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Il futuro digitale del settore artistico-culturale

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Liberamente tratto da https://www.ftstrategies.com/en-gb/insights/the-digital-future-of-the-arts-and-culture-sector/

Adattarsi ai cambiamenti

L’industria artistica e culturale sta attraversando ora più che mai profondi cambiamenti. Il periodo pandemico ha solo accelerato i tempi, obbligando molte realtà a misurarsi con il Web ed a passare da esperienze fisiche a digitali.

Ecco 5 case history interessanti di realtà che hanno modificato il loro modo di lavorare, ben oltre le restrizioni legate alla pandemia.

1) Come la Opera North ha creato nuovi introiti grazie a un coro virtuale

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L’Opera North é una compagnia d’opera nazionale con sede a Leeds nel Regno Unito. Ben radicata nel Nord England, ha un profondo respiro internazionale, con lo scopo di diffondere l’opera e la musica per intrattenere, coinvolgere, sfidare e ispirare. Come per molte altre organizzazioni, la pandemia ha comportato una serie di sfide: mantenere il contatto col pubblico, continuare a fare musica, restare a galla economicamente.

L’idea di un coro virtuale è venuta dal lavoro SING ON, una serie di laboratori di canto originariamente organizzati in presenza per gli ultra cinquantaenni della zona di Leeds. Con l’arrivo del lockdown, il gruppo ha deciso di sperimentare delle sessioni virtuali, offrendo questa opportunità anche a un pubblico più ampio.

Il coro virtuale, noto come “Dal divano al coro” è diventato uno spazio in cui tutti possono imparare a cantare le arie dei cori d’opera via Zoom. L’Opera North ha voluto rendere il coro accessibile a tutti, così, invece di imporre un costo alle sessioni, ha preferito sperimentare il modello del “paghi ciò che senti”. Nel tempo, l’Opera North ha attuato un approccio data-driven per ottimizzare la scelta, compreso l’uso di A/B testing per diversi messaggi sul sito e definendo il momento più adatto per inviare mail per migliorare i tassi di apertura e click.

Il programma dell’Opera North ha avuto un enorme successo, con 5.000 prenotazioni da tutto il mondo, il 48% dei quali da nuovi contatti.

2) Come la Galleria dell’Ermitage ha aumentato il coinvolgimento grazie al suo gemello digitale nel Metaverso

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Il Museo Statale Ermitage a San Pietroburgo è il museo d’arte più grande al mondo per spazi espositivi. Fondato nel 1764, può sembrare sorprendente che sia un competitor per esperimenti pionieristici nel metaverso e con gli NFTs. Ma Dmitry Ozerkov, a capo del dipartimento di arte contemporanea, crede che tutti i musei a breve creeranno delle loro copie digitali nel metaverso.

Nella primavera del 2021 il mondo dell’arte tradizionale è stato sconvolto quando Christie’s ha battuto all’asta l’opera di Beeple “Everydays: The First 5000 Days” per la cifra record di 69 milioni di dollari. L’Ermitage ha colto al balzo l’opportunità di sfruttare il crescente interesse nelle tecnologie web3 e a settembre dello stesso anno ha lanciato il suo primo esperimento NFT: cinque riproduzioni digitali dei principali capolavori sono state rilasciate come NFTs. La vendita ha prodotto circa 450.000 dollari.

Nel novembre 2021 l’Ermitage ha aperto le sue porte virtuali alla prima mostra digitale: “The ethereal aether”. È stato allestito un museo gemello sulla base del concetto di metaverso.

All’interno di questo spazio virtuale sono stati esposti 38 NFTs con cui i visitatori potevano anche interagire. In un’intervista Ozerkov ha spiegato che: “in un museo reale non puoi toccare niente, viceversa in questo spazio virtuale si può fare di tutto, giocare con le opere d’arte, renderle interattive, aggiungere dati”.

Questa mostra è stata il primo passo per la creazione del “Celestial Hermitage”. Secondo la galleria, questo è il nuovo museo nella noosfera virtuale, che in futuro sarà trasformato nel ramo digitale dell’attuale museo.

Mentre il metaverso e gli NFT potrebbero non essere il giusto approccio per qualsiasi tipo di organizzazione, il settore culturale è spesso pioniere per emergere nelle future tecnologie. L’Ermitage fornisce in questo senso un grande esempio del tipo di riconoscimento che è possibile ottenere quando si adotta un approccio aperto e sperimentale.

3) Il Black Country Living Museum ha raggiunto un nuovo pubblico diventando il museo più seguito su Tik Tok

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Il Black Country Living Museum di Birmingham (UK) è un museo all’aria aperta esteso per più di 10 ettari che ricostruisce uno dei primi paesaggi industriali inglesi. Come molte istituzioni culturali, è stato fortemente colpito dal lockdown, passando da 350.000 a 90.000 visitatori con una perdita di 5,5 milioni di sterline. La maggior parte dei 270 dipendenti è stata messa in aspettativa e i soli volontari avevano difficoltà a portare avanti il lavoro. Ciò significa che molti degli attori che di solito interpretavano personaggi storici erano stati lasciati senza ruolo.

La manager del BCLM Abbey Bird ha visto il potenziale di tradurre molte di queste capacità in dominio online, perciò il BCLM è diventato il primo museo inglese a unirsi a Tik Tok.

Per adattarsi alla piattaforma, è stato testato anche del contenuto più divertente, come ad esempio il video di un farmacista vittoriano che balla allegramente una canzone di Lana del Rey lungo una strada di ciottoli.

Il canale Tik Tok del museo ha raggiunto 30 milioni di persone in tutto il mondo e attualmente ha 1.3 milioni di followers. La maggior parte dei follower è under 30 e molti di loro non avevano mai interagito con un museo sui social media. E ora che le porte del museo sono di nuovo aperte, c’è stato un aumento dei giovani visitatori. Questo prova quanto sia importante per tutte le organizzazioni sperimentare nuovi canali di comunicazione.

4) Come i portali digitali come Digital Theatre e NT stanno consolidando il ruolo degli abbonamenti digitali nel mondo del teatro

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Non c’è nulla di particolarmente innovativo nell’offrire performance via streaming (il New York Met Opera ad esempio ha lanciato il suo servizio on demand già nel 2012), ma la pandemia ha fatto crescere il pubblico di questo tipo di contenuti e vediamo così un aumento degli abbonamenti digitali.

Durante il lockdown del 2020, il National Theatre ha offerto streaming gratuiti visualizzabili su Youtube ed entro l’anno ciò si è trasformato in una nuova piattaforma streaming: il National Theatre a casa. Sono disponibili contenuti in diretta o d’archivio, con la possibilità di avere abbonamenti mensili o annuali. Esistono anche pacchetti speciali come la National Theatre Digital+ Membership che include l’abbonamento base con eventi esclusivi, notizie e prenotazioni prioritarie.

Servizi come il Digital Theatre Plus è invece specificamente pensato per istituzioni educative e offre una collezione di più di mille film, musical, musica classica, opera, ecc. Sono inoltre disponibili risorse per insegnanti e studenti come riassunti delle trame, biografie dei personaggi, analisi linguistica, contesto storico.

5) Come il noto locale londinese Koko ha reinventato il suo modello di business con un nuova tipologia di membership

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Il disastro ha colpito il locale musicale Koko pochi mesi prima della pandemia, con un incendio che ha danneggiato il tetto nel gennaio 2020. In quel momento era già ben avviato un lavoro di trasformazione del locale londinese in una meta musicale e di ospitalità di primo livello.

Nonostante la battuta d’arresto, il Koko ha riaperto i battenti nello scorso aprile: la profonda ristrutturazione ha portato 16 nuovi spazi, inclusi una terrazza panoramica e ristorante, uno studio di registrazione, una libreria, cucina a vista. Oltre a ciò, il locale sta guardando oltre le possibilità fisiche, integrando funzionalità live streaming altamente specializzate.

Stanno emergendo anche nuovi dettagli sull’innovativa offerta di membership che cercherà di creare una community creativa sia nel mondo fisico che in quello digitale. Questo evidenzia il grande potenziale del modello di business della membership sia in presenza che online. Il Koko ci offre un grande esempio di un’organizzazione che ha intuito il potenziale di questa realtà ibrida prima ancora delle restrizioni dovute alla Covid-19, riuscendo a costruire una relazione più profonda col proprio pubblico sia attraverso il mondo fisico che digitale.

Vuoi scoprire come portare la tua realtà nel digital 3.0 o creare una web tv?

Scrivi a info@culturaedigitale per una consulenza gratuita.

Articolo liberamente tratto da https://www.ftstrategies.com/en-gb/insights/the-digital-future-of-the-arts-and-culture-sector/

Podcast per la cultura

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International podcast day: perché ha senso festeggiarlo?

Il 30 settembre è l’International podcast day.
Sì d’accordo, ormai c’è una giornata per tutto. Ma perché oggi ha senso parlare di podcast in Italia?

Nel nostro Paese gli ascoltatori abituali di podcast sono in continua crescita: nel 2021 ha raggiunto il 28% degli “Internet users”.

Di certo non si tratta di un fenomeno nuovo per il resto del mondo: basti pensare che la parola “podcasting” fu eletta parola dell’anno dal dizionario statunitense New Oxford già nel 2005.
È però negli ultimi anni che è esplosa la “podcast-mania”, con un forte incremento nel periodo del primo lockdown, che non si è più arrestato, a testimonianza del fatto che l’ascolto di podcast si è presto trasformato in un’abitudine consolidata per gli italiani.

Chi sono gli ascoltatori di podcast?

Il 68% degli ascoltatori di podcast rientra nella fascia d’età tra i 18 e i 34 anni.

Si tratta, però, di un fenomeno che sembra destinato a crescere. Giusto per fornire un altro dato, oltre il 55% degli over 55 ascolta podcast abitualmente.
Inoltre il 39% degli italiani dice di non conoscere ancora questo tipo di servizio ma potrebbe esserne interessato.*

*dati della ricerca United States of Podcast di Nielsen e Audible presentata a Milano a novembre 2020, riportata da Askanews

Perché si ascoltano i podcast?

La prima motivazione che spinge un utente ad ascoltare podcast è la voglia di informarsi e approfondire un tema quando e dove vuole.

Ma non solo: l’ascolto di podcast può rappresentare anche un momento di relax o di crescita personale con la scoperta di nuovi contenuti.

Basta dare un’occhiata ai maggiori siti di podcast per averne una conferma: tra i più ascoltati troviamo programmi di mindfulness, approfondimenti su fatti storici o attualità e intrattenimento.
Quest’ultimo è l’aspetto più interessante per noi di Cultura e digitale.

Come si può fare intrattenimento culturale con i podcast?

