioso. Solo dopo l’analisi elaboriamo un preventivo all’interno del piano di marketing complessivo e decidiamo insieme se andare avanti. Abbiamo adottato questa metodologia perché non è serio vendere servizi a listino: ogni caso ha problemi diversi.

Fatta l’analisi e approvato il piano – marketing, eventi o web – si sviluppa una timeline d’azione misurabile. Per l’esecuzione del lavoro abbiamo vari strumenti dedicati alla gestione del workflow e al controllo dei risultati.

Perché scegliere Cultura e Digitale in una frase?

Non è possibile affidare un progetto di marketing culturale a un’agenzia che non si è mai occupata di questo settore, così come sconsiglierei Cultura e Digitale a qualcuno che ha bisogno di un progetto nel settore dei magazzini automatici o delle valvole. Rispetto a un cliente internazionale, invece, ritengo che possiamo essere molto competitivi anche fuori dall’Italia, soprattutto se si parla di teatro e musei. Insieme alla Francia offriamo il più grande patrimonio artistico del mondo; noi, in particolare, siamo gli inventori del teatro “all’italiana” e poi del melodramma. A chi farebbe aprire una pizzeria anche se fossimo a Londra? A un inglese o a un napoletano?

Uscreen: una web tv per la cultura

By News No Comments

VOD e web tv: teatro e opera on-demand ai tempi del Covid

Alla fine è successo: una nuova stretta alle norme, in seguito al DPCM del 24 ottobre 2020, ha decretato la chiusura di teatri e sale da concerto in Italia. Di nuovo.

Cosa faranno le compagnie e i festival che si stavano preparando a tornare in scena? Probabilmente, quello che hanno fatto durante il lockdown: una nuova migrazione sui canali digitali.

La scorsa primavera, nei mesi più critici dell’emergenza da Covid-19, molte realtà del mondo operistico hanno deciso di “trasferirsi” momentaneamente online. Un recente studio di Opera Europa afferma che mentre solo il 48% dei teatri d’opera è riuscito a realizzare spettacoli live dall’inizio della pandemia, il 93% si è impegnato a organizzare eventi online per un pubblico digitale, per offrire “sollievo artistico” a chi era costretto in casa.

Dirette social e streaming

Le dirette social si sono rivelate uno strumento di successo. Anche noi, con il festival Donizetti Opera e la Fondazione Teatro Donizetti, abbiamo imboccato questa via. L’evento di punta è stato il Gran Gala sul sofà: una sorta di varietà, condotto dal direttore artistico Francesco Micheli e dal direttore musicale Riccardo Frizza, dove le esibizioni di cantanti “amici” del festival si sono alternate a interviste e contenuti inediti. La partecipazione è stata calorosa: 43mila minuti totali (più di 30 giorni!) di visualizzazioni su Facebook e YouTube, per un totale di 40mila persone raggiunte durante la diretta visibile contemporaneamente su entrambi i canali social.

Ma le dirette social non sono state l’unico strumento adottato dai teatri d’opera: dall’inizio della pandemia sono sorte molte web tv, su modello di realtà già esistenti come la piattaforma Opera Vision (creata proprio da Opera Europa).

Il fenomeno delle web tv dedicate all'opera

Strano? Ma no: prima o poi, probabilmente, sarebbe accaduto comunque. Era solo questione di tempo prima che anche i teatri d’opera decidessero di affidare al web i loro contenuti video; alcuni lo avevano già fatto.

Triste? Nemmeno: rendere disponibili online alcune produzioni “storiche” non significa certo disincentivare la presenza live un appassionato non baratterà mai l’esperienza del teatro con quella dello streaming, potendo scegliere – ma, semmai, catalogare un vasto archivio di bellezza rimasto inaccessibile per troppo tempo.

Qualche esempio.

Durante il lockdown il Met ha lanciato “Nightly Met Opera Streams”, rendendo disponibili in streaming le grandi produzioni degli ultimi 14 anni. L’Opera Reale Svedese di Stoccolma ha aperto il proprio canale digitale, Operanplay.se; la Royal Opera House di Londra ha offerto un mese di prova gratuito su Marquee TV, servizio di streaming internazionale dedicato alle arti dello spettacolo.

