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Guida all’Art Bonus in Italia: incentivi per il patrimonio culturale e coinvolgimento del settore privato

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Art Bonus in Italia: incentivi per il patrimonio culturale

Negli ultimi anni, l’Italia ha introdotto diverse iniziative per promuovere la conservazione e la valorizzazione del suo ricco patrimonio culturale. Tra queste, spicca l’Art Bonus, un’iniziativa governativa volta a incentivare la partecipazione privata nel finanziamento di progetti culturali, e che ha prodotto un impatto significativo sul marketing teatrale e sulla vendita di spettacoli teatrali. Ma cos’è esattamente l’Art Bonus e come funziona?

Cos’è l’Art Bonus?

L’Art Bonus è un’iniziativa istituita nel 2014 con l’obiettivo di incentivare le donazioni private a sostegno della cultura. Consente ai cittadini e alle imprese di destinare una parte delle loro tasse a progetti culturali, ottenendo in cambio vantaggi fiscali significativi.

Come funziona?

Le donazioni effettuate tramite l’Art Bonus sono detraibili o deducibili dall’imposta sul reddito delle persone fisiche o dall’imposta sul reddito delle società. Le donazioni possono essere fatte a sostegno di una vasta gamma di progetti culturali, tra cui il restauro e la conservazione di beni culturali, la promozione di attività culturali e artistiche, e molto altro ancora.

Quali interventi puoi sostenere?

Se l’oggetto della donazione è un Bene Culturale pubblico, l’Art Bonus si applica soltanto alle donazioni in denaro destinate a interventi di restauro, protezione e manutenzione. Nel caso in cui la donazione sia destinata ai soggetti concessionari o affidatari di beni culturali pubblici, l’Art Bonus si applica solo se la donazione è indirizzata a interventi di manutenzione, protezione e restauro di un bene pubblico.

Se la donazione è destinata a Istituti e Luoghi della cultura di appartenenza pubblica come musei, biblioteche, archivi, parchi e aree archeologiche, complessi monumentali, alle fondazioni lirico-sinfoniche e ai Teatri di tradizione, nonché alle Istituzioni concertistico-orchestrali, ai Teatri nazionali, ai Teatri di rilevante interesse culturale, ai Festival, alle imprese e ai centri di produzione teatrale e di danza, così come ai circuiti di distribuzione, ai complessi strumentali, alle società concertistiche e corali, ai circhi e agli spettacoli viaggianti, l’Art Bonus si applica solo alle erogazioni liberali destinate a interventi di sostegno.

Se la donazione è destinata a Enti o Istituzioni pubbliche che operano senza fini di lucro e si dedicano esclusivamente all’ambito dello spettacolo (come, ad esempio, Teatri Comunali), l’Art Bonus si applica solo nel caso in cui la donazione sia finalizzata alla realizzazione di nuove strutture, al restauro o al potenziamento di quelle già esistenti.

Vantaggi fiscali per le donazioni culturali

Una delle principali attrattive dell’Art Bonus sono i vantaggi fiscali offerti alle donazioni. Le persone fisiche possono beneficiare di una detrazione fiscale fino al 65% dell’importo donato, fino a un massimo di 30.000 euro annui. Le imprese, d’altra parte, possono dedurre le donazioni fino al 65% del proprio reddito imponibile o dell’Irap, con un limite massimo del 10% del reddito imponibile. Questo sistema di incentivi fiscali rende le donazioni con Art Bonus estremamente convenienti e attraenti per coloro che desiderano sostenere l’arte e la cultura.

Benefici per la cultura e la società

L’Art Bonus ha avuto un impatto significativo sulla cultura italiana, consentendo il finanziamento di progetti culturali altrimenti difficilmente realizzabili. Grazie a questa iniziativa, molti siti storici, musei, teatri e altre istituzioni culturali hanno potuto essere restaurati, ampliati e resi accessibili a un pubblico più ampio. Inoltre, l’Art Bonus ha contribuito a promuovere il coinvolgimento del settore privato nel sostegno alla cultura, creando un legame più stretto tra imprese, cittadini e patrimonio culturale.

A cosa si ispira la formula di Art Bonus?

Art Bonus prende spunto dal mecenatismo. Il mecenatismo ha radici antiche, risalenti all’antica Roma e Grecia, ma il suo apice è stato nel Rinascimento. Qui, mecenati come i Medici a Firenze o i Borgia a Roma, hanno sostenuto artisti come Michelangelo, Leonardo da Vinci e Raffaello, consentendo loro di creare opere iconiche. Nel Rinascimento il mecenatismo non era solo un atto di generosità, ma un modo per dimostrare potere e prestigio.

Il modello di mecenatismo al quale si fa riferimento con Art Bonus è di spunto anglosassone. 
Il mecenatismo anglosassone nel Novecento ha visto un’evoluzione significativa, passando da un modello tradizionale di mecenatismo aristocratico a un sostegno più diffuso proveniente da individui, fondazioni e aziende. Nel corso del secolo, il mecenatismo è diventato sempre più importante per finanziare le arti, la cultura e la ricerca in paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito.

Nonostante le radici profonde in cui affonda il mecenatismo in Italia, però, nel Novecento questa forma di sostegno alla cultura si è andata mano a mano perdendo, sostituita dalle forme di finanziamento pubblico.

Promuovere il coinvolgimento dei privati e delle aziende nella cultura

L’introduzione dell’Art Bonus ha permesso di tornare a coinvolgere i sostenitori privati secondo il modello anglosassone, pur mantenendo centrale il supporto da parte delle istituzioni.
Le imprese possono ora beneficiare di vantaggi fiscali significativi per le donazioni a progetti culturali, incentivando così un maggiore coinvolgimento nel finanziamento e nella promozione della cultura. Questo ha creato un legame più stretto tra imprese, cittadini e patrimonio culturale italiano, garantendo nel contempo la conservazione e la valorizzazione del ricco patrimonio culturale del paese.