Al momento in Italia si stanno percorrendo due strade:

  1. progetti collaterali di artisti o programmi con un forte successo in altre piattaforme (Tv, radio, social network, etc.) che propongono contenuti extra rispetto a quelli che si possono trovare nei loro canali “ufficiali”. In questo caso il podcast non vive di vita propria ma diventa un contenuto aggiuntivo, una “bonus track” del progetto principale;
  2. creazione di contenuti originali in un format forse più simile a quello dell’audiolibro che di un vero e proprio podcast.

Perché sfruttare la “podcast-mania” per la promozione di un teatro o di un altro soggetto culturale?

Chi lavora nella cultura conosce bene la scarsità di mezzi (tecnici ed economici) che si hanno a disposizione per proporre delle soluzioni promozionali al posso coi tempi.
La maggior parte delle energie, infatti, deve essere spesa per la produzione dell’esperienza artistica e chi, come noi, si occupa di marketing e promozione, deve ingegnarsi per comunicare in modo efficace con pochi mezzi.

I podcast possono essere una buona soluzione per diversi motivi:

  • il costo di realizzazione è molto contenuto. Non servono set, luci, costumi o trucchi. Basta un microfono o addirittura un telefono, a seconda del taglio editoriale che si vuole dare al racconto;
  • la durata media di ogni sessione è di 25 minuti. I contenuti, quindi, devono essere brevi e questo permette a chi si occupa dell’editing di distribuire gli argomenti su più “puntate”, in modo da avere un periodo di promozione più lungo, senza dover continuamente crearne di nuovi;
  • i contenuti sono spesso già a disposizione del teatro: basti pensare alle audiointroduzioni degli spettacoli realizzate per i non vedenti che possono essere riadattate;
  • il podcast ci permette di fare sia degli approfondimenti sull’evento culturale che vogliamo promuovere (in questo caso seguiremo la linea del progetto collaterale) che di creare nuovi contenuti ad hoc. In questo senso alcuni teatri in Italia si stanno già muovendo ideando dei veri e propri spettacoli senza scena. Format che si avvicinano più agli audiolibri, come dicevamo già, ma d’altronde sono le stesse piattaforme di podcasting a non delineare una netta distinzione tra le due cose, permettendoci di integrarle.

A cosa stare attenti quando si fanno podcast per la cultura?

Come abbiamo visto, per quanto si tratti di un mercato in continua espansione sia in termini di numeri che di ampliamento del target, al momento i consumatori di podcast hanno tra i 18 e i 34 anni.

Quando ci approcciamo a qualsiasi piattaforma dobbiamo sempre chiederci se troveremo lì il nostro target e, se la risposta è no, la domanda successiva dovrà essere “sono in grado di parlare il linguaggio di quella piattaforma per intercettare nuovo pubblico?”.

Perché per fare podcast non basta avere un argomento e parlarne ma bisogna farlo rispettando le regole editoriali di quel format, soprattutto se si vuole coinvolgere utenti che non fanno parte del nostro target ma che rispettano in pieno quello della piattaforma in cui andiamo a creare contenuti.

Sarebbe come usare TikTok senza seguire i trend e usarli secondo il proprio stile comunicativo.
Insomma, anche quando pensiamo di fare un podcast, prima di avviare il registratore dobbiamo chiederci: sembrerò un boomer?
Se la risposta è no allora premi play!

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Organizzare eventi a pagamento e dirette streaming su Facebook

Organizzare eventi a pagamento e dirette streaming su Facebook

By News No Comments

Eventi a pagamento su Facebook: come funzionano?

La pandemia non ha trasformato solo il mondo offline ma anche quello online.
Nascono nuovi social (primo fra tutti Club House) e ne crescono altri che sembravano relegati a una nicchia di utenti (pensiamo a Pinterest o Twitch).
I grandi colossi si adeguano ai tempi, passando da luogo di promozione degli eventi a vero e proprio palcoscenico.
Facebook, per esempio, da qualche mese permette di realizzare dirette streaming a pagamento (Paid Online Events).

In Italia, tranne nella breve parentesi estiva, lo spettacolo dal vivo è fermo da oltre un anno. Abbiamo già visto in questo post come il mondo della cultura sia stato capace di guardare alla pandemia come a un’opportunità per aprirsi al digital. 

Per generare entrate con gli stream, però, finora l’unica strada era quella delle webTv: crearne una propria e promuoverla attraverso i canali classici, sia online che offline.

Eventi a pagamento su youTube

Anche YouTube permette di creare contenuti a pagamento, direte voi. E avete ragione… ma YouTube ha delle regole molto rigide.
Innanzitutto non tutti i canali YouTube possono realizzare contenuti a pagamento.
Quali canali sono abilitati? Quelli che rientrano nel programma partner per la monetizzazione.
Come si diventa partner di YouTube? Con oltre 4000 ore di visualizzazione pubbliche valide negli ultimi 12 mesi e almeno 1000 iscritti al canale.

Proprio perché, come dicevamo, molti luoghi della cultura hanno scoperto il digital nel periodo pandemico, non è detto che i loro canali superino questi numeri e che, quindi, siano in grado di monetizzare il proprio video su YouTube.

Facciamo un’ulteriore precisazione sul termine monetizzare: YouTube lo usa sia nel caso in cui il video contenga contenuti pubblicitari che, quindi, generano un’entrata al canale, sia nel caso di noleggio o vendita di un video.
Tecnicamente, infatti, un’altra differenza con la stessa funzione di Facebook è che YouTube permette il noleggio o la vendita del contenuto: non si parla quindi di pagamento del biglietto assistere a uno spettacolo.
È una differenza che potrebbe sembrare solo sostanziale o tecnica (on demand vs streaming) ma importante da sottolineare nel mondo della cultura.

Quali sono, quindi, i vantaggi che offre Facebook nell’organizzazione di eventi a pagamento?

Facebook organizzazione eventi a pagamento
  1. tutte le pagine possono pubblicare video a pagamento: basta solamente rispettare i termini per la monetizzazione di cui parleremo più approfonditamente;
  2. è tutto in una sola piattaforma: puoi creare, promuovere, vendere biglietti e organizzare il tuo evento in un unico posto;
  3. fino al 30/06/2021 i creator trattengono il 100% dei ricavi e gli organizzatori non pagano nessuna commissione (meno le imposte applicabili), a eccezione dei gaming creator.

Dobbiamo, però, prestare attenzione a due cose:

  1. le modalità di versamento sul conto da parte di Facebook: riceverai i pagamenti una volta al mese dopo aver superato il saldo minimo di 100 dollari. Se alla fine del mese è inferiore a 100 dollari, il saldo accumulato sarà conservato per il mese successivo finché non raggiungerà la soglia minima per il pagamento;
  2. l’inserimento di contenuti protetti da SIAE senza averne i diritti può portare alla rimozione del contenuto e al rimborso automatico degli utenti.
    L’accordo siglato da SIAE con YouTube e Facebook, infatti, permette lo streaming di eventi e l’utilizzo di contenuti musicali sulle proprie pagine solo nel caso in cui questi siano gratuiti e senza introiti a titolo di contributo, sovvenzione, sponsorizzazione o pubblicità.

Come si organizzano eventi a pagamento su Facebook?

Promozione eventi Facebook

Accedi a questo link, seleziona la pagina che vuoi usare, accetta le condizioni d’uso e, se non l’hai già fatto, configura un account per i pagamenti.
Una volta completati i passaggi la Pagina potrebbe essere sottoposta a una procedura di revisione per assicurarsi che soddisfi le normative sulla monetizzazione per i partner. Se la Pagina non soddisfa le normative riceverai una notifica tramite e-mail.

Facebook permette comunque di creare eventi a pagamento senza aver completato la configurazione dell’account, che può essere finalizzata successivamente, entro 6 mesi dall’inizio della configurazione. Superato il limite di tempo massimo perderai i tuoi guadagni.

Ora sei pronto a organizzare eventi a pagamento su Facebook… procediamo!

Eventi a pagamento su Facebook

L’interfaccia di creazione è molto simile a quella di un classico evento:

  • inserisci il titolo, la data, il luogo, la descrizione e la categoria;
  • scegli il modo in cui le persone possono partecipare al tuo evento. Puoi programmarlo con Facebook Live (in questo modo il video resterà disponibile anche dopo la fine della diretta per gli utenti che hanno acquistato il biglietto) o aggiungere un link a una piattaforma esterna (in questo caso il video non sarà più disponibile dopo la fine della diretta);
  • scegli un prezzo: ti troverai di fronte a un menù a discesa. Non puoi indicare tu il prezzo ma sceglierne uno tra quelli elencati (non è possibile creare più fasce di prezzo). Non potrai modificarlo dopo la pubblicazione;
  • in questa fase, se vuoi, puoi impostare un limite di capacità dell’evento: può essere una buona soluzione in caso di eventi interattivi in cui un bacino d’utenza illimitato può essere difficile da gestire;
  • scegli un’immagine di copertina dell’evento e finalizza le impostazioni (aggiungi co-organizzatori, mostra la lista degli invitati, scegli chi può pubblicare contenuti all’interno dell’evento e, se lo ritieni opportuno, abilita la possibilità di ricevere domande su Messanger);
  • salva e procedi alla pubblicazione.

Due cose da sapere prima di promuovere il tuo evento a pagamento su Facebook

  • Puoi trasmettere eventi in diretta o pre-registrati: in quest’ultimo caso Facebook raccomanda di segnalarlo nella descrizione;
  • in caso di modifica di data, ora o descrizione dell’evento dopo la sua pubblicazione, i partecipanti iscritti potranno richiedere un rimborso.

Adesso puoi iniziare con la promozione del tuo evento a pagamento su Facebook!
Oltre alle classiche forme di promozione sia organiche che a pagamento, hai la possibilità di creare contenuti rivolti solo a chi ha già acquistato il biglietto, accrescendo quindi il suo interesse e dandogli ulteriori motivi per condividere l’evento con la sua cerchia di amici.

Ricorda che puoi fare delle prove di diretta per verificare la tua connessione e preparare al meglio il tuo evento, cliccando su Publish as a test broadcast anziché su Go Live nelle impostazioni di Facebook Live Producer.

Gli eventi a pagamento su Facebook sono adatti a tutti i contenuti?

Ti consigliamo questa nuova funzionalità di Facebook per monetizzare webinar, interviste, corsi o eventi teatrali che prevedano pochi contributi musicali al loro interno.
E allora la Cavalleria rusticana al Teatro San Carlo di Napoli? Quello è stato il primo grande esempio di Paid Online Events in Italia ma è stato realizzato con la partnership di Facebook.

Se il rischio che il video venga bloccato a causa della presenza di contenuti tutelati, nel caso di eventi gratuiti ci espone solo a un disservizio nei confronti degli utenti, in questo caso comporta anche una perdita economica.
Vi raccomandiamo, comunque, di contattare sempre i mandatari SIAE della vostra zona per avere maggiori informazioni sull’eventuale necessità di una Licenza.

