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Google Arte e Cultura: cos’è e cosa offre alle istituzioni culturali

By 16 Gennaio 2019Febbraio 14th, 2020News
google arts culture cos'è

Approfondiamo il tema “Google Arte e Cultura”: cos’è la piattaforma di cui tutti parlano e come può aiutare musei, fondazioni e imprese culturali. Ma non chiamatela “app per i selfie”

In Italia si è iniziato a parlare di questo progetto soprattutto negli ultimi mesi del 2018. Ma perché all’improvviso abbiamo scoperto Google Arts & Culture? Cos’è successo in quel periodo?

Semplice. Art selfie, un’app targata Google, è sbarcata in Italia. Funziona così: un algoritmo “legge” i tratti del nostro volto e li confronta con migliaia di dipinti – provenienti dai musei di tutto il mondo – immagazzinati nella sua immensa memoria. In pratica, possiamo scoprire a quale ritratto assomigliamo. Un’app divertente e ben strutturata. Ma il progetto Google Arte e Cultura, nella cui orbita è nata l’applicazione, in realtà è molto, molto di più.

1. Cos’è Google Arte e Cultura e come si utilizza

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Google Arte e Cultura si presenta come una piattaforma.

Un museo digitale in cui visitare virtualmente mostre, collezioni e luoghi d’interesse storico situati in tutto il globo.

Stando comodamente in casa è possibile passeggiare fra i corridoi del MoMa, poi spostarsi al Taj Mahal per ammirarne le cupole dall’alto, e infine studiare nel dettaglio le pennellate della Notte stellata di Van Gogh, così da vicino da poter intravedere la grana della tela sotto la vernice.

Collezioni artistiche da tutto il mondo sono state digitalizzate grazie a Google Art Camera, con una tecnologia simile a quella di Google Street View e immagini ad altissima risoluzione: dai 7 ai 12 miliardi di pixel. Immagini che impiegano ore – e a volte giorni – per essere immagazzinate, perché Google Art Camera scatta centinaia di foto a un dipinto e poi le unisce.

A volte è necessario più di un tentativo, ma il risultato è straordinario: neanche dal vivo potremmo avvicinarci così tanto ad un quadro esposto in un museo.

Cos’è Google Arts & Culture, quindi, se non un importantissimo strumento per la cultura? Il potenziale è enorme sotto diversi punti di vista, da quello educativo a quello turistico.

Ci sono due modi per iscriversi alla piattaforma, come utenti semplici o come istituzioni culturali. I primi hanno la possibilità di creare un profilo secondo modalità che ricordano vagamente Pinterest: effettuando delle ricerche, salvando i contenuti e organizzandoli in raccolte.

Esistono molti articoli che spiegano come utilizzare la piattaforma da semplice utente. Ma è il secondo caso che ci interessa di più.

Musei, fondazioni, organizzazioni e teatri possono ottenere un proprio spazio all’interno di Google Arte e Cultura per mostrare online i propri contenuti. Un’iscrizione indubbiamente più complessa di quella necessaria per l’utente, ma che può dare ottimi frutti sul versante della qualità dei contenuti e della visibilità.

Vediamo come.

2. Google Arte e Cultura: come funziona per le istituzioni culturali?

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Google Arts & Culture nasce nel 2011 con il nome di Google art project. Ad oggi ne fanno parte 15mila musei in tutto il mondo, per un totale di 6 milioni di opere d’arte digitalizzate. Più quasi 10mila luoghi d’interesse storico-artistico, come teatri e palazzi storici.

Entrare a far parte della piattaforma funziona così: si richiede innanzitutto l’iscrizione al Google Cultural Institute, associazione no-profit. Compilando un form si dà inizio a una procedura di contratto che termina con l’adesione al progetto. A questo punto l’impresa culturale ha il suo spazio virtuale, da personalizzare con contenuti testuali e visivi.

Le modalità di upload e organizzazione dei contenuti sulla piattaforma sono diverse. Ecco le principali:

  • Singole immagini, come foto di interni o digitalizzazioni di opere d’arte. Qualunque elemento caricato può essere cercato, salvato e condiviso sui social dagli utenti di Google Arts & Culture. Con lo stesso principio si possono pubblicare file video.

  • Collezioni online. Le istituzioni culturali (come un museo, ad esempio) hanno la possibilità di raggruppare le opere in collezioni consultabili dagli utenti. Sfogliare uno di questi album è quasi come muoversi fra le stanze di un’esposizione.

  • Storie. Forse lo strumento più interessante di Google Arte e Cultura. Più di un editoriale, più di un catalogo digitale, le storie permettono di organizzare le opere d’arte secondo criteri tematici intervallandole a didascalie, spiegazioni, curiosità.
    Un esempio interessante è quello della GAM di Torino, la Galleria Civica di arte moderna e contemporanea: fra le suddivisioni per corrente artistica e periodo storico spiccano raccolte come “La GAM a colori”, che raggruppa i quadri esposti per cromie e spiega il significato dei colori nell’arte.
    Ma si possono usare le storie anche alla maniera degli Uffizi, cioè in verticale: ne “La Maestà di Santa Trinità Cimabue” si studia una singola opera da vicino, zoomando di volta in volta su un particolare diverso spiegato da un’accurata didascalia.

Attraverso gli strumenti di Google arts & culture, quindi, si può raccontare un’impresa culturale a 360°, trasformando l’esperienza dell’utente in un’immersione coinvolgente e interattiva. Ma questa piattaforma suscita ancora alcune perplessità.

3. Digitalizzare l’arte è corretto? O Google Arts & Culture allontana gli utenti dai musei?

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La domanda è legittima. Pensiamoci. Se ho la possibilità di esplorare il British Museum dal divano di casa mia, in fondo, perché arrivare fino a Londra? Se posso visitare un famoso palazzo gratis – anche solo virtualmente – perché pagare il biglietto d’ingresso?

Ovviamente Google è di tutt’altro avviso: conoscere i tesori che si celano nei musei, come ha spiegato più volte la responsabile del progetto Luisella Mazza, spingerebbe gli utenti a visitarli di persona.

La stessa app di cui parlavamo all’inizio, Art Selfie, potrebbe far pensare a una dissacrazione dell’arte, ridotta a un vanitoso gioco di somiglianze da condividere sui social. Ma pare che molte persone, dopo aver conosciuto i propri sosia “pittorici”, abbiano preso un volo per osservare dal vivo il dipinto a cui somigliano.

Google Arte e Cultura, insomma, piace ma divide. Il progetto si è trovato al centro di un dibattito indubbiamente affascinante: la tecnologia può aiutare la cultura, o è destinata a soppiantarla?

Non abbiamo dubbi, noi stiamo con Google. Il progetto Arts & Culture regala un’esperienza diversa, non paragonabile all’esplorazione “fisica” di un luogo d’interesse artistico. Anzi, semmai può invogliare l’utente a visitare quell’attrazione di persona, aiutandolo a progettare le tappe del suo viaggio.

In una parola, non fa concorrenza ai musei: li valorizza. Un perfetto esempio del nostro binomio preferito, cultura e digitale.