Perché donare con Art Bonus

Le donazioni con Art Bonus non solo favoriscono direttamente le istituzioni culturali e artistiche, ma hanno anche un impatto positivo sulla comunità e sulla società nel suo complesso. Sostenere la cultura significa promuovere la creatività, la diversità culturale e l’inclusione sociale. Inoltre, il sostegno finanziario alle attività culturali può contribuire alla creazione di posti di lavoro nel settore artistico e culturale, stimolare il turismo culturale e migliorare la qualità della vita nelle comunità locali.

Perché scegliere Art Bonus

In conclusione, l’Art Bonus rappresenta un importante strumento per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale italiano. Attraverso l’incoraggiamento delle donazioni private e il sostegno del settore privato, questa iniziativa ha contribuito a sostenere numerosi progetti culturali, garantendo nel contempo vantaggi fiscali significativi ai donatori. Continuare a promuovere e potenziare l’Art Bonus è essenziale per preservare la ricchezza culturale del nostro paese e promuovere lo sviluppo sostenibile del settore culturale.

Fai parte di un ente culturale e vuoi scoprire di più su Art Bonus?

Possiamo aiutarti a capire se il tuo ente può usufruirne e, se sì, possiamo ideare insieme la strategia migliore per coinvolgere aziende e privati!

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Il futuro digitale del settore artistico-culturale

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Liberamente tratto da https://www.ftstrategies.com/en-gb/insights/the-digital-future-of-the-arts-and-culture-sector/

Adattarsi ai cambiamenti

L’industria artistica e culturale sta attraversando ora più che mai profondi cambiamenti. Il periodo pandemico ha solo accelerato i tempi, obbligando molte realtà a misurarsi con il Web ed a passare da esperienze fisiche a digitali.

Ecco 5 case history interessanti di realtà che hanno modificato il loro modo di lavorare, ben oltre le restrizioni legate alla pandemia.

1) Come la Opera North ha creato nuovi introiti grazie a un coro virtuale

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L’Opera North é una compagnia d’opera nazionale con sede a Leeds nel Regno Unito. Ben radicata nel Nord England, ha un profondo respiro internazionale, con lo scopo di diffondere l’opera e la musica per intrattenere, coinvolgere, sfidare e ispirare. Come per molte altre organizzazioni, la pandemia ha comportato una serie di sfide: mantenere il contatto col pubblico, continuare a fare musica, restare a galla economicamente.

L’idea di un coro virtuale è venuta dal lavoro SING ON, una serie di laboratori di canto originariamente organizzati in presenza per gli ultra cinquantaenni della zona di Leeds. Con l’arrivo del lockdown, il gruppo ha deciso di sperimentare delle sessioni virtuali, offrendo questa opportunità anche a un pubblico più ampio.

Il coro virtuale, noto come “Dal divano al coro” è diventato uno spazio in cui tutti possono imparare a cantare le arie dei cori d’opera via Zoom. L’Opera North ha voluto rendere il coro accessibile a tutti, così, invece di imporre un costo alle sessioni, ha preferito sperimentare il modello del “paghi ciò che senti”. Nel tempo, l’Opera North ha attuato un approccio data-driven per ottimizzare la scelta, compreso l’uso di A/B testing per diversi messaggi sul sito e definendo il momento più adatto per inviare mail per migliorare i tassi di apertura e click.

Il programma dell’Opera North ha avuto un enorme successo, con 5.000 prenotazioni da tutto il mondo, il 48% dei quali da nuovi contatti.

2) Come la Galleria dell’Ermitage ha aumentato il coinvolgimento grazie al suo gemello digitale nel Metaverso

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Il Museo Statale Ermitage a San Pietroburgo è il museo d’arte più grande al mondo per spazi espositivi. Fondato nel 1764, può sembrare sorprendente che sia un competitor per esperimenti pionieristici nel metaverso e con gli NFTs. Ma Dmitry Ozerkov, a capo del dipartimento di arte contemporanea, crede che tutti i musei a breve creeranno delle loro copie digitali nel metaverso.

Nella primavera del 2021 il mondo dell’arte tradizionale è stato sconvolto quando Christie’s ha battuto all’asta l’opera di Beeple “Everydays: The First 5000 Days” per la cifra record di 69 milioni di dollari. L’Ermitage ha colto al balzo l’opportunità di sfruttare il crescente interesse nelle tecnologie web3 e a settembre dello stesso anno ha lanciato il suo primo esperimento NFT: cinque riproduzioni digitali dei principali capolavori sono state rilasciate come NFTs. La vendita ha prodotto circa 450.000 dollari.

Nel novembre 2021 l’Ermitage ha aperto le sue porte virtuali alla prima mostra digitale: “The ethereal aether”. È stato allestito un museo gemello sulla base del concetto di metaverso.

All’interno di questo spazio virtuale sono stati esposti 38 NFTs con cui i visitatori potevano anche interagire. In un’intervista Ozerkov ha spiegato che: “in un museo reale non puoi toccare niente, viceversa in questo spazio virtuale si può fare di tutto, giocare con le opere d’arte, renderle interattive, aggiungere dati”.

Questa mostra è stata il primo passo per la creazione del “Celestial Hermitage”. Secondo la galleria, questo è il nuovo museo nella noosfera virtuale, che in futuro sarà trasformato nel ramo digitale dell’attuale museo.

Mentre il metaverso e gli NFT potrebbero non essere il giusto approccio per qualsiasi tipo di organizzazione, il settore culturale è spesso pioniere per emergere nelle future tecnologie. L’Ermitage fornisce in questo senso un grande esempio del tipo di riconoscimento che è possibile ottenere quando si adotta un approccio aperto e sperimentale.

3) Il Black Country Living Museum ha raggiunto un nuovo pubblico diventando il museo più seguito su Tik Tok

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Il Black Country Living Museum di Birmingham (UK) è un museo all’aria aperta esteso per più di 10 ettari che ricostruisce uno dei primi paesaggi industriali inglesi. Come molte istituzioni culturali, è stato fortemente colpito dal lockdown, passando da 350.000 a 90.000 visitatori con una perdita di 5,5 milioni di sterline. La maggior parte dei 270 dipendenti è stata messa in aspettativa e i soli volontari avevano difficoltà a portare avanti il lavoro. Ciò significa che molti degli attori che di solito interpretavano personaggi storici erano stati lasciati senza ruolo.