“Stanze italiane”, un museo virtuale per l’Italia nel mondo

By News No Comments

“Stanze italiane” è l’ultimo progetto a cui abbiamo collaborato: un nuovo museo virtuale per l’Istituto Italiano di Cultura di New York, con contenuti multimediali pensati per veicolare la cultura italiana nel mondo. Ecco come è stato creato

Un nuovo museo digitale ispirato all'Umanesimo italiano

Un nuovo museo digitale ha aperto i battenti: sono nate le “Stanze Italiane”!

Negli ultimi mesi abbiamo collaborato a un per l’Istituto Italiano di Cultura di New York. L’idea – dell’italianista Fabio Finotti, il nuovo direttore della sede statunitense – era quella di creare uno spazio virtuale, digitale, ma ispirato alla cultura tipicamente italiana e umanista delle “stanze”.

In che senso “stanze”?

La parola “stanza” deriva dal latino stans stantis, “stare”, “star fermo”. Ma le stanze sono anche le strofe di una poesia. E da una strofa all’altra noi ci muoviamo, per comprenderne appieno il senso, così come nelle nostre case (specialmente in lockdown) ci spostiamo da una stanza a quella attigua. La stessa cosa accade nei musei, digitali o fisici che siano.

“Stanze italiane” è dunque un museo virtuale vero e proprio, costituito da diverse stanze tematiche.

Internet è un paesaggio che non dobbiamo utilizzare come un semplice magazzino o un deposito nel quale scaricare alla rinfusa dei contenuti. È, invece, uno spazio che va disegnato con il gusto e lo stile italiano, costruendo edifici virtuali che abbiano la stessa eleganza e fruibilità di quelli reali. […] In questo spazio – articolato e accogliente come una casa – gli amanti della cultura italiana potranno trovare ciò che cercano: memoria e innovazione, dialoghi e approfondimenti che intrecciano passato e futuro. – Fabio Finotti

L'Istituto Italiano di Cultura di New York

Gli 82 Istituti Italiani di Cultura (IIC) nel mondo sono organi del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI). Il loro scopo è promuovere all’estero l’immagine dell’Italia e la sua cultura umanistica e scientifica: per far questo collaborano con le principali istituzioni culturali del paese in cui operano. Fra le loro attività, l’organizzazione di corsi di lingua e cultura italiana, la gestione di archivi e biblioteche e la promozione del dialogo fra gli operatori culturali italiani e stranieri. 

L’Istituto Italiano di Cultura di New York è stato istituito nel 1961 e ha sede al 686 di Park Avenue, in una palazzina neo-georgiana del 1919 progettata dagli architetti W.A. Delano & C.H. Aldrich e collegata al Consolato Italiano da una terrazza. La biblioteca  dell’Istituto, dedicata a Lorenzo Da Ponte, è attualmente costituita da più di trentamila volumi.

L’esigenza di costruire un vero e proprio museo digitale nasce dalla volontà di portare la cultura italiana negli Stati Uniti e nel mondo e, contemporaneamente, di portare gli Stati Uniti e il mondo in Italia, “riunendo” virtualmente nella stessa stanza (per l’appunto!) chi ha radici italiane e chi ha, semplicemente, una grande passione per la nostra cultura. «Le Stanze italiane – ha dichiarato Fabio Finotti – permetteranno di sperimentare la ricchezza e la bellezza della nostra ospitalità».

Come funzionano i musei virtuali (e come è stato realizzato questo)

Il museo virtuale dell’Istituto Italiano di Cultura di New York sarà composto da dieci stanze tematiche (ma la natura stessa del progetto apre ad ampliamenti futuri).

E cosa conterranno queste “stanze”?

Contenuti multimediali come animazioni, video, interviste, immagini realizzati appositamente, alcuni in anteprima mondiale; tutto raccontato visivamente con uno storytelling digitale che permette la navigazione di immagini ad alta risoluzione, trasformate in mappe dei contenuti testuali e audiovisivi di ciascuna stanza.

Graficamente, l’iconografia del sito è costruita attraverso alcune immagini simbolo dell’Italia e del suo rapporto con la Grande Mela, rese disponibili da musei, fondazioni, istituzioni e collezioni private. Fra queste la Galleria nazionale delle Marche, Casa Leopardi, la Fondazione Renzo Piano, il MART di Trento e Rovereto. Come in ogni museo digitale che si rispetti non può mancare la musica: nelle Stanza Italiane il commento sonoro è affidato a brani appartenenti a ogni genere e a ogni epoca musicale, legati ai diversi temi delle Stanze e accomunati da un legame con l’Italia.

Tutte le stanze del sono state create con una piattaforma multidisciplinare specializzata nel racconto interattivo, scelta già da alcuni grandi musei virtuali come quelli creati dal Van Gogh Museum e dal Rijksmuseum di Amsterdam e dal Museum of Natural History di Stoccolma. Il sistema operativo permette di connettersi con il pubblico in modo coinvolgente attraverso:

  • Immagini zoomabili ad alta risoluzione (fino a 150.000 pixel di larghezza e altezza utilizzando la minore banda possibile, con un conseguente caricamento delle immagini molto rapido e con prestazioni elevate).
  • Sistema basato su cloud: le immagini caricate su server sono facilmente accessibili in tutto il mondo con una performance di alto livello; tutti i contenuti sono resi disponibili da un content delivery network che garantisce un’esperienza fluida, poiché sfrutta la scalabilità automatica del server evitando il sovraccarico.
  • Marcatori e contenuti personalizzabili, che permettono di rendere interattive le immagini associandole a testi, annotazioni, istruzioni, audio o video a scelta..
  • Audio ambientale, per rendere ancor più “immersiva”.
  • CSS personalizzabile, per una customizzazione completa del museo online.
  • Embed Html: il museo digitale è accessibile da tutti i moderni browser mobili e desktop e i contenuti creati sono incorporabili nel proprio sito web, indipendentemente dal content management system.
  • Immagini zoomabili e interattive a 360° supportate dal sistema, per esperienze interattive e dal carattere “immersivo”.

Le stanze del museo online e quelle in prossima apertura

Uno degli angoli della Stanza di Dante, dedicato alla mostra “Dante ipermoderno”

Le “Stanze italiane” che verranno aperte nei primi mesi sono dieci. Sono già visitabili le prime tre:

Atrio
Dedicata all’Istituto, alla sua storia, al rapporto con New York. Contiene una serie di immagini storiche dell’edificio georgiano di New York che ospita l’Istituto dagli anni Sessanta del Novecento.

Stanza di Dante
Dedicata al Sommo Poeta, aperta in onore del Dantedì 2021 (il 25 marzo, data d’inizio del viaggio ultraterreno del Sommo Poeta attraverso l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso). La “Stanza di Dante” svelerà una serie di tesori come “Dante ‘prezioso’ 1321-2021”, una spilla in oro, smalto e brillanti disegnata dall’artista Mimmo Paladino e realizzata dal designer Cleto Munari, nuovo oggetto creato per le celebrazioni di quest’anno e mostrato qui in anteprima. Oltre alle immagini del gioiello, ci saranno un’intervista agli autori moderata da Alba Cappellieri (direttrice del Museo del gioiello di Vicenza e docente del Politecnico di Milano), testi di approfondimento, immagini dei bozzetti. Altro contenuto della “Stanza di Dante” è una video conversazione di Fabio Finotti con Giorgio Bacci, docente di Storia dell’Arte Contemporanea dell’Università di Firenze e curatore della mostra “Dante Ipermoderno. Illustrazioni dantesche nel mondo 1983-2021”, che da aprile comincerà un tour espositivo presso alcuni istituti Italiani di Cultura, come quelli di Mosca e Londra. Terzo pannello di questa “Stanza” è una video conversazione del direttore Finotti con Leonardo Frigo, giovane artista italiano residente a Londra che descrive la sua ultima creazione “Dante Alighieri Inferno” dedicata alla prima Cantica della Commedia: 33 violini e un violoncello interamente decorati da disegni ad inchiostro che illustrano i singoli Canti.

Stoà
il portico, luogo d’incontro, passaggio e sguardo dall’interno verso l’esterno e viceversa, ispirato al “portego” che collegava tutte le stanzedelle case veneziane. A inaugurarla un video intitolato Per riveder le stelle – Una serata tra musiche e poesie, abbassando le luci, realizzato in collaborazione con il Teatro Rossetti di Trieste diretto da Paolo Valerio in occasione dell’iniziativa di Rai Radio2 “M’illumino di meno”. Prossimamente sarà disponibile una conversazione dedicata alla “Musica migrante” con Luca D’Ambrosio (blogger di musicletter.it), Umberto Marin (fondatore di Time for Africa) e alcuni musicisti, come Kora Hero, che hanno saputo intrecciare la tradizione musicale dei loro paesi di origine con le suggestioni di quella italiana e europea. Nell’Atrio saranno presto visibili documenti audiovisivi raccolti grazie alla collaborazione con RAI Italia.

Prossimamente saranno aperte:

Galleria
Per conoscere personaggi e opere dell’arte italiana o legata all’Italia, con conversazioni dedicate a opere iconiche della contemporaneità con la storica dell’arte Laura Mattioli in collaborazione con il CIMA. Center for Italian Modern Art di New York. E ancora, gli incontri con artisti come Ezio Gribaudo curato da Victoria Surliuga (docente di Italian Studies presso la Texas Tech University di Lubbock)

Auditorium
Uno spazio per il cinema, i concerti musicali, la televisione e tutte le forme di produzione audiovisiva fino a internet.

Caminetto
Per i dialoghi più intimi su personaggi e libri che uniscono le due sponde dell’Oceano.

Biblioteca
Per celebrare i tesori della lingua italiana.

Officina del design
Dedicata al made in Italy.

Children’s Corner
Uno spazio progettato per i più piccoli.

Horti
Per non dimenticare l’invenzione del paesaggio italiano.

Il progetto prevede un futuro ampliamento con altre Stanze come la “Cucina”, il “Guardaroba”, il “Garage”, la “Palestra” e la “Soffitta”.

Visita le Stanze Italiane

La nostra intervista per Forbes France

By News

Il nostro 2020 era iniziato così: con un’intervista su Forbes France! L’intervista fa parte di un dossier intitolato “Web e digital marketing: i migliori professionisti in Italia”. A un anno di distanza pubblichiamo l’articolo completo tradotto in italiano (qui l’originale).

Cultura e Digitale, un'agenzia di marketing digitale fuori dal comune

Diamo volto e anima a Cultura e Digitale.

Cultura e Digitale esiste per fornire al settore italiano dei beni culturali una nuova consapevolezza nei settori della vendita e del fundraising – e quindi, inevitabilmente, del web.