Chi aveva già una web tv ha ampliato il proprio programma creando eventi speciali (proprio come ha fatto Opera Vision, che ha organizzato una rassegna di opere mozartiane fra marzo e aprile) o rendendo alcuni contenuti disponibili gratuitamente per un periodo limitato, come la Digital Concert Hall della Berliner Philharmoniker.

In Italia il Teatro Massimo di Palermo ha offerto un ricco palinsesto di opere e concerti annunciando il programma giorno per giorno, mentre i principali teatri dell’Emilia-Romagna (la Fondazione Lirico-Sinfonica del Teatro Comunale di Bologna, i teatri di tradizione di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Ferrara e Ravenna e il Teatro Amintore Galli di Rimini) hanno recentemente creato il portale OperaStreaming che trasmetterà in diretta alcune delle loro produzioni.

Proprio in questi giorni l‘ANFOLS, Associazione Nazionale Fondazioni Lirico Sinfoniche, lancia il progetto Aperti, nonostante tutto, sorta di palinsesto nazionale che coinvolgerà le 12 Fondazioni Liriche aderenti attraverso i canali digitali di ciascuna di loro. È nell’ambito di questa iniziativa che debutterà la web tv dell’Arena di Verona, il cui streaming sarà ripreso anche dall’ANSA.

Sembra che un po’ ovunque si sia venuta a creare quella realtà auspicata mesi fa da Dario Franceschini, ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, che è stata accolta dall’opinione pubblica con un misto di entusiasmo e perplessità. Stiamo parlando del “Netflix della cultura”: che ci piaccia o no, è esattamente ciò che si sta verificando in tutto il mondo.

Uscreen: la nostra esperienza con il festival Donizetti Opera e il Festival della Valle d'Itria

Nella primavera del 2020, quando l’immediato futuro dei teatri era ancora incerto, abbiamo lanciato la web tv del Festival della Valle d’Itria, la prima web tv italiana dedicata all’opera. Gli spettacoli in scena divenivano così fruibili gratuitamente in diretta o on-demand.
Al suo primo lancio la web tv del Festival della Valle d’Itria ha totalizzato 800 iscrizioni provenienti da 28 Paesi (fra cui Giappone, Brasile, Australia, Israele, Messico e Filippine) e generato 3mila visualizzazione uniche di contenuti.

Il successo della web tv ci ha incoraggiato a crearne una anche per il festival Donizetti Opera di Bergamo, nonostante l’edizione 2020 fosse confermata.

Pochissimi giorni fa (nel momento in cui scriviamo) il DPCM del 24 ottobre ha congelato tutto, a meno di un mese dalla prima e – ironia della sorte – proprio nel giorno del World Opera Day. La partecipazione del pubblico alle prime date del festival, al momento, è sospesa.

Cosa si fa in questi casi?

Si va in scena comunque… come si può. Nel nostro caso, online.

Così alcuni dei titoli in cartellone andranno in onda sulla nuova web tv del festival. Gli utenti potranno iscriversi e accedere alle registrazioni in HD degli spettacoli, accanto ad altri contenuti come la Donizetti Revolution di Francesco Micheli.

Perché Uscreen?

Quando abbiamo deciso di creare una web tv per i nostri clienti ci siamo posti diversi problemi. L’esperienza già maturata da Cultura e Digitale nella gestione delle web tv e dello streaming per la cultura ci ha permesso di avere fin da subito un’idea molto chiara di ciò che cercavamo: serviva una piattaforma che innanzitutto prevedesse un sistema di pricing modulabile e, in aggiunta, che offrisse prestazioni di alto livello e il massimo della sicurezza.

Abbiamo scelto Uscreen, una piattaforma di distribuzione di video on-demand che permette di creare e personalizzare la propria web tv. Mentre la maggior parte dei servizi offre, ad esempio, la sola vendita di contenuti digitali – ma non la possibilità di scaricarli per la visualizzazione offline –, Uscreen risponde alle esigenze di tutto ciò che riguarda il mercato digitale, colmando il gap fra i creatori di contenuti e lo spettatore finale. Oggi Cultura e Digitale distribuisce Uscreen in Italia, partecipando al suo programma di affiliate.