La manager del BCLM Abbey Bird ha visto il potenziale di tradurre molte di queste capacità in dominio online, perciò il BCLM è diventato il primo museo inglese a unirsi a Tik Tok.

Per adattarsi alla piattaforma, è stato testato anche del contenuto più divertente, come ad esempio il video di un farmacista vittoriano che balla allegramente una canzone di Lana del Rey lungo una strada di ciottoli.

Il canale Tik Tok del museo ha raggiunto 30 milioni di persone in tutto il mondo e attualmente ha 1.3 milioni di followers. La maggior parte dei follower è under 30 e molti di loro non avevano mai interagito con un museo sui social media. E ora che le porte del museo sono di nuovo aperte, c’è stato un aumento dei giovani visitatori. Questo prova quanto sia importante per tutte le organizzazioni sperimentare nuovi canali di comunicazione.

4) Come i portali digitali come Digital Theatre e NT stanno consolidando il ruolo degli abbonamenti digitali nel mondo del teatro

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Non c’è nulla di particolarmente innovativo nell’offrire performance via streaming (il New York Met Opera ad esempio ha lanciato il suo servizio on demand già nel 2012), ma la pandemia ha fatto crescere il pubblico di questo tipo di contenuti e vediamo così un aumento degli abbonamenti digitali.

Durante il lockdown del 2020, il National Theatre ha offerto streaming gratuiti visualizzabili su Youtube ed entro l’anno ciò si è trasformato in una nuova piattaforma streaming: il National Theatre a casa. Sono disponibili contenuti in diretta o d’archivio, con la possibilità di avere abbonamenti mensili o annuali. Esistono anche pacchetti speciali come la National Theatre Digital+ Membership che include l’abbonamento base con eventi esclusivi, notizie e prenotazioni prioritarie.

Servizi come il Digital Theatre Plus è invece specificamente pensato per istituzioni educative e offre una collezione di più di mille film, musical, musica classica, opera, ecc. Sono inoltre disponibili risorse per insegnanti e studenti come riassunti delle trame, biografie dei personaggi, analisi linguistica, contesto storico.

5) Come il noto locale londinese Koko ha reinventato il suo modello di business con un nuova tipologia di membership

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Il disastro ha colpito il locale musicale Koko pochi mesi prima della pandemia, con un incendio che ha danneggiato il tetto nel gennaio 2020. In quel momento era già ben avviato un lavoro di trasformazione del locale londinese in una meta musicale e di ospitalità di primo livello.

Nonostante la battuta d’arresto, il Koko ha riaperto i battenti nello scorso aprile: la profonda ristrutturazione ha portato 16 nuovi spazi, inclusi una terrazza panoramica e ristorante, uno studio di registrazione, una libreria, cucina a vista. Oltre a ciò, il locale sta guardando oltre le possibilità fisiche, integrando funzionalità live streaming altamente specializzate.

Stanno emergendo anche nuovi dettagli sull’innovativa offerta di membership che cercherà di creare una community creativa sia nel mondo fisico che in quello digitale. Questo evidenzia il grande potenziale del modello di business della membership sia in presenza che online. Il Koko ci offre un grande esempio di un’organizzazione che ha intuito il potenziale di questa realtà ibrida prima ancora delle restrizioni dovute alla Covid-19, riuscendo a costruire una relazione più profonda col proprio pubblico sia attraverso il mondo fisico che digitale.

Vuoi scoprire come portare la tua realtà nel digital 3.0 o creare una web tv?

Scrivi a info@culturaedigitale per una consulenza gratuita.

Articolo liberamente tratto da https://www.ftstrategies.com/en-gb/insights/the-digital-future-of-the-arts-and-culture-sector/

Un nuovo modo di fare ticketing con SecuTix

By Senza categoria No Comments

Sistemi di biglietteria: pregi e limiti

In oltre 10 anni di carriera nel marketing culturale abbiamo lavorato con quasi tutti i sistemi di biglietteria, sicuramente con i più comuni in Italia.

Ne conosciamo i pregi ma anche i tanti limiti che, grazie ai teatri con cui collaboriamo, abbiamo avuto modo di portare all’attenzione degli sviluppatori che spesso hanno colto i nostri consigli implementando nuove funzioni o aggiornandone altre.
Nonostante i tanti passi avanti, però, i classici sistemi di ticketing non hanno ancora trovato il modo di includere in maniera strutturata il marketing tra i propri servizi.
Questo perché sono nati per rispondere a esigenze diverse da quelle del marketing (bisogni amministrativi, per fare un esempio): la loro prospettiva è distante dalla nostra e adattarla significherebbe stravolgere l’intero sistema.

Ma la necessità di creare un rapporto sempre più stretto e di codipendenza tra marketing e biglietteria è apparso ancora più chiaro con la pandemia: ricontattare chi aveva già acquistato i biglietti, ricordargli di utilizzare il voucher prima della scadenza, tenerli aggiornati su un calendario in continua evoluzione… tutto questo senza dei CRM performanti è costato uno sforzo di lavoro manuale che ci saremmo volentieri risparmiati tutti.

È per tutti questi motivi che, quando ci hanno parlato di SecuTix, ci siamo entusiasmati!

SecuTix è un’azienda svizzera che, da oltre 18 anni, produce e distribuisce un software di ticketing modello SaaS e White Label, progettato per instaurare un rapporto di fidelizzazione con il pubblico.

SecuTix mette a disposizione degli organizzatori di eventi una piattaforma che permette di interagire direttamente con i suoi differenti pubblici su tutti i canali possibili e di ottenere il pieno controllo della distribuzione dei biglietti venduti attraverso box office, ticket shop online, call center, partner e distributori.

La facciamo ancora più semplice? SecuTix pensa alla biglietteria in chiave marketing.

Cosa differenzia SecuTix dagli altri sistemi di ticketing?