Non a caso nasce da una storica dell’arte, Sara Francia, con una tesi premiata dal Maxxi sull’arte concettuale del secondo ‘900, che oggi si occupa di SEO: uno degli aspetti più tecnici del web, all’apparenza il più distante dalla sensibilità artistica. Tuttavia a ben guardare c’è un senso a tutto questo. Per rispondere alle domande che i ogni giorno ciascuno di noi fa a Google è necessario conoscere a fondo la tecnica ma soprattutto il contenuto. È una questione semiotica. Qui Cultura e Digitale fa la differenza: analisi semantica del significato per elaborare la strategia e proprietà tecnica per posizionare il significante.

Al fianco di Sara c’è un team di under40 tutto al femminile, fatta eccezione per l’altro fondatore, Andrea Compagnucci, che da un decennio si occupa di sviluppo commerciale e fundraising in campo operistico, con oltre 5 milioni di euro fra sponsorizzazioni e donazioni raccolte in carriera. Oggi Andrea è fra l’altro Head of Marketing e fundraising all’Arena di Verona.

Il target a cui si rivolge Cultura e Digitale è un piccolo oceano blu italiano in cui cerca di portare la filosofia di un marketing digitale per i beni culturali, al momento molto più avanzata nei paesi anglosassoni. Il focus di Cultura e Digitale sono fondazioni e teatri d’opera oltre a università, musei, festival multidisciplinari. Fra i clienti alcuni scelgono di avere tutti i servizi offerti come fanno la Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo o lo Sferisterio di Macerata, mentre altri chiedono di curare solo determinati aspetti, come La Toscanini di Parma o il Festival della Valle d’Itria.

Poi c’è l’altro mare nel quale nuotiamo più raramente, ma con grande divertimento: l’organizzazione di eventi. Sono i casi in cui, spesso partendo da un progetto di sponsorizzazione nasce un evento privato nel quale iniettiamo il know-how artistico che ci differenzia da qualunque altra agenzia del settore. In quei casi succede la magia: incentive che diventano esplosioni di creatività, anniversari aziendali con spettacoli per migliaia di ospiti, inaugurazioni con stabilimenti produttivi trasformati in gallerie d’arte.

Ci potremo dire davvero soddisfatti quando riusciremo a portare allo stesso livello di competenza e consapevolezza la capacità di vendita delle aziende nel settore culturale e la sensibilità culturale nel settore privato.

La parola chiave di Cultura e Digitale?

Interdisciplinare. La cosa più importante, nel pensiero laterale che adottiamo per i nostri progetti, è proprio quella di mescolare i saperi e le metodologie. Da una parte applichiamo al mondo della comunicazione la tecnica verticale imparata nella macchina teatrale, dove ciascuno ha un ruolo preciso ma ogni scelta concorre a un risultato visibile per lo spettatore: in Cultura e Digitale c’è uno specialista per ogni azione marketing, fundraising, eventi, SEO, advertising, analytics. Ma ciò che si vede alla fine è un prodotto coerente con il brand. Dall’altra portiamo nel settore culturale obiettivi economici e risultati verificabili, come sempre ci è richiesto dai clienti corporate.

In entrambi i casi c’è ancora molta strada da fare: serve più consapevolezza nei decisori d’acquisto. Come può sentire la necessità di un servizio come il nostro chi non conosce l’importanza di una pianificazione online o il percorso d’acquisto del proprio cliente all’interno dell’e-commerce? Sa che il 90% dei teatri italiani lascia il suo e-commerce in mani esterne e non possiede i dati degli acquirenti? Parlo anche dei grandissimi. E sa che quasi nessuno saprebbe misurare il ROI delle proprie campagne online?

Le faccio un esempio: in Francia l’Opéra de Paris ha 49500 ricerche mensili, in Italia 1300. L’Arena di Verona in Italia ha 60500 ricerche mensili ma in Francia solo 590. Crede che si tenga sempre conto di questo dato per strutturare una campagna? Sa che operadeparis.fr ha 28000 parole chiave posizionate in Francia mentre teatroallascala.org ne ha 14000 in Italia? La metà. Eppure il brand internazionale del Paese che possiede la stragrande maggioranza del repertorio è il secondo, no?

Una cosa che mi fa impazzire di ogni cliente, sia culturale sia corporate, è la vanità di molte azioni di comunicazione. Oggi, ad esempio, tutti ci chiedono Instagram o TikTok fino a quando non facciamo veder loro, dati alla mano, che le conversioni per il nostro settore provengono da Facebook perché è lì che si trova attualmente il nostro pubblico. Facebook non è cool, non fa notizia? Ok, ma se parliamo di risultati commerciali è lì che investo per vendere.

Cultura digitale ad hoc.

Nel progettare un piano di marketing o un evento c’è sempre una radice comune: quella dei valori del brand e dei desideri del consumatore-spettatore. Il problema non è mai tecnico, al centro c’è il linguaggio con cui rappresentiamo il problema. Fra i migliori progetti recenti di Cultura e Digitale segnalerei il rebranding della Fondazione Arturo Toscanini di Parma o lo start-up del festival Kum diretto da Massimo Recalcati, l’allievo prediletto di Jacques Lacan.

Cultura e Digitale: quando, come, perché?

Quando? Quando non cerchi un’agenzia per toglierti un pensiero ma per crearti un problema. Noi siamo dei facilitatori. Tuttavia, quando arriviamo, poniamo delle sfide. Non iniziamo mai dal servizio. Elaboriamo prima un’analisi che il cliente paga – altrimenti non ne percepisce il valore – e che rilasciamo anche nel caso in cui il progetto non prosegua perché magari troppo ambizioso. Solo dopo l’analisi elaboriamo un preventivo all’interno del piano di marketing complessivo e decidiamo insieme se andare avanti. Abbiamo adottato questa metodologia perché non è serio vendere servizi a listino: ogni caso ha problemi diversi.

Fatta l’analisi e approvato il piano – marketing, eventi o web – si sviluppa una timeline d’azione misurabile. Per l’esecuzione del lavoro abbiamo vari strumenti dedicati alla gestione del workflow e al controllo dei risultati.

Perché scegliere Cultura e Digitale in una frase?

Non è possibile affidare un progetto di marketing culturale a un’agenzia che non si è mai occupata di questo settore, così come sconsiglierei Cultura e Digitale a qualcuno che ha bisogno di un progetto nel settore dei magazzini automatici o delle valvole. Rispetto a un cliente internazionale, invece, ritengo che possiamo essere molto competitivi anche fuori dall’Italia, soprattutto se si parla di teatro e musei. Insieme alla Francia offriamo il più grande patrimonio artistico del mondo; noi, in particolare, siamo gli inventori del teatro “all’italiana” e poi del melodramma. A chi farebbe aprire una pizzeria anche se fossimo a Londra? A un inglese o a un napoletano?

Come a teatro, ma online: la Web TV del festival Donizetti Opera 2020

By News No Comments
Ovvero: come abbiamo portato in scena una rassegna operistica in pieno lockdown grazie al live streaming

 

È successo davvero e possiamo testimoniarlo: un festival d’opera può sopravvivere (e, anzi, godere di ottima salute) anche se “trapiantato” online. Vi raccontiamo la nostra esperienza con la Web TV del festival Donizetti Opera.

Lo scorso 24 settembre annunciavamo sui social che il festival Donizetti Opera di Bergamo, previsto per fine novembre, confermava il programma dell’edizione 2020. Con qualche modifica dovuta alle ultime norme di contenimento del Covid-19, ma comunque in presenza, e per di più nel Teatro Donizetti finalmente restaurato.

Esattamente un mese dopo, il 24 ottobre, veniva pubblicato un nuovo DPCM: i teatri avrebbero chiuso un’altra volta i battenti. La prima era fissata per appena tre settimane dopo.

Il team di Cultura e Digitale stava già lavorando a una Web TV per il festival, perciò la decisione è stata naturale: il festival sarebbe andato in scena, ma in streaming.

Com’è andata ce lo hanno detto i numeri (e ve lo racconteremo nelle prossime righe).

Il festival Donizetti Opera 2020 fra streaming e talk show

Belisario – © Gianfranco Rota

Il programma diffuso il 24 settembre è rimasto sostanzialmente invariato, con tre titoli di Gaetano Donizetti: Marino Faliero, Le nozze in villa e Belisario. Ciascuna opera è stata trasmessa in live streaming nelle serate delle rispettive prime (il 20, 21 e 22 novembre) ed è tuttora disponibile per la visione on demand. A queste opere si è aggiunto il concerto GaetAMO Bergamo, presentato da Cristina Parodi e dal direttore artistico Francesco Micheli.

Tutto qui?

I contenuti speciali

Nell’ottica di arricchire il palinsesto – perché ormai di palinsesto si stava parlando – sono stati creati nuovi contenuti. Abbiamo ampliato la rubrica video #ParlaConGaetano (che aveva finora sempre viaggiato sui canali social) e Francesco Micheli ha registrato una speciale edizione del format divulgativo Donizetti Revolution, solitamente live, stavolta fruibile in streaming. Più legato al tema delicato della pandemia il contenuto speciale Dal dolore alla rinascita, che ha completato l’offerta della Web TV.

E quindi: come abbiamo trasferito tutto questo online? Come si restituisce in streaming l’emozione dell’opera dal vivo? Come si “costruisce”, all’atto pratico, una Web TV?

Vediamolo insieme.

Qualche dettaglio tecnico per gli appassionati di regia e streaming

Anche per il Donizetti Opera ci siamo affidati alla piattaforma Uscreen, già utilizzata per il Festival della Valle d’Itria, di cui abbiamo parlato più ampiamente in questo articolo.

Le riprese sono state eseguite da RAI (per Marino Faliero, andato in onda contemporaneamente anche su Rai5 e su Rai Radio 3) e Dynamic Opera and Classical Music (Belisario e Le nozze in villa).

Quando si registra un’opera la modalità non è la stessa di quando si gira un film. La ripresa avviene in un solo take: l’opera va in scena dall’inizio alla fine, con intervalli e cambi di scena, proprio come se ci fosse il pubblico in sala. Ovviamente ciò non vuol dire che la ripresa sia fissa: il risultato sarà comunque un montaggio di primi piani e inquadrature d’insieme.

In streaming funzionano poco le regie tradizionali, c’è bisogno di soluzioni più cinematografiche: su questo c’è molto da lavorare. Ci troviamo davanti a un territorio nuovo, tutto da esplorare.

– Andrea Compagnucci nell’intervista dell’8 gennaio 2021 per il Corriere della Sera

Dal momento che in sala non c’era pubblico tutte le scenografie sono state allestite in platea, mentre l’orchestra è stata sistemata sul palcoscenico.

 Nelle serate di live streaming il service ha trasmesso contemporaneamente due diverse regie video: su un canale della Web TV andava in onda la registrazione dell’opera integrale, su un altro il talk show “Citofonare Gaetano” (di cui parleremo più avanti), che veniva trasmesso in diretta con periodiche pause per mostrare le scene salienti dello spettacolo.