Ecco alcuni dei vantaggi che abbiamo riscontrato, sia per il digital creator che per l’utente:

  • possibilità di caricare video (ma anche documenti, immagini,PDF, presentazioni, webinar) sia con un normale upload che in modalità bulk o addirittura attraverso il caricamento web, connettendosi tramite FTP, Dropbox, Google Drive, YouTube, Vimeo etc;
  • possibilità di lanciare dirette live streaming;
  • possibilità per l’utente di usufruire dei contenuti su qualsiasi dispositivo, dallo smartphone (Android e iOS) al tablet, dal computer alla smart tv;
  • canale e vetrina personalizzabili: si possono usare i template forniti dalla piattaforma anche senza competenze di coding (ma chi le ha può customizzare completamente l’aspetto del digital storefront tramite il pannello dell’amministratore);
  • possibilità di tracciare la propria audience;
  • diverse modalità di fruizione da mettere a disposizione dell’utente, dal noleggio all’acquisto una tantum di un contenuto fino all’iscrizione in abbonamento;
  • possibilità di creare coupon e promozioni;
  • acquisti in-app;
  • possibilità per l’utente di effettuare il download sul dispositivo locale per accedere ai contenuti anche offline;
  • possibilità per l’utente di riprendere la visione di un video tornando al punto in cui si era interrotto;
  • possibilità per l’utente di riprodurre l’audio in background anche quando lo smartphone è bloccato;
  • supporto 24/7 per il digital creator;
  • uso di un CDN globale, che permette uno streaming sicuro senza buffering da qualsiasi parte del mondo;
  • uso di un DRM di proprietà e di strumenti di crittografia, che assicurano la massima sicurezza: il digital creator rimane l’unico detentore dei propri materiali, che sono protetti da copyright;
  • video in alta risoluzione (1080p, 1920×1080 px);
  • hosting video HD veloce incluso nella piattaforma.

Al momento Uscreen è usato da più di 11mila creatori e 2,3 milioni di utenti in 195 Paesi.

Le domande che tutti ci stiamo facendo su opera e web tv

Lo streaming rischia di soppiantare il teatro, mettendolo ancora di più in crisi?

Quando si parla di “Netflix della cultura” lo si fa generalmente con un’accezione negativa. Non tutti sanno, però, che i colossi dell’intrattenimento online – che durante i mesi di lockdown non hanno osservato un calo di fatturato – non sono rimasti con le mani in mano.

Molte grandi piattaforme si sono adoperate per aiutare economicamente i settori artistici in difficoltà. E Netflix (proprio lui!) ha donato cento milioni di dollari come supporto d’emergenza alle figure professionali dell’industria televisiva e cinematografica rimaste improvvisamente senza lavoro, come elettricisti, truccatori e montatori. Di questa donazione ha beneficiato anche il cinema italiano, che può attingere a un fondo di un milione di euro.

In più, nessun vero appassionato di teatro potrebbe mai pensare di rinunciare volutamente all’opera dal vivo in cambio di uno schermo e due casse acustiche. Ma fintantoché le web tv sono l’unico strumento dei teatri per andare avanti, per raccogliere il frutto del lavoro di mesi e per far lavorare (e pagare) gli artisti… allora non si tratta di impoverire i teatri, ma di aiutarli. Non di soppiantarli, ma di traghettarli al di là di un’emergenza, magari avvicinando anche un nuovo pubblico.

Il fenomeno delle web tv dedicate all’opera e al teatro si esaurirà con la fine della pandemia?

Probabilmente no. Semmai, tornerà a fare quello che ha sempre fatto: non sostituire l’esperienza dal vivo, ma muoversi parallelamente ad essa per fare da archivio, contenitore e memoria storica. In fondo, quando Rai 5 trasmette la registrazione di un’opera che abbiamo già apprezzato a teatro, la rivediamo sempre con piacere e nessuno grida all’orrore. Perché con un servizio on demand dovrebbe essere diverso?

Ha senso l’opera senza teatro e il teatro senza pubblico?

Per noi no. L’esperienza musicale a teatro è legata a doppio filo all’acustica del luogo, agli applausi del pubblico, a un bis richiesto e concesso; insomma, al “qui e ora”. Il teatro è esperienza condivisa.

Ma il teatro, in questo momento, ha bisogno di noi: pagare un piccolo prezzo per assistere a un’opera in streaming può fare la differenza per molti lavoratori dello spettacolo.

Non da ultimo siamo anche noi ad avere bisogno del teatro, di stringerci attorno al teatro, di socializzare grazie al teatro. Una community virtuale, quantomeno nell’immediato, non è di poco valore: scrivere all’amico melomane per commentare l’opera appena vista online può significare ancora qualcosa. Almeno per il momento.