Quello di cui parlavamo prima: l’approccio.
SecuTix non nasce per vendere i biglietti, certo fa anche quello, ma focalizza il suo lavoro su quello che succede prima e dopo lo specifico momento dell’acquisto.

Insomma, non è solo uno strumento di biglietteria ma una soluzione unica in cui sono nativamente integrati strumenti essenziali di ticketing, funzionalità di CRM, analitiche evolute per la comprensione dei dati, e tool di email marketing: il tutto nel medesimo ambiente di lavoro.

Le differenze tra SecuTix e altri sistemi di biglietteria nella fase che precede l’acquisto del biglietto

La crescita dei social media ha spostato una fetta sempre maggiore dei budget promozionali degli organizzatori di eventi sul web. Questo perché con cifre minori rispetto, ad esempio, alle campagne di affissioni outdoor si raggiunge un pubblico più ampio e, soprattutto, maggiormente profilato.

L’acquisto dei biglietti, quindi, passa sempre di più attraverso le campagne social. Se monitorare questo dato nel mondo business è molto semplice tramite il pixel di tracciamento di Facebook, nel settore degli eventi non lo è altrettanto.

Con i sistemi di biglietteria che abbiamo usato finora ciò accade per una ragione di privacy: l’utente che abbiamo raggiunto attraverso una campagna social, una volta che atterra, e si registra, sul sito di vendita del distributore (del sistema di biglietteria, per come li conosciamo oggi) diventa a tutti gli effetti un utente del titolare della piattaforma di ticketing, non dell’organizzatore.

Se, quindi, attiviamo una campagna Facebook, andremo a inserire il pixel nella pagina di biglietteria che abbiamo creato sul nostro sito e, se vogliamo essere davvero bravi, ai bottoni dei vari spettacoli (es. Acquista Turandot). Il nostro tracciamento, però, finisce qua.

Una volta che il nostro utente ha cliccato sul pulsante acquista, infatti, atterrerà sul sito del distributore di biglietti e non possiamo sapere se avrà effettivamente acquistato o meno.

Esistono dei metodi per arrivare il più in fondo possibile a questo processo d’acquisto ma nessun sistema di biglietteria permette di monitorarlo nel suo complesso.

Con SecuTix invece non solo l’organizzatore è libero di settare e gestire i propri canali di vendita online ma è anche l’unico titolare dei dati: pertanto gli utenti provenienti dalle campagne social, una volta registrati, saranno patrimonio dell’organizzatore.

Customer care: cosa accade dopo la vendita del biglietto?

Con la maggior parte dei sistemi di biglietteria con cui ci siamo trovati a lavorare finora, dopo la vendita non accadeva più nulla, non avendo questi delle funzioni di CRM integrate in grado di supportare azioni di marketing.

SecuTix ha un CRM che permette agli organizzatori di eventi di avere una conoscenza approfondita del proprio pubblico e di contattarlo direttamente con azioni di marketing mirate e quindi più efficaci.
Per fare alcuni esempi, CRM ci dà la possibilità di:

  • avere un controllo sui dati e monitorare, quindi, il ROI delle campagne email o SMS che partono da lì;
  • pianificare le campagne per programmare le offerte mano a mano che l’evento si avvicina;
  • creare una lista d’attesa che avvisi automaticamente gli spettatori che si è liberato un nuovo posto.

Come dicevamo all’inizio, la pandemia ha evidenziato come questi strumenti di marketing non siano solo un vezzo di noi addetti ai lavori, ma un’esigenza per migliorare la comunicazione con lo spettatore anche per informazioni “di servizio”.

Avere strumenti di CRM integrato al sistema di ticketing significa poter mandare mail mirate ai nostri spettatori che contengano solo informazioni che li interessino direttamente.

Le azioni di marketing possibili con SecuTix non si limitano al CRM.

Con il sistema di White Label la pagina di biglietteria sarà perfettamente integrata nel sito anche dal punto di vista grafico e sarà possibile lavorarci in autonomia per mettere in evidenza eventi o abbonamenti che hanno bisogno di una particolare visibilità.
Sarà possibile anche creare dei pacchetti e suggerire delle combinazioni di eventi.

Inoltre è possibile creare pagine di vendita dedicate a pubblici diversi, individuali, associazioni, partner B2B, etc… in modo da offrire a ciascun pubblico l’offerta migliore e i gli strumenti di pagamento più adeguati, arrivando a poter gestire direttamente accordi distributivi con processi digitalizzati.

E, continuando a parlare di vendita, SecuTix dispone anche di diverse modalità di fidelizzazione: creazione di codici promozionali, membership, coupon da condividere solo con gruppi specifici con vincoli d’uso, tempi e quantità.

Il tutto in un’ottica multicanale, per cui i contatti che si registrano online, possono essere riconosciuti anche al boxoffice o al call center e tutta la storia degli acquisti di ciascuno contribuisce a creare il patrimonio di dati che l’organizzatore colleziona e, finalmente, può agevolmente utilizzare per modificare la propria strategia.

SecuTix Marketplace

SecuTix, nella sua versione Marketplace, offre inoltre alle città la possibilità di fare rete e unire in una sola “vetrina” tutte le attività culturali, sportive e di intrattenimento che ospita.

Con SecuTix gli organizzatori di eventi potranno creare azioni di cross selling attraverso gli altri partner coinvolti (come alberghi, IAT, etc.) e moltiplicare i punti vendita, senza preoccuparsi dell’aspetto contabile perché il software ripartisce automaticamente le vendite e genera rendiconti.
E gli utenti, intanto, avranno un portale unico in cui trovare tutta l’offerta culturale (e non solo) della città.

Lo sappiamo che per il mondo business tutte queste cose sono ovvie e il nostro entusiasmo potrà sembrare ingenuo ma nel settore del marketing culturale italiano è davvero una rivoluzione.