Un altro aspetto in comune con un normale messa in scena a teatro è la presenza dei direttori di scena che dettano i tempi. In questo caso i direttori erano collegati con la regia e con i presentatori di “Citofonare Gaetano”, che avvertivano quando si avvicinava una scena dell’opera che sarebbe stata trasmessa in onda.

"Citofonare Gaetano": un talk show in diretta per ricreare l'atmosfera del foyer

Diego Passoni, Cristina Bugatty, Francesco Micheli e Alberto Mattioli – © Gianfranco Rota

La domanda che ci siamo posti, quando ci siamo trovati ad organizzare un festival interamente online, è stata: come si fa a restituire la dimensione sociale di una serata a teatro?

Un aspetto che in molti faticano ancora ad accettare, ma che noi abbiamo lottato per affermare, è che la Web TV non è un arido contenitore di video: è a tutti gli effetti un ambiente di aggregazione e come tale deve essere impostato. Non si tratta soltanto di assistere a uno spettacolo, ma di applaudire, fischiare, commentare. La missione era ricreare l’atmosfera tipica del teatro, quando si attende con ansia l’intervallo per incontrarsi nel foyer e scambiarsi le prime impressioni.

Per restituire quanto più calore possibile alle dirette streaming, nelle serate delle prime, abbiamo scelto due strumenti. Il primo è stato l’uso della live chat di Uscreen, con una stanza dedicata a ciascuna opera in onda. Gli utenti hanno così avuto la possibilità di esternare opinioni e informazioni, commentando insieme ciò che vedevano in diretta, proprio come se condividessero una grande platea. La partecipazione è stata entusiastica, con oltre 800 interventi soltanto durante la prima di Marino Faliero.

E poi c’è stato “Citofonare Gaetano“, il talk show in diretta dove a fare gli onori di casa era il Francesco Micheli. Con lui il giornalista Alberto Mattioli, dramaturg del festival Donizetti Opera, e due presentatori d’eccezione come Diego Passoni e Cristina Bugatty.

Il compito dei presentatori non si limitava a commentare l’opera in scena e svelarne le curiosità. C’è stato spazio per piccole performance, giochi in diretta e persino spuntini a tema: baccalà alla veneziana per Marino Faliero, cucina mediorientale per Belisario e una sontuosa torta nuziale per Le nozze in villa. La social media manager presente nello studio proponeva ai presentatori i commenti più interessanti della live chat come spunto di conversazione.

Non sono mancati gli ospiti, alcuni in carne e ossa, altri da remoto. Per Marino Faliero il cantante Michele Pertusi si è collegato dai camerini; durante la trasmissione delle Nozze in villa lo studio ha ospitato Elio e Rocco Tanica, mentre il direttore Enrico Melozzi si è collegato in videochiamata (i tre, in veste di compositori contemporanei, hanno eseguito il “rammendo” di un brano della partitura andato perduto).

Certamente è mancato l’odore del teatro, la sensazione al tatto del velluto delle poltrone, l’emozione delle luci che si abbassano in sala. Tutto il resto, in qualche modo, c’era.

I numeri del festival Donizetti Opera 2020

Marino Faliero – © Gianfranco Rota

Solitamente, quando si tratta di tirare le somme alla fine di un festival operistico, contiamo le presenze fisiche e il numero di biglietti venduti.

Ma quest’anno gli spettacoli del Donizetti Opera sono andati in scena in un teatro vuoto, per una platea virtuale e “diffusa”. I dati sono perciò molto diversi – e molto più interessanti – da quelli a cui siamo abituati.

Il festival ha totalizzato più di 11mila presenze. Questo, almeno, è il numero che ci restituiscono le statistiche di Uscreen: se si pensa che ad ogni abbonamento o biglietto corrispondono in media due persone che guardano dallo stesso terminale, le presenze reali sono, molto probabilmente, doppie. Le presenze a Bergamo nel 2019 erano state 10.293.

3.000 gli iscritti, di cui 2.200 abbonati a tutti i contenuti video, e 83 i giornalisti accreditati.

In totale, nel momento in cui scriviamo, la Web TV del Donizetti Opera ha raggiunto 82.874 minuti di visualizzazione (pari a 1.381 ore e a circa 58 giorni). Il record lo conquista la serata del 22 novembre, la prima de Le nozze in villa, con più di 9.000 minuti di visualizzazione. A queste presenze vanno aggiunte quelle su Rai5 (dove è andato in onda Marino Faliero la sera del 20 novembre) e Rai Play.

Le nozze in villa – © Gianfranco Rota

Se nel 2019 gli spettatori provenivano sì da 33 diversi Paesi, ma in ampia percentuale dalla Germania (o comunque dall’Europa), quest’anno il numero dei Paesi di provenienza è salito a 41, con presenze da USA, Giappone, Russia, Puerto Rico, Bolivia, Hong Kong, Paraguay, Israele, Australia, Sud Africa e Nicaragua. Fra gli spettatori anche qualche nome illustre: il caso più emblematico è stato il tenore Plácido Domingo, che ha acquistato un biglietto per Belisario (dove avrebbe dovuto ricoprire il ruolo principale) e inviato i suoi complimenti ai cantanti in scena.

Molti di coloro che avevano già acquistato un biglietto o un abbonamento hanno aderito alla campagna #iorinuncioalrimborso, donando al festival la cifra spesa e diventando così ufficialmente donors.

Va detto che molti abbonati hanno preferito convertire i propri titoli d’acquisto non in nuovo abbonamento alla Web TV, ma in un voucher per il 2021 (sperando in un’edizione in presenza). Certamente non è facile abituarsi all’idea di un teatro completamente diversa. D’altra parte, però, la dimensione digitale di questo Donizetti Opera 2020 ha avuto il merito di avvicinare un nuovo pubblico, prima distante per motivi geografici, sociali o generazionali. Quello che era nato come un problema si è trasformato in opportunità.

Per concludere: una riflessione sugli spettatori paganti

© Gianfranco Rota

Il tema forse più caldo del teatro in live streaming è quello del prezzo dei titoli.

Giusto: quanto costava un biglietto per il Donizetti Opera 2020?

L’abbonamento 59 euro, una sola opera 30 euro, il concerto di gala 20 euro. Nonostante i costi minori rispetto a un normale biglietto teatrale e nonostante con un solo abbonamento un’intera famiglia potesse assistere agli spettacoli, in molti hanno gridato alla follia.

Non siamo pienamente d’accordo.

Se consideriamo che il Metropolitan di New York per un titolo di Rossini con Juan Diego Florez chiedeva 6 dollari o il San Carlo di Napoli meno di due euro per il recital di Jonas Kaufmann, il risultato è stato qualcosa di clamoroso, e ci ha fatto capire varie questioni, oltre al fatto che quando offri qualcosa di unico e di qualitativamente alto non puoi farlo gratis.

– Andrea Compagnucci nell’intervista dell’8 gennaio 2021 per il Corriere della Sera

Se è così importante che i lavoratori dello spettacolo possano rimanere tali,
se non vogliamo svalutare la cultura in un momento storico così delicato,
se andare in scena ha un costo anche all’interno di un teatro vuoto,
allora davvero riteniamo giusto pagare poco o nulla per una performance di valore?

Lasciamo questa domanda come spunto di riflessione.

Sferisterio experience

Sferisterio Experience: il progetto che apre il teatro al turismo

By News No Comments

Il progetto Sferisterio Experience nasce per aprire il teatro a nuove formule di turismo: un’esperienza marchigiana a cavallo fra opera, turismo, formazione ed eccellenze del territorio maceratese.

Siamo abituati a pensare al teatro come a un tempio: un intoccabile luogo di cultura, in cui si entra in punta di piedi e da cui altrettanto in punta di piedi si esce. Invece ci dimentichiamo che il teatro, secoli fa, era il luogo pop per eccellenza: a teatro si socializzava, si siglavano affari, si faceva gossip; si mangiava, persino!

Ecco allora che nasce il progetto Sferisterio Experience, che spalanca le porte del teatro a una nuova forma di turismo partecipato.

Lo Sferisterio

Con la sua pianta semicircolare e un palcoscenico lungo quasi 100 metri, quella dello Sferisterio è una struttura più che rara: è l’unico teatro all’aperto all’italiana, ossia dotato di palchi. Nasce già con un’anima popolare: viene progettato nel 1823 per volere di un gruppo di cittadini, i Cento Consorti, che desideravano donare alla città una struttura dedicata al gioco della Palla al Bracciale.

Quante cose sono successe all’interno di quelle mura! Giochi, circhi equestri, cacce di tori. Poi, nel 1921, il conte Pier Alberto Conti ha un’idea rivoluzionaria, portare l’opera allo Sferisterio. Va in scena Aida e i maceratesi scoprono l’incredibile: lo stadio progettato per la Palla al Bracciale ha un’acustica eccezionale. Il resto è storia.

Oggi lo Sferisterio ospita il Macerata Opera Festival, uno fra i più apprezzati festival operistici d’Europa, e porta ogni anno in città più di trentamila spettatori da tutto il mondo. E dunque: può l’“esperienza Sferisterio”, per tutte queste persone arrivate da lontano, ridursi a una serata di gala – e poi tutti a casa? Certamente no.

Da qui nasce Sferisterio Experience, un progetto targato Cultura e Digitale by Esserci Lab che punta a far “vivere” lo Sferisterio come luogo di aggregazione. Non più un evento che inizia e finisce con lo spettacolo, ma un’esperienza che ci conduce alla scoperta di quel luogo magico che è il teatro e che fa parte di un più ampio percorso turistico. Con Sferisterio Experience non si va soltanto all’opera, ma si scopre il backstage (Lo Sferisterio Segreto, Opera iPad) e si gustano le eccellenze marchigiane (Aperitivi sul Loggione e Vip Packages). Non solo: il Macerata Opera Festival esce dallo Sferisterio per instaurare un solido legame con il territorio, con le iniziative di Opera Campus e la Biglietteria itinerante.

VIP package nei palchi

Sferisterio experience - vip package

C’è stato un tempo in cui i palchi dei teatri all’italiana erano veri e propri salotti in miniatura: luoghi dedicati alla socializzazione in cui si mangiava insieme, si giocava a carte, si fumava (oggi impensabile!). Fra un pettegolezzo e l’altro si assisteva allo spettacolo in scena.

Ovviamente oggi si vive l’esperienza del teatro in maniera completamente diversa: più attenta, più rispettosa, più concentrata. Ma questo non vuol dire che i palchi non possano più essere luoghi di condivisione.

Nell’ambito di Sferisterio Experience, la proposta del VIP Package colma proprio questo vuoto che si è venuto a creare: prenotando un intero palco da sei posti si acquista una formula esclusiva con parcheggio riservato, tour del teatro e catering durante l’opera (ovviamente nell’intervallo!).