Il più sicuro, ma anche il più fragile: l’impatto del Covid sul teatro

By News No Comments

A soffrire particolarmente sono stati i teatri e non è difficile capire perché: le norme di distanziamento, spesso molto severe, hanno penalizzato tutte quelle forme di intrattenimento basate sulla presenza, molto più di settori come editoria e gaming.

Eppure i teatri sono un luogo sicuro. Il più sicuro, secondo un’indagine condotta dall’AGIS proprio in questi giorni: in Italia, dal 15 giugno (data di riapertura dei teatri) al 3 ottobre 2020, sono andati in scena 2.787 spettacoli, con un numero complessivo di 347.262 spettatori (130 presenze in media ogni data). I contagi? Uno.

Teatro e Covid-19: le conseguenze economiche a medio e lungo termine

Uno studio condotto dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico afferma che, nelle regioni OCSE (Italia compresa), i posti di lavoro a rischio nel campo dell’arte e dell’intrattenimento vanno dallo 0,8 al 5,5% dell’occupazione.

Un esempio: in Germania le imprese culturali stanno licenziando sempre più dipendenti. Il tasso di disoccupazione medio della Germania è del 5,2%, ma sale al 6,2% se isoliamo la macro-area dell’industria delle arti e dell’intrattenimento e addirittura al 13,10% se consideriamo solo le arti dello spettacolo.

Tasso di disoccupazione in Germania – Studio OCSE

L’aspetto che spesso si dimentica è che lo stop agli spettacoli non influenza soltanto i teatri in sé ma tutta la macchina produttiva, che coinvolge a cascata un gran numero di settori: se un teatro rimane chiuso non saranno soltanto attori e registi a non lavorare, ma fonici, attrezzisti, custodi, personale di sala, addetti alla biglietteria, sarti, imprese di pulizie, idraulici, elettricisti.

Quali saranno le conseguenze delle chiusure dovute al Covid? Probabilmente gli effetti di questa crisi influenzeranno l’offerta di beni e servizi culturali nei mesi (se non, addirittura, negli anni) a venire. Nel medio termine il minor livello di turismo nazionale e internazionale, il calo del potere d’acquisto e la riduzione dei finanziamenti pubblici e privati per la cultura peggioreranno la situazione. Nel lungo termine non sarà solo il settore culturale a registrare delle perdite: tutto questo avrà un impatto negativo su città e regioni in termine di posti di lavoro, entrate, livelli di innovazione, benessere dei cittadini e vitalità della comunità.

Le misure finanziarie adottate per il teatro nel mondo (e perché in molti casi non stanno funzionando)

I governi di tutto il mondo hanno introdotto molteplici misure a sostegno dei lavoratori e delle imprese. Ma molte di esse si sono rivelate poco adeguate alle peculiarità di ciascun settore.

Il motivo? Le misure per l’occupazione e il sostegno al reddito non sempre rispecchiano la fluidità delle nuove forme di lavoro, spesso freelance, che sono le più precarie e che sono la norma nel settore culturale e creativo. La crisi ha messo a nudo in modo molto netto la fragilità strutturale dell’economia culturale in molte regioni dell’OCSE.

Le stesse statistiche ufficiali, per questo motivo, sono spesso inesatte: l’occupazione culturale è sottovalutata perché le indagini sulla forza lavoro includono solo il lavoro principale retribuito di un intervistato. È per questo che, anche se i governi di tutto il mondo hanno messo numerosi fondi a disposizione delle imprese culturali, non sempre questi fondi sono stati in grado di “raggiungere” in maniera capillare i lavoratori dello spettacolo.

Il calo di investimenti pubblici

Secondo l’OCSE è probabile che, dopo questi primi aiuti finanziari, assisteremo a una riduzione dei finanziamenti pubblici per il settore culturale e creativo. Dopo l’ondata di fondi di emergenza, le principali fonti di finanziamento pubbliche e private per l’arte e la cultura potrebbero andare incontro a un calo, in particolare a livello locale.

In tutta l’area OCSE, la spesa dei governi per il settore dell’arte e dell’intrattenimento ha rappresentato solo il 3% della spesa nel 2017. Se questo dato dovesse calare ancora sarà tutta la finanza pubblica a livello locale ad essere colpita, con una forte pressione sulla spesa e una riduzione delle entrate, aumentando così i deficit e il debito. È nel medio termine che ci si aspetta l’impatto più forte.