CREARE MODULI O FORM ONLINE: ALLA SCOPERTA DI JOTFORM

By Senza categoria No Comments

Creare moduli o form online: alla scoperta di JotForm

Stai cercando una piattaforma per creare un modulo di registrazione o di iscrizione online?
Non hai competenze di programmazione e web design e vorresti un sistema che ti aiuti a creare form di raccolta dati efficaci ed esteticamente accattivanti?
Hai bisogno che i dati raccolti dai tuoi form di iscrizione online siano chiari e condivisibili con il team di lavoro?

Negli ultimi mesi abbiamo iniziato a usare JotForm, un generatore di moduli online che ci ha sorpresi per il modo in cui unisce estetica e funzionalità.

Finora creavamo i nostri form di raccolta dati valutando caso per caso le necessità e rivolgendoci, quindi, agli strumenti che ci sembravano più efficaci per quella situazione specifica: alcune volte basta il widget di WordPress o il modulo di Leadpages, mentre in altre, dovendo costruire fotografie più dettagliate dei nostri target, ci rivolgevamo a sistemi come Survey Monkey o l’ancora più pratico Google Forms.
Nessuno di questi strumenti, però, ci è mai sembrato quello definitivo dovendo sempre sacrificare qualcosa: il modulo non è esteticamente accattivante, la reportistica non è immediata o condivisibile con il team di lavoro, etc..

JotForm risponde a tutte queste necessità già nella sua versione gratuita e ha anche il vantaggio di essere molto facile da utilizzare.

Non c’è bisogno di avere conoscenze di programmazione o web design perché ha un sistema di  drag and drop di elementi, partendo anche da template (totalmente personalizzabili) già presenti nella piattaforma.

JotForm: prezzi e funzionalità

Le funzionalità sono infinite quindi per ora vedremo solo quelle che ci hanno colpito di più.

Ma prima parliamo di costi: esistono 4 piani premium + uno free.
Con il piano free si possono costruire fino a 5 moduli di registrazione online (con il marchio JotForm non removibile), visualizzabili da mille utenti al massimo ma compilabili da 100.
Gli altri piani vanno da un minimo di 29 dollari al mese (25 moduli compilabili da mille utenti) fino all’enterprice, un piano illimitato da concordare con il reparto vendite.
Il piano Argento da 39 dollari al mese è il più conveniente per qualsiasi realtà medio grande: 100 moduli per 10mila compilazioni e visualizzazioni illimitate.

JotForm prevede inoltre uno sconto del 50% per le organizzazioni no profit e per l’istruzione.

Perché JotForm ci ha colpiti?

Innanzitutto per la facilità di utilizzo.
Puoi creare moduli partendo da una pagina vuota, importandone uno da una pagina web o da un file pdf (oltre che creando una copia di un vecchio modulo di iscrizione online) o scegliendo tra i 10mila template che JotForm mette a disposizione.

Scegliamo quest’ultima opzione per dimostrare la rapidità con cui questo strumento ci permette di lavorare. Troviamo, infatti, una serie di filtri che ci aiutano a individuare subito i modelli che fanno al caso nostro, un po’ come faremmo con Canva.

Ci sono tre macrocategorie di ricerca: tipologia, attività e professione.
Nella categoria “tipologia” il filtro ci permette di scremare tra moduli di registrazione online, di pagamento, di prenotazione e molto altro.
Nella categoria “attività”, invece, troviamo i template divisi tra istruzione, e-commerce, marketing, etc..
L’ultima categoria divide i template per estetica ed esigenze legate a una certa professione: troviamo qui form di raccolta dati per il mondo della bellezza, della fotografia o dell’insegnamento.

Una volta che avremo scelto la categoria che più si avvicina alla nostra e il template che ci piace, possiamo iniziare a lavorare.

La scelta del template non è vincolante: la personalizzazione, infatti, è altissima.
Potremo inserire il nostro logo, i colori e i font aziendali, aggiungere e togliere moduli e ovviamente personalizzarli con i testi che più si adattano alla nostra realtà.
In ogni fase del lavoro sarà possibile vedere un’anteprima del modulo adattato su desktop, mobile e tablet.

Personalizzazioni possibili

Gli elementi a disposizione sono moltissimi: oltre ai campi standard come nome e cognome e indirizzo mail, possiamo aggiungere calendari, firme, caricamenti di file e captcha, solo per fare alcuni esempi.

Tra gli elementi secondo noi più utili ci sono:

  • selettore data: si tratta di un vero e proprio calendario di cui possiamo inibire alcune date.
    Se, ad esempio, programmiamo degli open days in tutti i fine settimana di aprile, metteremo fra i limiti il primo e il 30 aprile come date di inizio e fine e poi disabiliteremo tutti i giorni dal lunedì al venerdì. In questo modo l’utente potrà cliccare solo sulle date in cui effettivamente sarà possibile partecipare;
  • appuntamento: questo elemento va ancora più in profondità rispetto al precedente. Continuiamo l’esempio degli open days: gli ingressi hanno degli orari precisi e può partecipare un numero limitato di persone.
    Questo elemento ci crea un calendario che ha le stesse possibilità di limitazioni di quello già visto in precedenza ma ci permette anche, per ogni giornata di apertura, di personalizzare gli orari degli appuntamenti.
    Approfondiamo l’esempio: il nostro orario del sabato prevede che gli open days sono possibili dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 17.
    Con questo elemento potremo impostare che il sabato siamo aperti dalle 9 alle 17 con una “pausa pranzo” dalle 12 alle 15 e possibilità di prenotazione ogni 30 minuti (durata della visita).
    Nella tab limiti possiamo inoltre inserire il numero massimo di prenotazioni in un giorno e settare quanti minuti prima dell’inizio del turno si debbano chiudere le prenotazioni;
  • scelta immagine: stai organizzando un evento gratuito con possibilità di prenotazione e la tua venue ha più settori? In questo elemento puoi caricare l’immagine della location evidenziando ogni volta un settore diverso. Così l’utente potrà scegliere il settore o l’area che preferisce prenotare.
    Questo è solo un esempio pratico ma immagina di utilizzare questo elemento anche come leva di marketing per coinvolgere il tuo pubblico nella scelta di un nuovo logo o di un gadget…
  • elenco configurabile: questo elemento lo trovate fra gli widget (quella sezione è la perdizione di noi nerd… c’è davvero qualsiasi implementazione dentro) e vi permette di creare dei moduli compositi personalizzati.
    Facciamo un esempio anche qui: siamo nella stessa venue di prima con settori differenti tra cui scegliere. Lo stesso evento verrà ripetuto due volte quindi il nostro utente potrà scegliere la data a cui assistere, il settore da prenotare e per quante persone. Con questo widget potremo creare una stringa con una serie di menù a tendina in cui l’utente selezionerà data, settore e numero di posti per ogni settore.