Il VIP Package è scelto spesso dalle aziende, come esperienza di team building o come regalo.

Aperitivi sul loggione

sferisterio experience - aperitivi sul loggione

Da anni lo Sferisterio è legato all’Istituto Marchigiano di Tutela Vini (IMT). Una collaborazione che ha impreziosito il programma del Macerata Opera Festival con una serie di proposte legate al territorio maceratese e ai suoi vini; in particolare il bianco Colli Maceratesi DOC Ribona, una riscoperta recente. Così, il pubblico internazionale che ogni anno anima Macerata può arricchire la propria esperienza di visita con un articolato programma che lega musica e vino, di cui fanno parte anche gli Aperitivi sul loggione.

Storicamente il loggione è il settore meno prestigioso di un teatro: quello dove i biglietti costano meno, chiamato dispregiativamente “piccionaia”. Ma in un teatro come lo Sferisterio il loggione ha un fascino particolare. Dal punto più alto del teatro si gode di un panorama splendido: lo sguardo spazia dai Monti Sibillini alle colline del maceratese, fino – nelle giornate più limpide – al Mare Adriatico.

Nelle date di spettacolo del Macerata Opera Festival si può iniziare la serata con un aperitivo: un piccolo gruppo di ospiti ha la possibilità di raggiungere il loggione con una passeggiata guidata, scoprire le curiosità legate alla storia dello Sferisterio e, al termine della visita, degustare le DOC marchigiane. Un momento sospeso fra il giorno e la sera, nel punto più raccolto di un teatro straordinario, in cui sorseggiare un calice di vino con un panorama impareggiabile davanti agli occhi.

Sferisterio segreto

sferisterio experience - lo sferisterio segreto

Che atmosfera si respira a teatro alla vigilia di uno spettacolo? Come si allestisce un’opera all’aperto? Cosa prova un artista il momento prima di salire sul palcoscenico?

Dopo secoli, il teatro come luogo fisico continua ad affascinare e incuriosire. Lo Sferisterio segreto è un tour guidato nei luoghi off limits, quelli dove Pavarotti e Nureyev attendevano di entrare in scena: un viaggio alla scoperta dello Sferisterio in cui lo spettatore può guardare la platea dalla prospettiva degli artisti, incontrare tecnici e maestranze, ammirare da vicino il lavoro delle sarte e gli splendidi costumi di scena.

La visita, riservata a un piccolo gruppo di spettatori, è guidata dall’Associazione Amici dello Sferisterio e si può effettuare tutti i fine settimana del festival alle 18.00.

Opera iPad

sferisterio experience - opera ipad

Il Macerata Opera Festival dura poco meno di quattro settimane, a cavallo fra il mese di luglio e quello di agosto.  Lo Sferisterio, però, si anima molto prima: i tecnici montano la scenografia, gli artisti iniziano a provare, le sarte imbastiscono i costumi. È una macchina che si mette in moto giorno dopo giorno, costruendo tutto ciò che vedremo sul palcoscenico la sera della prima.

Il backstage è la parte invisibile di un festival, un mondo chiuso fra le mura del teatro a cui hanno accesso solo gli addetti ai lavori. Questo fino al 2017, quando – all’interno di Sferisterio Experience – è nato il progetto di Opera iPad. L’obiettivo: cancellare le distanze fra spettatore e teatro grazie al digitale. Immagina di poter vivere in diretta la nascita di un’opera lirica sul palcoscenico dello Sferisterio: canto, costumi, scenografia… tutto ciò che accade dietro le quinte del Macerata Opera Festival, ma direttamente dal tuo smartphone.

Dal primo giorno di prove all’ultima data del festival, per cinque minuti al giorno, le puntate di Opera iPad vanno in onda live sulla pagina Facebook del Macerata Opera Festival: gli utenti possono seguire in tempo reale il direttore musicale Francesco Lanzillotta e la direttrice artistica Barbara Minghetti e sbirciare le prove degli artisti, assistere alle sessioni di trucco nei camerini, incontrare il personale tecnico al lavoro. I video, arricchiti da interviste in diretta, news e curiosità sulla produzione, vengono regolarmente salvati sulla pagina Facebook del Macerata Opera Festival per poter essere fruibili anche in remoto.

Opera Campus

sferisterio experience - opera-campus

Lanciato nel 2019, il progetto Opera Campus coinvolge gli artisti scritturati dal Macerata Opera Festival come cover dei cantanti protagonisti. Più di un laboratorio, più di una masterclass, una vera e propria esperienza di approfondimento interpretativo: per dieci giorni gli artisti studiano, insieme a due grandi Maestri, il ruolo che potrebbero trovarsi a ricoprire in caso di indisposizione improvvisa degli artisti in locandina.

L’azione di studio promossa da Opera Campus non ha come unico scopo la preparazione a un’eventuale performance sul palcoscenico dello Sferisterio. Gli artisti avranno occasione di esibirsi negli eventi del Festival Off che, spesso, escono dai confini della città, legando a doppio filo il Macerata Opera Festival al territorio marchigiano: nel 2019 gli artisti sono stati coinvolti nello spettacolo La Carmen del desiderio (andata in scena al Teatro Helvia Recina di Macerata, al Foro Annonario di Senigallia e in Piazza Aldo Moro a Monte San Giusto) e nei numerosi flash mob organizzati sul territorio. Impossibile dimenticare “Il mio regno per un carrello”, rappresentato al Centro commerciale Il Cuore adriatico di Civitanova, che ambientava le fosche vicende di Macbeth fra gli scaffali di un supermercato.

La supervisione è affidata al segretario artistico del Macerata Opera Festival Gianfranco Stortoni e al direttore musicale Francesco Lanzillotta.

Biglietteria itinerante

sferisterio experience - biglietteria itinerante

I nostri Luca e Manu e la cargo bike del Macerata Opera Festival. L’esperienza di Luca e Manu è raccontata qui

Per il Macerata Opera Festival il team di Cultura e Digitale lavora a ogni aspetto della promozione, dal web marketing alla comunicazione offline, dalle campagne di advertising al social media marketing. Un approccio che agisce su più fronti per catturare sia i clienti consapevoli (bisogno manifesto) che quelli potenziali (bisogno latente).

Tuttavia negli ultimi anni abbiamo voluto affiancare a questo approccio un metodo diverso, muovendoci – per una volta – in direzione opposta alla digitalizzazione delle vendite. Vale a dire: presenziare le fasi del bisogno latente facendoci trovare dove i potenziali spettatori passano le proprie serate. L’estate italiana è ricca di feste, fiere e iniziative all’aperto molto frequentate: un’ottima occasione per intercettare sia i turisti che i locals e offrire loro non un volantino, non un programma, bensì la possibilità di acquistare fisicamente un biglietto proprio lì, sul momento.

Come? Con la biglietteria itinerante: una coloratissima cargo-bike attrezzata per l’emissione di titoli di accesso, che si sposta sul territorio umbro-marchigiano nel periodo estivo.

Non tutti sono informati sul programma del Macerata Opera Festival: molti sono magari a conoscenza del festival, ma non sono abbastanza appassionati d’opera da pensare spontaneamente di cercare informazioni (o un biglietto). La biglietteria itinerante, che è parte integrante del progetto Sferisterio Experience, va a colmare proprio questo gap, presidiando i luoghi di aggregazione estivi e offrendo la possibilità di comprare velocemente un biglietto anche a chi non ha dimestichezza con gli acquisti online. Ancora una volta, insomma, il Macerata Opera Festival esce dallo Sferisterio per gettare radici nel territorio.

Conclusioni. Sferisterio Experience: un doppio scambio con il territorio

Il progetto Sferisterio Experience ha puntato negli anni a integrare il Macerata Opera Festival, spesso (e a torto!) guardato con soggezione, nell tessuto dell’offerta turistica locale. Oggi possiamo dire che il beneficio è reciproco: l’iniziativa non ha solo invogliato il pubblico di melomani – i cosiddetti turisti dell’opera – a scoprire il territorio, ma anche avvicinato all’opera un tipo di pubblico totalmente nuovo. Si è venuto a creare un nuovo modello di turismo culturale che lega musica, tipicità marchigiane ed esperienze esclusive in loco: come dicevamo, un’esperienza a 360 gradi.

Uscreen: una web tv per la cultura

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VOD e web tv: teatro e opera on-demand ai tempi del Covid

Alla fine è successo: una nuova stretta alle norme, in seguito al DPCM del 24 ottobre 2020, ha decretato la chiusura di teatri e sale da concerto in Italia. Di nuovo.

Cosa faranno le compagnie e i festival che si stavano preparando a tornare in scena? Probabilmente, quello che hanno fatto durante il lockdown: una nuova migrazione sui canali digitali.

La scorsa primavera, nei mesi più critici dell’emergenza da Covid-19, molte realtà del mondo operistico hanno deciso di “trasferirsi” momentaneamente online. Un recente studio di Opera Europa afferma che mentre solo il 48% dei teatri d’opera è riuscito a realizzare spettacoli live dall’inizio della pandemia, il 93% si è impegnato a organizzare eventi online per un pubblico digitale, per offrire “sollievo artistico” a chi era costretto in casa.

Dirette social e streaming

Le dirette social si sono rivelate uno strumento di successo. Anche noi, con il festival Donizetti Opera e la Fondazione Teatro Donizetti, abbiamo imboccato questa via. L’evento di punta è stato il Gran Gala sul sofà: una sorta di varietà, condotto dal direttore artistico Francesco Micheli e dal direttore musicale Riccardo Frizza, dove le esibizioni di cantanti “amici” del festival si sono alternate a interviste e contenuti inediti. La partecipazione è stata calorosa: 43mila minuti totali (più di 30 giorni!) di visualizzazioni su Facebook e YouTube, per un totale di 40mila persone raggiunte durante la diretta visibile contemporaneamente su entrambi i canali social.

Ma le dirette social non sono state l’unico strumento adottato dai teatri d’opera: dall’inizio della pandemia sono sorte molte web tv, su modello di realtà già esistenti come la piattaforma Opera Vision (creata proprio da Opera Europa).

Il fenomeno delle web tv dedicate all'opera

Strano? Ma no: prima o poi, probabilmente, sarebbe accaduto comunque. Era solo questione di tempo prima che anche i teatri d’opera decidessero di affidare al web i loro contenuti video; alcuni lo avevano già fatto.

Triste? Nemmeno: rendere disponibili online alcune produzioni “storiche” non significa certo disincentivare la presenza live un appassionato non baratterà mai l’esperienza del teatro con quella dello streaming, potendo scegliere – ma, semmai, catalogare un vasto archivio di bellezza rimasto inaccessibile per troppo tempo.

Qualche esempio.