Spesa pubblica subnazionale per “intrattenimento, cultura e religione” in % della spesa pubblica totale nella categoria (2017) – Studio OCSE

E i finanziamenti privati?

Ci sono Paesi, come gli Stati Uniti, in cui le donazioni private costituiscono la principale entrata dei teatri (in Europa i contributi pubblici hanno un peso maggiore). È così che si sono verificati casi come quello del MET, che ha cancellato addirittura l’intera stagione 2020/2021: dovendosi reggere esclusivamente su entrate private, una struttura così grande e con costi di gestione così esorbitanti non potrebbe mai sopravvivere se non a capienza completa.

In seguito alla pandemia, però, molte aziende, organizzazioni e fondazioni hanno dovuto rivalutare le spese destinate al alla filantropia; questo alla luce non solo del calo dei ricavi, ma anche della volatilità del mercato azionario. Alcune organizzazioni no-profit sono andate in controtendenza aumentando le donazioni dall’inizio della crisi, ma non è detto che questo trend positivo continuerà nel medio termine. E quindi, anche la disponibilità di finanziamenti privati ​​potrebbe calare.

I contributi delle società per autori e artisti

In molti casi sono state le società per artisti a dare speranza ai lavoratori dello spettacolo. Ecco qualche esempio:

  • In Francia la SACD, la società per drammaturghi e compositori, ha istituito un fondo di 500.000 euro destinato agli autori senza reddito fisso che sono stati oggetto di cancellazioni durante il lockdown; in collaborazione con il French Film Institute hanno lanciato un fondo specifico per autori nei settori audiovisivo, web, animazione e arti dello spettacolo.
  • In Germania la GEMA, l’organizzazione tedesca per i diritti dello spettacolo, ha messo in atto fondi di emergenza di 40 milioni di euro per cantautori e compositori.
  • Nei Paesi Bassi la società di gestione collettiva Buma/Stemra ha anticipato i pagamenti delle entrate dei diritti d’autore per i prodotti televisivi e radiofonici. Grazie a questa misura, circa 38 milioni di euro sono stati pagati a giugno 2020 anziché a settembre 2020.
  • In Lettonia la LalPA ha fornito ai suoi membri un anticipo del 30% sulle royalties raccolte nel 2019.
  • In Italia la SIAE ha messo in atto fondi di emergenza per 60 milioni di euro per cantautori e compositori.

Teatri d’opera in Italia: un esempio virtuoso

Secondo uno studio appena pubblicato da Opera Europa, dall’inizio della pandemia quasi il 60% dei teatri d’opera ha contribuito in modo pratico, producendo dispositivi protettivi o impegnandosi in iniziative sociali. Il 50% ha coinvolto pubblici di dimensioni ridotte in spettacoli live e più del 90% ha dato vita a performance online per intrattenere e confortare il pubblico, offrendo un po’ di sollievo artistico.

Un altro dato positivo – questa volta tutto italiano – viene dalla già citata indagine dell’AGIS. Che ci racconta non solo un’Italia in cui si va a teatro in tutta sicurezza ma, a ben vedere, un’Italia in cui si va a teatro – anche in tempo di pandemia.

Certamente l’estate italiana è stata “graziata” dal clima mite e dalla presenza di molti teatri all’aperto, strutture in cui è oggettivamente più semplice organizzare spettacoli in sicurezza. Ma le strutture più piccole fanno ancora fatica, penalizzate dalla severità delle regole di distanziamento.

Pochi giorni fa si è tenuta una manifestazione dei lavoratori dello spettacolo che è già storia, con 500 bauli in Piazza del Duomo a Milano e una coreografia realizzata tenendo conto del distanziamento.

Il motivo: richiedere norme meno restrittive per i teatri, aumentando il numero di posti “vendibili”. Il teatro ha dimostrato di essere in grado di rispettare le regole e molte realtà stanno soffrendo la riduzione così drastica della capienza.

Insomma: i lavoratori di tutta Italia stanno rivendicando la possibilità di fare spettacolo, perché un teatro sicuro è possibile. Noi l’abbiamo visto con i nostri occhi al Macerata Opera Festival 2020, di cui curiamo la comunicazione.