Le impostazioni

Passiamo ora alle impostazioni: si tratta di un secondo grado di personalizzazione più tecnica ma pur sempre estremamente intuitiva.

Qui sarà possibile:

  • modificare il titolo del modulo e limitarne l’accesso (un po’ come succede su YouTube: video privati, pubblici o non in elenco);
  • settare la mail a cui arriveranno i moduli di iscrizione online (con gli account premium possono essere più di uno ma vedremo più avanti la vera magia);
  • creare delle condizioni logiche all’interno del modulo: il classico meccanismo per cui se rispondi Si una domanda ti si aprono delle caselle che prima erano nascoste, giusto per fare l’esempio più banale;
  • integrare i moduli di registrazione con una serie di applicazioni tra le quali spicca Paypal.

Integrazione con sistemi di pagamento come PayPal

Perché può essere anche uno strumento di vendita. Finora noi abbiamo fatto esempi con eventi a prenotazione gratuita ma se così non fosse, potremmo trasformare il modulo in un piccolo e-commerce.
Non a caso, un elemento di cui non abbiamo parlato perché più vicino al mondo business che a quello culturale, è “Lista prodotti” in cui si possono inserire foto, descrizione e prezzo di ogni item e procedere direttamente in piattaforma con il pagamento.

Nel caso degli eventi culturali questa sezione è improbabile che venga utilizzata perché nella maggior parte dei casi le biglietterie sono esterne (Vivaticket, TicketOne, etc.) ma è sempre utile sapere che esiste anche questa possibilità.

Ora clicchiamo su “pubblica” e ci troviamo di fronte a queste altre sezioni:

  • condivisione rapida: qui possiamo copiare il link del modulo, inviarlo via mail, condividerlo, etc.;
  • incorpora: JotForm genera un codice embed che possiamo inserire nel nostro sito per visualizzare il modulo di iscrizione online direttamente in pagina. Ma c’è di più: esiste anche un plug in specifico per wordpress che troviamo alla voce “piattaforme”;
  • PDF: qui è possibile scaricare il tuo modulo in versione pdf compilabile. Prima di scaricarlo puoi anche editarlo se ci sono delle parti che preferisci che non compaiano in questa versione o che ritieni inutile mantenere.

Cosa ci ha definitivamente conquistati di JotForm?

Passiamo ora all’ultimo punto: cosa ci ha definitivamente conquistati di JotForm? La condivisione e la reportistica dei dati.
Dagli esempi che vi abbiamo proposto appare chiaro che le esigenze che ci troviamo ad affrontare con i moduli di compilazione nel nostro lavoro non sono quasi mai quelle delle indagini survey. Utilizziamo più frequentemente questi strumenti per promuovere eventi o partecipazioni a concorsi. Per questo motivo una piattaforma come Survey Monkey (la prendiamo come esempio in quanto probabilmente è la più conosciuta del settore), seppur estremamente performante, non è la risposta alle nostre necessità.

Negli anni, quindi, abbiamo ripiegato su strumenti “di comodo” come i form di iscrizione già presenti in WordPress o in Leadpages.

Queste due piattaforme, però, non nascono con questo scopo e quindi creano due problemi:
1) condivisione dei dati con altri membri del team. Creare dei moduli di iscrizione su WordPress o Leadpages vuol dire indicare un solo indirizzo mail a cui far arrivare i dati di compilazione e spesso, invece, questi dati servono a più persone (pensiamo ad esempio alla biglietteria e al marketing di un evento). Certo, esistono dei metodi per aggirare l’ostacolo, come creare dei reindirizzamenti automatici delle mail, ma non sono il modo più agile di lavorare…

2) non esiste un sistema di reportistica dei moduli. WordPress e Leadpages inviano una mail all’indirizzo associato (quello di cui parlavamo sopra) ogni volta che un utente compila il modulo. Sarà poi questa persona a dover scaricare tutte le mail e compilare un foglio excel, con la percentuale di errore umano che questa operazione comporta.

JotForm, anche nella sua versione gratuita, risolve entrambi i problemi creando automaticamente una tabella in cui finiscono tutti i dati degli utenti che hanno compilato il modulo. La tabella ha un link che può essere condiviso con il nostro team di lavoro che potrà anche scaricarlo in excel o csv e modificarlo aggiungendo delle colonne per le annotazioni.

Conoscevi già questa piattaforma? Facci sapere cosa ne pensi!

Se non l’hai ancora provata, qui trovi il link affiliato.

Podcast per la cultura

By News No Comments

International podcast day: perché ha senso festeggiarlo?

Il 30 settembre è l’International podcast day.
Sì d’accordo, ormai c’è una giornata per tutto. Ma perché oggi ha senso parlare di podcast in Italia?

Nel nostro Paese gli ascoltatori abituali di podcast sono in continua crescita: nel 2021 ha raggiunto il 28% degli “Internet users”.

Di certo non si tratta di un fenomeno nuovo per il resto del mondo: basti pensare che la parola “podcasting” fu eletta parola dell’anno dal dizionario statunitense New Oxford già nel 2005.
È però negli ultimi anni che è esplosa la “podcast-mania”, con un forte incremento nel periodo del primo lockdown, che non si è più arrestato, a testimonianza del fatto che l’ascolto di podcast si è presto trasformato in un’abitudine consolidata per gli italiani.

Chi sono gli ascoltatori di podcast?

Il 68% degli ascoltatori di podcast rientra nella fascia d’età tra i 18 e i 34 anni.