Durante il lockdown il Met ha lanciato “Nightly Met Opera Streams”, rendendo disponibili in streaming le grandi produzioni degli ultimi 14 anni. L’Opera Reale Svedese di Stoccolma ha aperto il proprio canale digitale, Operanplay.se; la Royal Opera House di Londra ha offerto un mese di prova gratuito su Marquee TV, servizio di streaming internazionale dedicato alle arti dello spettacolo.

Chi aveva già una web tv ha ampliato il proprio programma creando eventi speciali (proprio come ha fatto Opera Vision, che ha organizzato una rassegna di opere mozartiane fra marzo e aprile) o rendendo alcuni contenuti disponibili gratuitamente per un periodo limitato, come la Digital Concert Hall della Berliner Philharmoniker.

In Italia il Teatro Massimo di Palermo ha offerto un ricco palinsesto di opere e concerti annunciando il programma giorno per giorno, mentre i principali teatri dell’Emilia-Romagna (la Fondazione Lirico-Sinfonica del Teatro Comunale di Bologna, i teatri di tradizione di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Ferrara e Ravenna e il Teatro Amintore Galli di Rimini) hanno recentemente creato il portale OperaStreaming che trasmetterà in diretta alcune delle loro produzioni.

Proprio in questi giorni l‘ANFOLS, Associazione Nazionale Fondazioni Lirico Sinfoniche, lancia il progetto Aperti, nonostante tutto, sorta di palinsesto nazionale che coinvolgerà le 12 Fondazioni Liriche aderenti attraverso i canali digitali di ciascuna di loro. È nell’ambito di questa iniziativa che debutterà la web tv dell’Arena di Verona, il cui streaming sarà ripreso anche dall’ANSA.

Sembra che un po’ ovunque si sia venuta a creare quella realtà auspicata mesi fa da Dario Franceschini, ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, che è stata accolta dall’opinione pubblica con un misto di entusiasmo e perplessità. Stiamo parlando del “Netflix della cultura”: che ci piaccia o no, è esattamente ciò che si sta verificando in tutto il mondo.

Uscreen: la nostra esperienza con il festival Donizetti Opera e il Festival della Valle d'Itria

Nella primavera del 2020, quando l’immediato futuro dei teatri era ancora incerto, abbiamo lanciato la web tv del Festival della Valle d’Itria, la prima web tv italiana dedicata all’opera. Gli spettacoli in scena divenivano così fruibili gratuitamente in diretta o on-demand.
Al suo primo lancio la web tv del Festival della Valle d’Itria ha totalizzato 800 iscrizioni provenienti da 28 Paesi (fra cui Giappone, Brasile, Australia, Israele, Messico e Filippine) e generato 3mila visualizzazione uniche di contenuti.

Il successo della web tv ci ha incoraggiato a crearne una anche per il festival Donizetti Opera di Bergamo, nonostante l’edizione 2020 fosse confermata.

Pochissimi giorni fa (nel momento in cui scriviamo) il DPCM del 24 ottobre ha congelato tutto, a meno di un mese dalla prima e – ironia della sorte – proprio nel giorno del World Opera Day. La partecipazione del pubblico alle prime date del festival, al momento, è sospesa.

Cosa si fa in questi casi?

Si va in scena comunque… come si può. Nel nostro caso, online.

Così alcuni dei titoli in cartellone andranno in onda sulla nuova web tv del festival. Gli utenti potranno iscriversi e accedere alle registrazioni in HD degli spettacoli, accanto ad altri contenuti come la Donizetti Revolution di Francesco Micheli.

Perché Uscreen?

Quando abbiamo deciso di creare una web tv per i nostri clienti ci siamo posti diversi problemi. L’esperienza già maturata da Cultura e Digitale nella gestione delle web tv e dello streaming per la cultura ci ha permesso di avere fin da subito un’idea molto chiara di ciò che cercavamo: serviva una piattaforma che innanzitutto prevedesse un sistema di pricing modulabile e, in aggiunta, che offrisse prestazioni di alto livello e il massimo della sicurezza.

Abbiamo scelto Uscreen, una piattaforma di distribuzione di video on-demand che permette di creare e personalizzare la propria web tv. Mentre la maggior parte dei servizi offre, ad esempio, la sola vendita di contenuti digitali – ma non la possibilità di scaricarli per la visualizzazione offline –, Uscreen risponde alle esigenze di tutto ciò che riguarda il mercato digitale, colmando il gap fra i creatori di contenuti e lo spettatore finale. Oggi Cultura e Digitale distribuisce Uscreen in Italia, partecipando al suo programma di affiliate.

Ecco alcuni dei vantaggi che abbiamo riscontrato, sia per il digital creator che per l’utente:

  • possibilità di caricare video (ma anche documenti, immagini,PDF, presentazioni, webinar) sia con un normale upload che in modalità bulk o addirittura attraverso il caricamento web, connettendosi tramite FTP, Dropbox, Google Drive, YouTube, Vimeo etc;
  • possibilità di lanciare dirette live streaming;
  • possibilità per l’utente di usufruire dei contenuti su qualsiasi dispositivo, dallo smartphone (Android e iOS) al tablet, dal computer alla smart tv;
  • canale e vetrina personalizzabili: si possono usare i template forniti dalla piattaforma anche senza competenze di coding (ma chi le ha può customizzare completamente l’aspetto del digital storefront tramite il pannello dell’amministratore);
  • possibilità di tracciare la propria audience;
  • diverse modalità di fruizione da mettere a disposizione dell’utente, dal noleggio all’acquisto una tantum di un contenuto fino all’iscrizione in abbonamento;
  • possibilità di creare coupon e promozioni;
  • acquisti in-app;
  • possibilità per l’utente di effettuare il download sul dispositivo locale per accedere ai contenuti anche offline;
  • possibilità per l’utente di riprendere la visione di un video tornando al punto in cui si era interrotto;
  • possibilità per l’utente di riprodurre l’audio in background anche quando lo smartphone è bloccato;
  • supporto 24/7 per il digital creator;
  • uso di un CDN globale, che permette uno streaming sicuro senza buffering da qualsiasi parte del mondo;
  • uso di un DRM di proprietà e di strumenti di crittografia, che assicurano la massima sicurezza: il digital creator rimane l’unico detentore dei propri materiali, che sono protetti da copyright;
  • video in alta risoluzione (1080p, 1920×1080 px);
  • hosting video HD veloce incluso nella piattaforma.

Al momento Uscreen è usato da più di 11mila creatori e 2,3 milioni di utenti in 195 Paesi.

Le domande che tutti ci stiamo facendo su opera e web tv

Lo streaming rischia di soppiantare il teatro, mettendolo ancora di più in crisi?

Quando si parla di “Netflix della cultura” lo si fa generalmente con un’accezione negativa. Non tutti sanno, però, che i colossi dell’intrattenimento online – che durante i mesi di lockdown non hanno osservato un calo di fatturato – non sono rimasti con le mani in mano.

Molte grandi piattaforme si sono adoperate per aiutare economicamente i settori artistici in difficoltà. E Netflix (proprio lui!) ha donato cento milioni di dollari come supporto d’emergenza alle figure professionali dell’industria televisiva e cinematografica rimaste improvvisamente senza lavoro, come elettricisti, truccatori e montatori. Di questa donazione ha beneficiato anche il cinema italiano, che può attingere a un fondo di un milione di euro.

In più, nessun vero appassionato di teatro potrebbe mai pensare di rinunciare volutamente all’opera dal vivo in cambio di uno schermo e due casse acustiche. Ma fintantoché le web tv sono l’unico strumento dei teatri per andare avanti, per raccogliere il frutto del lavoro di mesi e per far lavorare (e pagare) gli artisti… allora non si tratta di impoverire i teatri, ma di aiutarli. Non di soppiantarli, ma di traghettarli al di là di un’emergenza, magari avvicinando anche un nuovo pubblico.

Il fenomeno delle web tv dedicate all’opera e al teatro si esaurirà con la fine della pandemia?

Probabilmente no. Semmai, tornerà a fare quello che ha sempre fatto: non sostituire l’esperienza dal vivo, ma muoversi parallelamente ad essa per fare da archivio, contenitore e memoria storica. In fondo, quando Rai 5 trasmette la registrazione di un’opera che abbiamo già apprezzato a teatro, la rivediamo sempre con piacere e nessuno grida all’orrore. Perché con un servizio on demand dovrebbe essere diverso?

Ha senso l’opera senza teatro e il teatro senza pubblico?

Per noi no. L’esperienza musicale a teatro è legata a doppio filo all’acustica del luogo, agli applausi del pubblico, a un bis richiesto e concesso; insomma, al “qui e ora”. Il teatro è esperienza condivisa.

Ma il teatro, in questo momento, ha bisogno di noi: pagare un piccolo prezzo per assistere a un’opera in streaming può fare la differenza per molti lavoratori dello spettacolo.

Non da ultimo siamo anche noi ad avere bisogno del teatro, di stringerci attorno al teatro, di socializzare grazie al teatro. Una community virtuale, quantomeno nell’immediato, non è di poco valore: scrivere all’amico melomane per commentare l’opera appena vista online può significare ancora qualcosa. Almeno per il momento.

Il più sicuro, ma anche il più fragile: l’impatto del Covid sul teatro

By News No Comments

A soffrire particolarmente sono stati i teatri e non è difficile capire perché: le norme di distanziamento, spesso molto severe, hanno penalizzato tutte quelle forme di intrattenimento basate sulla presenza, molto più di settori come editoria e gaming.

Eppure i teatri sono un luogo sicuro. Il più sicuro, secondo un’indagine condotta dall’AGIS proprio in questi giorni: in Italia, dal 15 giugno (data di riapertura dei teatri) al 3 ottobre 2020, sono andati in scena 2.787 spettacoli, con un numero complessivo di 347.262 spettatori (130 presenze in media ogni data). I contagi? Uno.

Teatro e Covid-19: le conseguenze economiche a medio e lungo termine

Uno studio condotto dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico afferma che, nelle regioni OCSE (Italia compresa), i posti di lavoro a rischio nel campo dell’arte e dell’intrattenimento vanno dallo 0,8 al 5,5% dell’occupazione.

Un esempio: in Germania le imprese culturali stanno licenziando sempre più dipendenti. Il tasso di disoccupazione medio della Germania è del 5,2%, ma sale al 6,2% se isoliamo la macro-area dell’industria delle arti e dell’intrattenimento e addirittura al 13,10% se consideriamo solo le arti dello spettacolo.

Tasso di disoccupazione in Germania – Studio OCSE

L’aspetto che spesso si dimentica è che lo stop agli spettacoli non influenza soltanto i teatri in sé ma tutta la macchina produttiva, che coinvolge a cascata un gran numero di settori: se un teatro rimane chiuso non saranno soltanto attori e registi a non lavorare, ma fonici, attrezzisti, custodi, personale di sala, addetti alla biglietteria, sarti, imprese di pulizie, idraulici, elettricisti.