La nostra esperienza con il Macerata Opera Festival 2020

Per l’estate 2020 era prevista una ricca edizione del Macerata Opera Festival: tre opere in cartellone – Tosca, Don Giovanni e Il trovatore – e un vasto corollario di concerti e altri spettacoli. Il protrarsi dell’emergenza da Covid-19 ha costretto la direzione artistica e la sovrintendenza a rivedere il programma.

Svolgendosi in un teatro all’aperto, lo Sferisterio, il festival era certamente avvantaggiato rispetto alle rassegne destinate a spazi chiusi. Ma il pericolo di contagio non riguarda solo gli spettatori: come gestire la presenza degli artisti sul palcoscenico?  L’intera stagione è stata così ripensata, cercando di salvare quanto più possibile e di sostituire gli spettacoli annullati con altri più sicuri sul piano del distanziamento.

L’edizione è stata un successo: seppur con la capienza del teatro ridotta a un terzo, il festival ha venduto 10mila biglietti in 18 serate, superando l’obiettivo dichiarato dal sovrintendente Luciano Messi in esordio.

Quali misure sono state adottate per garantire un’edizione sicura del Macerata Opera Festival?

Capienza

  • La capienza è stata ridotta secondo la normativa: intere file di poltrone sono state eliminate dalla platea per garantire il giusto distanziamento e i posti sono stati occupati alternatamente. La capienza dei palchi è stata ridotta a un massimo di tre persone. La pianta dello Sferisterio è passata da quasi 2500 posti a poco più di 800.

Programma

  • Delle tre opere solo una è andata in scena come previsto, Don Giovanni. Non senza intervenire sull’allestimento: il regista Davide Livermore ne ha ripensato ogni aspetto, eliminando l’arredo scenico del 90% (per evitare affollati cambi di scena) e potenziando lo spettacolare videomapping proiettato sul muro dello Sferisterio. Grazie alla disponibilità degli artisti l’opera è passata da 4 a 6 repliche, infoltendo il programma senza pesare eccessivamente sul bilancio.
  • La nuova produzione prevista per il 2020, Tosca, per ragioni intrinseche al libretto non avrebbe potuto prescindere dalla presenza di grandi masse di artisti sul palcoscenico. Per questa ragione è stata rimandata all’edizione 2022. Per Il trovatore, ripresa di un allestimento creato qualche anno fa proprio per lo Sferisterio, si è rinunciato alle scene: l’opera è stata eseguita per due serate in forma di concerto, con coro e orchestra tutti sul palcoscenico – un palcoscenico lungo quasi 90 metri – e opportunamente distanziati. In questo modo si è potuto coinvolgere la quasi totalità degli artisti inizialmente scritturati.

Ingressi

  • Tutti gli ingressi sono stati ripensati, sfruttandoli al massimo per garantire che la grande quantità di spettatori (comunque più di 800 nelle serate di sold out) potessero entrare e uscire in sicurezza senza causare ritardi al programma. Ciascuno spettatore è stato accompagnato personalmente dal personale di sala, che è stato ampliato con nuove assunzioni. La temperatura veniva misurata all’ingresso con i termoscanner.
  • Si è deciso di eliminare tutto il materiale cartaceo distribuito all’ingresso. Programmi di sala, cartoline e volantini sono stati sostituiti dalle loro versioni digitali, come pure la rivista del Macerata Opera Festival: nei numerosi totem presenti fuori dagli ingressi un qr-code permetteva di accedere a questi contenuti per visualizzarli direttamente sul proprio smartphone.
  • Attraverso la creazione di un video esplicativo e di una pagina dedicata all’interno del sito, denominata “Sferisterio sicuro”, tutti gli spettatori hanno avuto la possibilità di informarsi in anteprima sulle regole da seguire per garantire un sereno svolgimento degli spettacoli.

Lavoro

  • Nel confermare l’edizione 2020 del Macerata Opera Festival, il sovrintendente ha siglato un’intesa con i lavoratori: una sorta di accordo di solidarietà unico in Italia, per mantenere stabili – pur nelle inevitabili riduzioni delle attività e della struttura produttiva – i livelli occupazionali attraverso un approccio inclusivo, solidale e nel rispetto del CCNL. Oltre 2/3 del budget 2020 sono stati investiti in contratti di lavoro artistici, tecnici e amministrativi.