Si tratta, però, di un fenomeno che sembra destinato a crescere. Giusto per fornire un altro dato, oltre il 55% degli over 55 ascolta podcast abitualmente.
Inoltre il 39% degli italiani dice di non conoscere ancora questo tipo di servizio ma potrebbe esserne interessato.*

*dati della ricerca United States of Podcast di Nielsen e Audible presentata a Milano a novembre 2020, riportata da Askanews

Perché si ascoltano i podcast?

La prima motivazione che spinge un utente ad ascoltare podcast è la voglia di informarsi e approfondire un tema quando e dove vuole.

Ma non solo: l’ascolto di podcast può rappresentare anche un momento di relax o di crescita personale con la scoperta di nuovi contenuti.

Basta dare un’occhiata ai maggiori siti di podcast per averne una conferma: tra i più ascoltati troviamo programmi di mindfulness, approfondimenti su fatti storici o attualità e intrattenimento.
Quest’ultimo è l’aspetto più interessante per noi di Cultura e digitale.

Come si può fare intrattenimento culturale con i podcast?

Al momento in Italia si stanno percorrendo due strade:

  1. progetti collaterali di artisti o programmi con un forte successo in altre piattaforme (Tv, radio, social network, etc.) che propongono contenuti extra rispetto a quelli che si possono trovare nei loro canali “ufficiali”. In questo caso il podcast non vive di vita propria ma diventa un contenuto aggiuntivo, una “bonus track” del progetto principale;
  2. creazione di contenuti originali in un format forse più simile a quello dell’audiolibro che di un vero e proprio podcast.

Perché sfruttare la “podcast-mania” per la promozione di un teatro o di un altro soggetto culturale?

Chi lavora nella cultura conosce bene la scarsità di mezzi (tecnici ed economici) che si hanno a disposizione per proporre delle soluzioni promozionali al posso coi tempi.
La maggior parte delle energie, infatti, deve essere spesa per la produzione dell’esperienza artistica e chi, come noi, si occupa di marketing e promozione, deve ingegnarsi per comunicare in modo efficace con pochi mezzi.

I podcast possono essere una buona soluzione per diversi motivi:

  • il costo di realizzazione è molto contenuto. Non servono set, luci, costumi o trucchi. Basta un microfono o addirittura un telefono, a seconda del taglio editoriale che si vuole dare al racconto;
  • la durata media di ogni sessione è di 25 minuti. I contenuti, quindi, devono essere brevi e questo permette a chi si occupa dell’editing di distribuire gli argomenti su più “puntate”, in modo da avere un periodo di promozione più lungo, senza dover continuamente crearne di nuovi;
  • i contenuti sono spesso già a disposizione del teatro: basti pensare alle audiointroduzioni degli spettacoli realizzate per i non vedenti che possono essere riadattate;
  • il podcast ci permette di fare sia degli approfondimenti sull’evento culturale che vogliamo promuovere (in questo caso seguiremo la linea del progetto collaterale) che di creare nuovi contenuti ad hoc. In questo senso alcuni teatri in Italia si stanno già muovendo ideando dei veri e propri spettacoli senza scena. Format che si avvicinano più agli audiolibri, come dicevamo già, ma d’altronde sono le stesse piattaforme di podcasting a non delineare una netta distinzione tra le due cose, permettendoci di integrarle.

A cosa stare attenti quando si fanno podcast per la cultura?

Come abbiamo visto, per quanto si tratti di un mercato in continua espansione sia in termini di numeri che di ampliamento del target, al momento i consumatori di podcast hanno tra i 18 e i 34 anni.

Quando ci approcciamo a qualsiasi piattaforma dobbiamo sempre chiederci se troveremo lì il nostro target e, se la risposta è no, la domanda successiva dovrà essere “sono in grado di parlare il linguaggio di quella piattaforma per intercettare nuovo pubblico?”.

Perché per fare podcast non basta avere un argomento e parlarne ma bisogna farlo rispettando le regole editoriali di quel format, soprattutto se si vuole coinvolgere utenti che non fanno parte del nostro target ma che rispettano in pieno quello della piattaforma in cui andiamo a creare contenuti.

Sarebbe come usare TikTok senza seguire i trend e usarli secondo il proprio stile comunicativo.
Insomma, anche quando pensiamo di fare un podcast, prima di avviare il registratore dobbiamo chiederci: sembrerò un boomer?
Se la risposta è no allora premi play!

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Organizzare eventi a pagamento e dirette streaming su Facebook

Organizzare eventi a pagamento e dirette streaming su Facebook

By News No Comments

Eventi a pagamento su Facebook: come funzionano?

La pandemia non ha trasformato solo il mondo offline ma anche quello online.
Nascono nuovi social (primo fra tutti Club House) e ne crescono altri che sembravano relegati a una nicchia di utenti (pensiamo a Pinterest o Twitch).
I grandi colossi si adeguano ai tempi, passando da luogo di promozione degli eventi a vero e proprio palcoscenico.
Facebook, per esempio, da qualche mese permette di realizzare dirette streaming a pagamento (Paid Online Events).

In Italia, tranne nella breve parentesi estiva, lo spettacolo dal vivo è fermo da oltre un anno. Abbiamo già visto in questo post come il mondo della cultura sia stato capace di guardare alla pandemia come a un’opportunità per aprirsi al digital. 

Per generare entrate con gli stream, però, finora l’unica strada era quella delle webTv: crearne una propria e promuoverla attraverso i canali classici, sia online che offline.

Eventi a pagamento su youTube

Anche YouTube permette di creare contenuti a pagamento, direte voi. E avete ragione… ma YouTube ha delle regole molto rigide.
Innanzitutto non tutti i canali YouTube possono realizzare contenuti a pagamento.
Quali canali sono abilitati? Quelli che rientrano nel programma partner per la monetizzazione.
Come si diventa partner di YouTube? Con oltre 4000 ore di visualizzazione pubbliche valide negli ultimi 12 mesi e almeno 1000 iscritti al canale.

Proprio perché, come dicevamo, molti luoghi della cultura hanno scoperto il digital nel periodo pandemico, non è detto che i loro canali superino questi numeri e che, quindi, siano in grado di monetizzare il proprio video su YouTube.