Quali saranno le conseguenze delle chiusure dovute al Covid? Probabilmente gli effetti di questa crisi influenzeranno l’offerta di beni e servizi culturali nei mesi (se non, addirittura, negli anni) a venire. Nel medio termine il minor livello di turismo nazionale e internazionale, il calo del potere d’acquisto e la riduzione dei finanziamenti pubblici e privati per la cultura peggioreranno la situazione. Nel lungo termine non sarà solo il settore culturale a registrare delle perdite: tutto questo avrà un impatto negativo su città e regioni in termine di posti di lavoro, entrate, livelli di innovazione, benessere dei cittadini e vitalità della comunità.

Le misure finanziarie adottate per il teatro nel mondo (e perché in molti casi non stanno funzionando)

I governi di tutto il mondo hanno introdotto molteplici misure a sostegno dei lavoratori e delle imprese. Ma molte di esse si sono rivelate poco adeguate alle peculiarità di ciascun settore.

Il motivo? Le misure per l’occupazione e il sostegno al reddito non sempre rispecchiano la fluidità delle nuove forme di lavoro, spesso freelance, che sono le più precarie e che sono la norma nel settore culturale e creativo. La crisi ha messo a nudo in modo molto netto la fragilità strutturale dell’economia culturale in molte regioni dell’OCSE.

Le stesse statistiche ufficiali, per questo motivo, sono spesso inesatte: l’occupazione culturale è sottovalutata perché le indagini sulla forza lavoro includono solo il lavoro principale retribuito di un intervistato. È per questo che, anche se i governi di tutto il mondo hanno messo numerosi fondi a disposizione delle imprese culturali, non sempre questi fondi sono stati in grado di “raggiungere” in maniera capillare i lavoratori dello spettacolo.

Il calo di investimenti pubblici

Secondo l’OCSE è probabile che, dopo questi primi aiuti finanziari, assisteremo a una riduzione dei finanziamenti pubblici per il settore culturale e creativo. Dopo l’ondata di fondi di emergenza, le principali fonti di finanziamento pubbliche e private per l’arte e la cultura potrebbero andare incontro a un calo, in particolare a livello locale.

In tutta l’area OCSE, la spesa dei governi per il settore dell’arte e dell’intrattenimento ha rappresentato solo il 3% della spesa nel 2017. Se questo dato dovesse calare ancora sarà tutta la finanza pubblica a livello locale ad essere colpita, con una forte pressione sulla spesa e una riduzione delle entrate, aumentando così i deficit e il debito. È nel medio termine che ci si aspetta l’impatto più forte.

Spesa pubblica subnazionale per “intrattenimento, cultura e religione” in % della spesa pubblica totale nella categoria (2017) – Studio OCSE

E i finanziamenti privati?

Ci sono Paesi, come gli Stati Uniti, in cui le donazioni private costituiscono la principale entrata dei teatri (in Europa i contributi pubblici hanno un peso maggiore). È così che si sono verificati casi come quello del MET, che ha cancellato addirittura l’intera stagione 2020/2021: dovendosi reggere esclusivamente su entrate private, una struttura così grande e con costi di gestione così esorbitanti non potrebbe mai sopravvivere se non a capienza completa.

In seguito alla pandemia, però, molte aziende, organizzazioni e fondazioni hanno dovuto rivalutare le spese destinate al alla filantropia; questo alla luce non solo del calo dei ricavi, ma anche della volatilità del mercato azionario. Alcune organizzazioni no-profit sono andate in controtendenza aumentando le donazioni dall’inizio della crisi, ma non è detto che questo trend positivo continuerà nel medio termine. E quindi, anche la disponibilità di finanziamenti privati ​​potrebbe calare.

I contributi delle società per autori e artisti

In molti casi sono state le società per artisti a dare speranza ai lavoratori dello spettacolo. Ecco qualche esempio:

  • In Francia la SACD, la società per drammaturghi e compositori, ha istituito un fondo di 500.000 euro destinato agli autori senza reddito fisso che sono stati oggetto di cancellazioni durante il lockdown; in collaborazione con il French Film Institute hanno lanciato un fondo specifico per autori nei settori audiovisivo, web, animazione e arti dello spettacolo.
  • In Germania la GEMA, l’organizzazione tedesca per i diritti dello spettacolo, ha messo in atto fondi di emergenza di 40 milioni di euro per cantautori e compositori.
  • Nei Paesi Bassi la società di gestione collettiva Buma/Stemra ha anticipato i pagamenti delle entrate dei diritti d’autore per i prodotti televisivi e radiofonici. Grazie a questa misura, circa 38 milioni di euro sono stati pagati a giugno 2020 anziché a settembre 2020.
  • In Lettonia la LalPA ha fornito ai suoi membri un anticipo del 30% sulle royalties raccolte nel 2019.
  • In Italia la SIAE ha messo in atto fondi di emergenza per 60 milioni di euro per cantautori e compositori.

Teatri d’opera in Italia: un esempio virtuoso

Secondo uno studio appena pubblicato da Opera Europa, dall’inizio della pandemia quasi il 60% dei teatri d’opera ha contribuito in modo pratico, producendo dispositivi protettivi o impegnandosi in iniziative sociali. Il 50% ha coinvolto pubblici di dimensioni ridotte in spettacoli live e più del 90% ha dato vita a performance online per intrattenere e confortare il pubblico, offrendo un po’ di sollievo artistico.

Un altro dato positivo – questa volta tutto italiano – viene dalla già citata indagine dell’AGIS. Che ci racconta non solo un’Italia in cui si va a teatro in tutta sicurezza ma, a ben vedere, un’Italia in cui si va a teatro – anche in tempo di pandemia.

Certamente l’estate italiana è stata “graziata” dal clima mite e dalla presenza di molti teatri all’aperto, strutture in cui è oggettivamente più semplice organizzare spettacoli in sicurezza. Ma le strutture più piccole fanno ancora fatica, penalizzate dalla severità delle regole di distanziamento.

Pochi giorni fa si è tenuta una manifestazione dei lavoratori dello spettacolo che è già storia, con 500 bauli in Piazza del Duomo a Milano e una coreografia realizzata tenendo conto del distanziamento.

Il motivo: richiedere norme meno restrittive per i teatri, aumentando il numero di posti “vendibili”. Il teatro ha dimostrato di essere in grado di rispettare le regole e molte realtà stanno soffrendo la riduzione così drastica della capienza.

Insomma: i lavoratori di tutta Italia stanno rivendicando la possibilità di fare spettacolo, perché un teatro sicuro è possibile. Noi l’abbiamo visto con i nostri occhi al Macerata Opera Festival 2020, di cui curiamo la comunicazione.

La nostra esperienza con il Macerata Opera Festival 2020

Per l’estate 2020 era prevista una ricca edizione del Macerata Opera Festival: tre opere in cartellone – Tosca, Don Giovanni e Il trovatore – e un vasto corollario di concerti e altri spettacoli. Il protrarsi dell’emergenza da Covid-19 ha costretto la direzione artistica e la sovrintendenza a rivedere il programma.

Svolgendosi in un teatro all’aperto, lo Sferisterio, il festival era certamente avvantaggiato rispetto alle rassegne destinate a spazi chiusi. Ma il pericolo di contagio non riguarda solo gli spettatori: come gestire la presenza degli artisti sul palcoscenico?  L’intera stagione è stata così ripensata, cercando di salvare quanto più possibile e di sostituire gli spettacoli annullati con altri più sicuri sul piano del distanziamento.

L’edizione è stata un successo: seppur con la capienza del teatro ridotta a un terzo, il festival ha venduto 10mila biglietti in 18 serate, superando l’obiettivo dichiarato dal sovrintendente Luciano Messi in esordio.

Quali misure sono state adottate per garantire un’edizione sicura del Macerata Opera Festival?

Capienza

  • La capienza è stata ridotta secondo la normativa: intere file di poltrone sono state eliminate dalla platea per garantire il giusto distanziamento e i posti sono stati occupati alternatamente. La capienza dei palchi è stata ridotta a un massimo di tre persone. La pianta dello Sferisterio è passata da quasi 2500 posti a poco più di 800.

Programma

  • Delle tre opere solo una è andata in scena come previsto, Don Giovanni. Non senza intervenire sull’allestimento: il regista Davide Livermore ne ha ripensato ogni aspetto, eliminando l’arredo scenico del 90% (per evitare affollati cambi di scena) e potenziando lo spettacolare videomapping proiettato sul muro dello Sferisterio. Grazie alla disponibilità degli artisti l’opera è passata da 4 a 6 repliche, infoltendo il programma senza pesare eccessivamente sul bilancio.
  • La nuova produzione prevista per il 2020, Tosca, per ragioni intrinseche al libretto non avrebbe potuto prescindere dalla presenza di grandi masse di artisti sul palcoscenico. Per questa ragione è stata rimandata all’edizione 2022. Per Il trovatore, ripresa di un allestimento creato qualche anno fa proprio per lo Sferisterio, si è rinunciato alle scene: l’opera è stata eseguita per due serate in forma di concerto, con coro e orchestra tutti sul palcoscenico – un palcoscenico lungo quasi 90 metri – e opportunamente distanziati. In questo modo si è potuto coinvolgere la quasi totalità degli artisti inizialmente scritturati.

Ingressi

  • Tutti gli ingressi sono stati ripensati, sfruttandoli al massimo per garantire che la grande quantità di spettatori (comunque più di 800 nelle serate di sold out) potessero entrare e uscire in sicurezza senza causare ritardi al programma. Ciascuno spettatore è stato accompagnato personalmente dal personale di sala, che è stato ampliato con nuove assunzioni. La temperatura veniva misurata all’ingresso con i termoscanner.
  • Si è deciso di eliminare tutto il materiale cartaceo distribuito all’ingresso. Programmi di sala, cartoline e volantini sono stati sostituiti dalle loro versioni digitali, come pure la rivista del Macerata Opera Festival: nei numerosi totem presenti fuori dagli ingressi un qr-code permetteva di accedere a questi contenuti per visualizzarli direttamente sul proprio smartphone.
  • Attraverso la creazione di un video esplicativo e di una pagina dedicata all’interno del sito, denominata “Sferisterio sicuro”, tutti gli spettatori hanno avuto la possibilità di informarsi in anteprima sulle regole da seguire per garantire un sereno svolgimento degli spettacoli.

Lavoro

  • Nel confermare l’edizione 2020 del Macerata Opera Festival, il sovrintendente ha siglato un’intesa con i lavoratori: una sorta di accordo di solidarietà unico in Italia, per mantenere stabili – pur nelle inevitabili riduzioni delle attività e della struttura produttiva – i livelli occupazionali attraverso un approccio inclusivo, solidale e nel rispetto del CCNL. Oltre 2/3 del budget 2020 sono stati investiti in contratti di lavoro artistici, tecnici e amministrativi.