Facciamo un’ulteriore precisazione sul termine monetizzare: YouTube lo usa sia nel caso in cui il video contenga contenuti pubblicitari che, quindi, generano un’entrata al canale, sia nel caso di noleggio o vendita di un video.
Tecnicamente, infatti, un’altra differenza con la stessa funzione di Facebook è che YouTube permette il noleggio o la vendita del contenuto: non si parla quindi di pagamento del biglietto assistere a uno spettacolo.
È una differenza che potrebbe sembrare solo sostanziale o tecnica (on demand vs streaming) ma importante da sottolineare nel mondo della cultura.

Quali sono, quindi, i vantaggi che offre Facebook nell’organizzazione di eventi a pagamento?

Facebook organizzazione eventi a pagamento
  1. tutte le pagine possono pubblicare video a pagamento: basta solamente rispettare i termini per la monetizzazione di cui parleremo più approfonditamente;
  2. è tutto in una sola piattaforma: puoi creare, promuovere, vendere biglietti e organizzare il tuo evento in un unico posto;
  3. fino al 30/06/2021 i creator trattengono il 100% dei ricavi e gli organizzatori non pagano nessuna commissione (meno le imposte applicabili), a eccezione dei gaming creator.

Dobbiamo, però, prestare attenzione a due cose:

  1. le modalità di versamento sul conto da parte di Facebook: riceverai i pagamenti una volta al mese dopo aver superato il saldo minimo di 100 dollari. Se alla fine del mese è inferiore a 100 dollari, il saldo accumulato sarà conservato per il mese successivo finché non raggiungerà la soglia minima per il pagamento;
  2. l’inserimento di contenuti protetti da SIAE senza averne i diritti può portare alla rimozione del contenuto e al rimborso automatico degli utenti.
    L’accordo siglato da SIAE con YouTube e Facebook, infatti, permette lo streaming di eventi e l’utilizzo di contenuti musicali sulle proprie pagine solo nel caso in cui questi siano gratuiti e senza introiti a titolo di contributo, sovvenzione, sponsorizzazione o pubblicità.

Come si organizzano eventi a pagamento su Facebook?

Promozione eventi Facebook

Accedi a questo link, seleziona la pagina che vuoi usare, accetta le condizioni d’uso e, se non l’hai già fatto, configura un account per i pagamenti.
Una volta completati i passaggi la Pagina potrebbe essere sottoposta a una procedura di revisione per assicurarsi che soddisfi le normative sulla monetizzazione per i partner. Se la Pagina non soddisfa le normative riceverai una notifica tramite e-mail.

Facebook permette comunque di creare eventi a pagamento senza aver completato la configurazione dell’account, che può essere finalizzata successivamente, entro 6 mesi dall’inizio della configurazione. Superato il limite di tempo massimo perderai i tuoi guadagni.

Ora sei pronto a organizzare eventi a pagamento su Facebook… procediamo!

Eventi a pagamento su Facebook

L’interfaccia di creazione è molto simile a quella di un classico evento:

  • inserisci il titolo, la data, il luogo, la descrizione e la categoria;
  • scegli il modo in cui le persone possono partecipare al tuo evento. Puoi programmarlo con Facebook Live (in questo modo il video resterà disponibile anche dopo la fine della diretta per gli utenti che hanno acquistato il biglietto) o aggiungere un link a una piattaforma esterna (in questo caso il video non sarà più disponibile dopo la fine della diretta);
  • scegli un prezzo: ti troverai di fronte a un menù a discesa. Non puoi indicare tu il prezzo ma sceglierne uno tra quelli elencati (non è possibile creare più fasce di prezzo). Non potrai modificarlo dopo la pubblicazione;
  • in questa fase, se vuoi, puoi impostare un limite di capacità dell’evento: può essere una buona soluzione in caso di eventi interattivi in cui un bacino d’utenza illimitato può essere difficile da gestire;
  • scegli un’immagine di copertina dell’evento e finalizza le impostazioni (aggiungi co-organizzatori, mostra la lista degli invitati, scegli chi può pubblicare contenuti all’interno dell’evento e, se lo ritieni opportuno, abilita la possibilità di ricevere domande su Messanger);
  • salva e procedi alla pubblicazione.

Due cose da sapere prima di promuovere il tuo evento a pagamento su Facebook

  • Puoi trasmettere eventi in diretta o pre-registrati: in quest’ultimo caso Facebook raccomanda di segnalarlo nella descrizione;
  • in caso di modifica di data, ora o descrizione dell’evento dopo la sua pubblicazione, i partecipanti iscritti potranno richiedere un rimborso.

Adesso puoi iniziare con la promozione del tuo evento a pagamento su Facebook!
Oltre alle classiche forme di promozione sia organiche che a pagamento, hai la possibilità di creare contenuti rivolti solo a chi ha già acquistato il biglietto, accrescendo quindi il suo interesse e dandogli ulteriori motivi per condividere l’evento con la sua cerchia di amici.

Ricorda che puoi fare delle prove di diretta per verificare la tua connessione e preparare al meglio il tuo evento, cliccando su Publish as a test broadcast anziché su Go Live nelle impostazioni di Facebook Live Producer.

Gli eventi a pagamento su Facebook sono adatti a tutti i contenuti?

Ti consigliamo questa nuova funzionalità di Facebook per monetizzare webinar, interviste, corsi o eventi teatrali che prevedano pochi contributi musicali al loro interno.
E allora la Cavalleria rusticana al Teatro San Carlo di Napoli? Quello è stato il primo grande esempio di Paid Online Events in Italia ma è stato realizzato con la partnership di Facebook.

Se il rischio che il video venga bloccato a causa della presenza di contenuti tutelati, nel caso di eventi gratuiti ci espone solo a un disservizio nei confronti degli utenti, in questo caso comporta anche una perdita economica.
Vi raccomandiamo, comunque, di contattare sempre i mandatari SIAE della vostra zona per avere maggiori informazioni sull’eventuale necessità di una Licenza.